Week end nella Puglia sconosciuta: un itinerario dall’Alta Murgia alle gravine


Un itinerario in auto di tre giorni dall’Alta Murgia alle gravine, alla scoperta della Puglia meno turistica: tra grotte millenarie, castelli arcani e canyon vertiginosi, ecco la regione imprevedibile dai mille volti.


Durata del percorso in auto: 2h 53 min.

 

C’è una parte della Puglia che si distacca dai sentieri turistici più battuti. È quella parte meno esposta, meno vacanziera, distante dalle spiagge e dal verde marittimo tipico delle coste. Una parte più riservata, più aspra, che preserva modesta la sua ruvida bellezza.

È la Murgia: distese di colline basse dove lo smeraldo del Gargano degrada in toni più caldi e sabbiosi: il rosso e l’ocra della terra calcarea, il giallo bruciato delle spighe di grano riarse dal sole. Una terra ambigua, di natura e di arsura, che ricorda a tratti i paesaggi della Palestina o le steppe sudafricane.

Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia sorge al centro di questo panorama; un susseguirsi di vegetazione bassa e distese di ulivi. Picchietta di argento la terra il lino delle fate, che secondo la leggenda era usato da queste creature magiche per fabbricare i propri vestiti luminosi. Su tutto, il cielo limpido solcato, a tratti, dal falco grillaio, specie protetta, che qui ha la sua sede d’eccezione.

Un paesaggio che nei suoi tratti ha assorbito la storia della regione, conformandosi alle attività umane qui praticate nei secoli: come la pastorizia, che ha lasciato il segno con i tratturi, gli antichi sentieri percorsi dai pastori con le greggi in tempo di transumanza. A bordo dei tratturi si possono avvistare gli jazzi, recinti in pietra dove i pastori sostavano durante la notte; testimonianze straordinarie di un’antichissima civiltà rurale.

Attraversando questi scenari verso sud, in direzione di Taranto, il paesaggio riprende a cambiare: tra le rocce si aprono fenditure profonde, vertiginose come i grandi canyon americani. Nascondono resti di villaggi rupestri e chiese scavate nella roccia; i paesi vi stanno aggrappati, sull’orlo del precipizio. Sono le gravine dell’entroterra tarantino, tra Gravina in Puglia e Massafra, luoghi misteriosi ancora quasi sconosciuti.

Con la ricchezza dei paesaggi naturali e antropici,attraversare la Puglia dall’Alta Murgia alle gravine vuol dire compiere un piccolo viaggio intorno al mondo.

PRIMO GIORNO

1. Minervino Murge, il balcone della Puglia

È noto come “il balcone della Puglia” per la sua posizione privilegiata sull’altopiano delle Murge. Le origini di Minervino Murge affondano in una leggenda dai colori bucolici: si racconta che a fondarlo siano stati i soldati romani in fuga dalla Battaglia di Canne, che si innamorarono delle pastorelle del luogo e decisero di rimanere. Il cuore di Minervino è il centro storico, chiamato “Scesciola”: il nome deriva dal’arabo e significa “labirinto”. La Scesciola infatti è un dedalo di case imbiancate a calce e vicoli stretti e sinuosi, dove le abitazioni si uniscono nell’abbraccio degli archetti rampanti che si susseguono puntando al cielo. Qui si può vedere ancora la casa di Eusapia Palladino, fattucchiera dell’Ottocento che incantò persino Arthur Conan Doyle.

Dalla Scesciola si raggiunge il Castello di origine normanna, oggi sede del Comune. Lungo il Corso la Torre del Balzo del ‘400 si protende verso il cielo, ancora solenne tra le abitazioni da cui è stata indecorosamente inglobata.

Un’attrazione curiosa è il Faro, nonostante siamo in collina. Non si tratta di un errore geografico: il Faro venne eretto come monumento votivo ai martiri fascisti. L’epigrafe celebrativa oggi è stata cancellata, ma il monumento svetta ancora nella Villa principale del paese, e d’estate lancia la sua luce verde sulle colline circostanti.

