Roma. A Cinecittà nasce il MIAC, il Museo dell’Audiovisivo e del Cinema, voluto e finanziato dal Mibact: 120 anni di storia italiana raccontati attraverso i preziosi materiali degli archivi dell’Istituto Luce, delle Teche Rai e del Centro Sperimentale di Cinematografia. A dicembre l’apertura ufficiale.
Voluto e finanziato con 2.5 milioni di euro dal Mibact attraverso il piano strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”, previsto dalla legge istitutiva dell’Art Bonus e varato nel 2015 (l’idea venne proprio a Franceschini in occasione della mostra allestita 5 anni fa al Vittoriano per i 90 anni del Luce), il museo utilizza i materiali dei poderosi e preziosissimi archivi dell’Istituto Luce (che lo ha realizzato), delle Teche Rai e del Centro Sperimentale di Cinematografia per costruire un’esperienza multimediale capace di far immergere il visitatore in un mondo di immagini in movimento, di luci e suoni.
L’obiettivo è svelare il racconto di 120 anni di storia italiana, una storia che il cinema e l’audiovisivo hanno saputo declinare al meglio, interpretando l’anima, ma anche vizi e virtù, di un popolo intero e documentando la crescita e l’evoluzione sociale di un Paese: centinaia di film e filmati d’archivio, accanto a documenti, fotografie, interviste, sigle, backstage, grafiche, radio, fino alla realtà aumentata e al videogioco trovano posto in un allestimento completamente interattivo, ideato e realizzato da None Collective, in cui però la tecnologia non è fine a sé stessa, ma appare piuttosto come uno strumento utile allo storytelling.
A cura di Gianni Canova, Gabriele D’Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko, il museo si sviluppa in 12 ambienti principali su un’area di 1650 mq, nell’edificio (ora completamente bonificato) un tempo sede del Laboratorio di Sviluppo e Stampa, seguendo un percorso tematico (dalla storia del cinema italiano agli attori, dalla lingua al potere, e poi paesaggio, eros, commedia e cibo, musica, maestri e infine, futuro). Impressionanti i due elementi che rappresentano una sorta di spina dorsale del MIAC: la Timeline, un graffito animato lungo una parete di 30 metri in cui vedere e toccare date ed eventi della storia dell’audiovisivo, e il Nastro trasportatore, il rullo originale di oltre 40 metri che un tempo trasportava le pellicole per le lavorazioni e che ora accoglie i pensieri dei visitatori. Da qui partono e si intrecciano poi le varie aree tematiche, in un trionfo di suoni e luci (che all’inizio fanno sentire un po’ spaesati, prima di riuscire a orientarsi), di schermi e specchi, e ovviamente di immagini in movimento. Visionario, immateriale e dinamico, il museo – una piattaforma dotata di grandi potenzialità – cambierà “pelle” spesso, con continui aggiornamenti dei contenuti e mostre temporanee e, con un biglietto integrato, potrà essere visitato anche in abbinamento a Cinecittà Si Mostra e ai set cinematografici presenti negli Studios.
“Questo museo permette di conoscere la gloriosa storia del cinema tenendo aperta una porta sul presente e sul futuro”, ha detto partecipando oggi all’inaugurazione Dario Franceschini, sottolineando la “rara soddisfazione vedere aprire un museo in così poco tempo e l’imprevedibilità della politica ha fatto in modo che fossi qui da ministro per inaugurarlo”. “Il MIAC è un progetto nazionale, un luogo in cui il cinema, l’audiovisivo, gli archivi e i videogame possono trovare casa ed essere fruiti in modo diverso”, ha aggiunto Roberto Cicutto, presidente e ad Istituto Luce Cinecittà.
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