Procida: l’isola dei pirati

 

I miei occhi e i miei pensieri lasciavano il cielo con dispetto, riandando a posarsi sul mare, il quale, appena io lo riguardavo, palpitava verso di me, come un innamorato.

da ‘L’isola di Arturo’ di Elsa Morante

Procida. Un piccola isola che giace all’ingresso del Golfo di Napoli. Meno affollata rispetto a Capri e Ischia, questa isola di origine vulcanica era già in epoca romana conosciuta per la sua tranquillità, tanto è che il poeta latino Giovenale  la descrisse come il luogo ideale per un soggiorno tranquillo e raccolto.

Le prime notizie su Procida risalgono all’VIII secolo a.C. quando o coloni Calcidesi provenienti dall’isola di Eubea approdarono sull’isola, portando con sé la cultura ellenica.

Successivamente l’isola fu abitata dai Greci di Cuma, la cui presenza è attestata dai pittoreschi borghi di Callia e Corricella e le case color pastello.

In epoca romana fu frequentata dai patrizi in villeggiatura, anche se non raggiunse i livelli di Capri, fu in epoca medievale che visse un momento difficile: assalita dai pirati saraceni che saccheggiarono e deportarono vari isolani come schiavi.

© Photo on the road

Tra le incursioni più sanguinarie si ricorda quella capitanata dal pirata Khayr al-Din, detto Il Barbarossa nel 1534. La leggenda vuole che San Michele Arcangelo, patrono dell’isola, sia sceso in campo mettendo in fuga le navi nemiche . Gli abitanti trovarono un riparo sicuro sul promontorio fortificato della Terra Murata.

Statua di San Michele Arcangelo protettore di Procida

Verso la metà di agosto il corsaro Barbarossa arrivò nei pressi dell’isola di Procida, con l’intento di perpetrare ignominiose scorrerie. Con le sue navi veloci tentò di assaltare l’isola, ma si trovò davanti un avversario tanto imprevisto, quanto temibile. L’Arcangelo Michele comparve in cielo con la sua spada sfavillante e per proteggere la piccola isola la cinse di fiamme.

Una volta che la difesa risultò assicurata, l’Arcangelo Michele passo all’attacco, mettendo in fuga gli invasori lanciando contro di loro dei fulmini. Per fuggire alla svelta i pirati gettarono in acqua le ancore e le catene. Ancora oggi, i vecchi pescatori procidani raccontano che nelle loro battute di pesca hanno intravisto sui fondali, al largo dell’isola, le catene e le ancore gettate via dalla ciurma del corsaro Barbarossa per assicurarsi una rapida salvezza.

La storia di Procida è inevitabilmente legata alla storia del Regno di Napoli soprattutto per quanto riguarda le varie dinastie succedutesi nel tempo: Normanni, Svevi Aragonesi, Spagnoli, Habsburger austriaci e Borbone.

Terra Murata

Dopo l’Unità d’Italia l’Isola di Procida comincia a vivere un’epoca di splendore, tanto da essere soprannominata capitale nei traffici marittimi. Nel 1868 fu inaugurato il nuovo porto e nel 1875 il cantiere navale, e successivamente, venne creato l’Istituto Nautico con lo scopo di formare costruttori e comandanti di navi.

Procida, famosa anche come’isola dei limoni’, è entrata nell’immaginario degli italiani come isola dall’incantevole bellezza grazie al romanzo ‘L’isola di Arturo’ di Elsa Morante del 1957 che le valse il Premio Strega e al film ‘Il Postino’ con Massimo Troisi.

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