Ai piedi del paese, sulla scia di una lama (antico canale di origine carsica), si trova la grotta di San Michele, affascinante luogo di culto plasmato pazientemente dall’acqua durante i millenni: entrandovi si accede a un regno favoloso e sommerso, dove le rocce sembrano aver assunto le forme di creature marine. Qui a maggio e ad agosto si tiene la tradizionale festa di San Michele in grotta, con musica e buon cibo a volontà.

L’evento più atteso a Minervino è tuttavia la sagra della salsiccia e del fungo cardoncello che si tiene l’ultima domenica di ottobre. Questa particolare varietà di fungo fa da base a molti piatti della tradizione, come i cavatelli con funghi, salsiccia e pomodorini cosparsi di ricotta dura. Tra gli ingredienti immancabili nelle ricette storiche anche le cime di rapa, che in questa zona sono particolarmente dolci e tenere, e i lampascioni.

Appena fuori Minervino si trova il santuario della Madonna del Sabato, protettrice del paese, costruito su una grotta nel XII secolo.

Minervino è l’ultimo avamposto pugliese prima della Basilicata: sull’orizzonte il Vulture segnala l’inizio della regione di Matera, a cui Minervino somiglia nel paesaggio carsico e sassoso.

Fermiamoci a pranzo a Minervino e proseguiamo verso Castel del Monte, distante appena 23 km.

Dove mangiare: Ristorante La Tradizione (30€, piatti tradizionali serviti in un locale rustico) o Osteria Cantina Brandi (30-35€, un’ex cantina del ’700 che propone piatti della tradizione rivisitati). Street food: Al Grottino, locale semplice ed economico, che serve i celebri panzerotti (quello tradizionale ha un ripieno di pomodoro e mozzarella) e le “focaccine fritte”, piccoli rettangoli di pasta fritta.

2. Castel del Monte, il maniero misterioso di Federico II di Svevia

Un’inconfondibile pianta ottagonale, una struttura di perfezione geometrica, una figura maestosa ed enigmatica che si erge in posizione isolata a incoronare le Murge. Il Castel del Monte, patrimonio UNESCO, da sempre affascina appassionati di esoterismo, scrittori e registi: ultimo Matteo Garrone, che nel 2015 ha ambientato qui una fiaba del film Il racconto dei racconti. Lo costruì nel 1240 il sovrano illuminato Federico II di Svevia “stupor mundi”, apparentemente come casino di caccia, ma la sua vera funzione è ancora avvolta dal mistero.

Biglietti:

  • Biglietto intero: 7 € (dai 25 anni in su); 10 € in occasione di mostre
  • Biglietto ridotto: 2 € (Dai 18 ai 24 anni e docenti delle scuole statali) – 3.50 € in occasione di mostre
  • Ingresso gratuito: fino ai 18 anni
  • Costo noleggio audioguide: 3.50 € disponibili in italiano, inglese, tedesco, francese

Tempo medio della visita: 3 ore.

Dove dormire: agriturismo Montegusto (prezzo medio 68 €, anche ristorante); Biomasseria Lama di Luna (prezzo medio 180 €); B&B Le Stagioni (prezzo medio a notte 80 €); Ai Pilieri di Bagnoli (80 €). Casa vacanze: Dependance Castel del Monte (prezzo medio 60 €).

SECONDO GIORNO

1. Terra rossa di Puglia: le cave di bauxite che hanno incantato il National Geographic

Fino al 1978 era un pilastro dell’economia pugliese; oggi è territorio di nessuno, noto soltanto a pochi fotografi e naturalisti. Sono le cave di bauxite, rocce da cui si ricava l’alluminio, un tempo al centro di attività estrattive e poi abbandonate per la concorrenza del materiale proveniente dall’Africa. Una distesa di terra sanguigna, che sprofonda in un cratere lungo 50 metri dove il rosso, il rosa e l’arancio si mescolano creando uno scenario fantascientifico. Una testimonianza preziosa della storia geologica della regione, che ha affascinato anche i reporter del National Geographic.

