Dai documentari di Ermanno Olmi, fino agli inseguimenti di 007, Visit Brescia punta i riflettori sulle location del cinema tra Garda e Valle Camonica


Roma. Il cinema ha l’occhio clinico per scovare luoghi carichi di magia e fascino che sappiano non solo ospitare scene di culto ma anche emozionare gli spettatori alla prima apparizione sullo schermo. Con un’esuberante varietà paesaggistica, l’area che comprende le montagne della Valle Camonica e le dolci colline del Lago di Garda, nonché strette strade cittadine e rovine di antiche civiltà, ha offerto negli anni ai location manager l’imbarazzo della scelta. Visit Brescia propone una gita tra i set cinematografici della provincia, lasciando piena libertà a chi voglia arricchire la lista sui titoli di coda.


Nonostante per la famosa villa divenuta simbolo del film Pier Paolo Pasolini abbia scelto una location sui primi colli bolognesi, sono comunque molte le inquadrature di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” che ritraggono luoghi nei dintorni della città citata nel titolo. In un tour da set scouting che sovrappone idealmente i propri punti indicati su carta velina alla mappa della provincia di Brescia, si può partire dalla sponda occidentale del Lago di Garda. E precisamente da Villa Feltrinelli a Gargnano, già residenza di Mussolini e oggi hotel di lusso, che offre gli esterni per la scena in cui i quattro rappresentanti dei poteri della Repubblica Sociale progettano di sposare le rispettive figlie. Mandando indietro la pellicola, si nota come il Lungolago Zanardelli a Salò sia protagonista assoluto della panoramica iniziale, mentre un altro Grand Hotel, ancora su Corso Zanardelli ma stavolta a Gardone Riviera, ospita la sede nazifascista dove il regista colloca la riunione convocata per la redazione del regolamento deputato a coordinare rastrellamenti e violenze.

 

La città di Brescia ha invece offerto un vasto carnet di esterni per un classico del B movie poliziesco anni ’70 come “La polizia sta a guardare” di Roberto Infascelli. Le Giulie delle forze dell’ordine sfrecciano pericolosamente per le vie del centro e percorrono una tangenziale in via di ultimazione, in prossimità dell’odierno centro commerciale, toccando anche il quartiere Primo Maggio, vicino alla ferrovia. Gli archi dei portici di Corso Zanardelli sono il luogo scelto per la consegna del riscatto che apre il film, in cui la questura ha le sembianze di Palazzo Broletto, riconoscibile grazie alla fontana di Piazza Paolo VI. Si apre poi con una bellissima panoramica di Piazza Duomo “Il Magnifico Cornuto”, che Antonio Pietrangeli si risolse ad ambientare – almeno in parte – proprio in città, dopo che Cremona aveva rifiutato di prestarsi come set per la storia d’infedeltà di provincia che sarebbe passata alla storia come uno dei migliori film del regista, datato 1964, con Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale.

 

 

Se nel romanzo da cui il film è tratto, lo sfondo italiano era quello del ponente ligure, la trasposizione cinematografica di “Call me by your name” sposta le location in Lombardia, nelle vicinanze dell’abitazione del regista Luca Guadagnino. Nonostante gran parte della vicenda ruoti attorno all’ormai mitica casa dei Pearlman a Moscazzano (CR), la visita di Elio e Oliver al sito archeologico porta la pellicola a Sirmione, nel versante meridionale del Lago di Garda. Le rovine e le colonne appartengono alle Grotte di Catullo, domus romana risalente al periodo tra il I e il II secolo d.C.

 

Il piazzale antistante la stazione ferroviaria di Brescia diventa luogo di incontro di amanti in “Un certo giorno” di Ermanno Olmi, che immortala all’inizio della propria carriera anche l’epopea idroelettica della provincia. Concepito inizialmente come documentario per Edisonvolta, “Il tempo si è fermato” diventa poi il suo primo lungometraggio, che segue la nascita di un’amicizia sulla grande diga nei pressi del Monte Adamello, in una baracca vicino al lago Venerocolo in Valle Camonica.

 

Già set cinematografico per “The International” e per spot di svariati marchi automobilistici, la Provinciale 38 – definita da Churchill l’ottava meraviglia del mondo – che dalla Gardesana porta verso Tremosine pare avere un’autentica vocazione per il film di spionaggio. Sarà per il fascino del paesaggio, per le curve da brivido o per i panorami mozzafiato: fatto sta che la Strada della Forra ha offerto i propri tornanti di montagna a strapiombo sul Lago di Garda anche all’ennesimo inseguimento dell’agente 007 nel 22esimo episodio della sua infinita saga, “Quantum of Solace”.

 

Sono infine da menzionare due prodotti del cinema di Elisabetta Sgarbi, profonda conoscitrice del territorio di Brescia e, in particolare della Valle Camonica. Presentato a Locarno nel 2009, “L’Ultima Salita – La Via crucis di Beniamino Simoni a Cerveno” ripercorre, con la complicità di Toni Servillo, la via indicata da Giovanni Testori per capire appieno il capolavoro in legno e stucco della scultura italiana commissionato all’artista dal Parroco Gualeni, abbandonato e poi completato dai Fratelli Fantoni. Sette anni dopo, nel 2016, la regista risponde nuovamente al richiamo della Valle per seguire le tracce di Girolamo Romanino in “La lingua dei furfanti”, dedicato al ciclo di affreschi realizzati dal pittore tra il 1532 e il 1541 a Pisogne, a Breno e a Bienno, sottolineandone l’impetuoso e originale scambio di vita e forma.

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