2. Rocca del Garagnone, il castello invisibile che ricorda Tolkien

A breve distanza dalle cave di bauxite sorge il Castello del Garagnone. Un occhio disattento potrebbe non notarlo, perché si mimetizza perfettamente con la roccia in cui è incastonato: una rocca invisibile, che sembra uscita da un romanzo di Tolkien. Risale probabilmente all’epoca normanna: punto strategico a dominio della via Appia, fu distrutto quasi del tutto dal terremoto del 1731. Ciò che resta oggi è un inquietante rudere, una figura sinistra e spettrale.

3. Gravina in Puglia, la città dei canyon prediletta da Federico II

Proseguendo su strade che affondano tra lunghe distese dorate di campi di grano, muretti a secco, casedde e bianchi sterrati, in un regno naturale dominato dalla pietra, arriviamo a Gravina in Puglia. Qui il terreno si spacca e si inabissa in grandi depressioni carsiche note come “gravine”, simili ai più famosi canyon americani. La città di Gravina vi sta aggrappata, sospesa sull’orlo del burrone.

Unisce scenograficamente le due sponde del crepaccio il suggestivo Ponte Acquedotto Madonna della Stella, imponente struttura a sei arcate alta oltre 30 metri, costruito a metà Seicento per attraversare il torrente Gravina, poi trasformato in acquedotto che approvvigionava la città.

È al di sotto della superficie che Gravina custodisce la sua bellezza nascosta: si può scoprirla con i tour guidati di gravinasotterranea.it. Tra i tesori del sottosuolo c’è la chiesa rupestre di San Michele delle Grotte: cinque navate, quattordici colonne e tre altari scavati nella roccia. La stanza attigua conserva un segreto inquietante: cumuli di scheletri e ossa che, secondo la leggenda, appartenevano ai martiri dell’attacco saraceno avvenuto intorno all’anno 1000. Tra gli altri siti rupestri visitabili nella gravina ci sono la grotta delle sette camere e il santuario della Madonna della Stella, scavati nel tufo.

Gravina fu tra le residenze predilette di Federico II, che la definì “giardino delle delizie”. Del Castello Svevo ormai non restano che i ruderi, ma in piazza Benedetto XIII è ancora ben visibile la Cattedrale attribuita ai Normanni, che la costruirono nel 1092.

Dove mangiare: Trattoria Mamma mia (panoramico sulla gravina, prezzo: 25-35 €); Osteria La Murgiana (20-30€); Osteria Sant’Agostino (10-25€).

4. Altamura, la città del pane, culla dell’uomo

Se tutti i paesi di Puglia hanno alle spalle una storia secolare, nessuna può vantare il passato della città di Altamura. Un passato che risale addirittura alla Preistoria: nei pressi della cittadina, in quella che oggi è la contrada Lamalunga, il 3 ottobre del 1993 vennero ritrovati i resti dell’Uomo di Altamura, gli unici resti di uno scheletro umano integro del Paleolitico. Ora qui sorge il centro visite dell’Uomo di Altamura, dove si può ascoltare la storia di questa scoperta di rilevanza mondiale. Un tuffo nel passato si può compiere anche al Museo archeologico nazionale, che conserva i reperti rinvenuti in zona dall’età preistorica al Medioevo.

Da vedere anche le mura megalitiche che diedero il nome alla città (Alte-Mura), costruite intorno al 500 a.C.I vicoli del centro storico si aprono spesso nei claustri, piccoli cortili raccolti tra le case, un tempo luoghi di ritrovo e spesso anche di lavoro. Ve ne sono circa 200. Lungo il corso principale spicca la Cattedrale Santa Maria dell’Assunta voluta da Federico II, sontuosa struttura in stile romanico e gotico: all’interno si può ammirare l’organo monumentale realizzato da maestri organari di Torino, che con la potenza delle sue 29 canne suscita l’impressione di ascoltare un’intera orchestra. Sempre nel centro di Altamura si trova il Museo del Vino “La Cantina Frrud”, una cantina del 1572 sapientemente ristrutturata, dove si può fare una degustazione di vini in grotta e prodotti locali di qualità (focaccia, taralli, formaggi e latticini) al prezzo di 15 €.

La “Leonessa delle Puglie”, che si guadagnò questo soprannome per come seppe difendersi dai Borboni, è famosa nel mondo anche per un suo prodotto DOP: il pane di Altamura, prodotto esclusivamente con lievito madre e con semole rimacinate di grano duro delle Murge, e cotto nel forno a legna. Nella forma forma più tipica è chiamato u sckuanète (pane alto).

Ad appena 7 km dalla città il Pulo, la più grande dolina carsica dell’alta Murgia, con stupende grotte.

Gli eventi da non perdere ad Altamura: la festa medievale Federicus a fine aprile e il Festival dei Claustri da fine agosto a metà settembre.

Dove dormire: I Luoghi di Pitti (4 stelle, 96 €); Hotel San Nicola (4 stelle, 71 €).

TERZO GIORNO

1. Laterza, in volo sulla seconda gravina più grande d’Europa

Laterza come l’Arizona: con 12 km di canyon e muraglioni di roccia, la gravina su cui sorge è la seconda più grande d’Europa. Per la varietà della sua fauna (i rarissimi capovaccai, gli avvoltoi degli Egizi, i corvi imperiali e molti altri) oggi è un’oasi naturalistica protetta dalla Lipu. Si possono scoprire queste ricchezze naturali con diversi itinerari: a piedi con delle guide, in mountain bike (http://www.laterzaturismo.com/it/itinerari) o addirittura in volo (prezzo a partire da 80 € per 30-45 min).

Il Belvedere Vado Le Sete offre un affaccio panoramico sulla gravina da togliere il fiato.

Tra gli eleganti monumenti della cittadina, c’è la Chiesa di San Lorenzo con la sua bella facciata quattrocentesca in pietra e il Palazzo Marchesale, al cui interno si può visitare il Museo della Maiolica, antica attività artigiana tipicamente laertina. Da vedere vicino al Palazzo anche la Fontana dei Mascheroni, un tempo usata come abbeveratoio o lavanderia: pare che queste figure servissero per scacciare i demoni. A breve distanza da qui, merita una visita la Cantina Spagnola, un vasto ambiente ipogeo che conserva tracce di affreschi sacri e scene cortesi.

Dove mangiare: Trattoria del Purgatorio (terrazza con vista sulla gravina, a prezzo contenuto); Il vecchio frantoio; Mille Idee Macelleria Rosticceria (tipica braceria economica, prezzo medio 15-20 €).
Dove dormire: Casa vacanze La Ferula; B&B Iris; Masseria La Brunetta; Casa Isabella Exclusive Hotel.

2. Massafra, la Tebaide d’Italia

Siamo arrivati alla fine del viaggio. Massafra sorge alle porte del Parco Regionale della Terra delle Gravine: è arroccata sulle sponde della gravina di San Marco, detta “gravina delle rose”per l’abbondante vegetazione che la contraddistingue. La gravina è uno spettacolo carsico difficile da descrivere: centinaia di grotte collegate da scale e tratturi che si succedono ordinatamente, abitazioni ipogee e insediamenti rupestri che le hanno valso il soprannome di “Tebaide d’Italia”.

La gravina della Madonna della Scala è una delle più suggestive da visitare: al suo interno oltre 200 cavità utilizzate come abitazioni e il Santuario omonimo, a cui si accede tramite una scalinata di 125 gradini.

La Chiesa di San Lorenzo, con la sua imponente cupola, distingue il profilo della città. Il simbolo di Massafra è però sicuramente il Castello, splendido edificio risalente all’Alto Medioevo: quattro torrioni disposti a quadrilatero, collegati tra loro da una cinta muraria, a strapiombo sulla gravina di San Marco.

Una curiosità: il centro storico di Massafra fu il set di alcune scene del film Il Vangelo secondo Matteo di Pierpaolo Pasolini, che così descrive la cittadina:

«Al di là del ponte si trova il centro della città, una piazza affollata, verso sera, come in un giorno di festa. […] Attorno a questa piazza si aggrovigliano, come visceri, i vicoli e le stradine scoscese, attraverso cui si regrediscono fino nel cuore del tempo. Il puro medioevo, intorno. Ti spingi giù verso il basso e arrivi alle mura di un forte, svevo o normanno, puntato come uno sperone verso là dove l’abisso di Massafra si apre sulla pianura sconfinata.»

(Pier Paolo Pasolini)

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