La Francia vuole trattenere l’opera di Cimabue scoperta in una cucina


La Francia ci ripensa: vuole trattenere il dipinto di Cimabue scoperto in una cucina e venduto all’asta per 24 milioni a collezionisti cileni. Ecco cosa succede ora.


La Francia dichiara patrimonio nazionale il quadro di Cimabue acquistato a fine ottobre per 24 milioni da collezionisti cileni residenti negli Usa inistro della Cultura, Franck Riester, non ha firmato il certificato per l’esportazione. Si tratta di un raro piccolo pannello dipinto che preannuncia il Rinascimento italiano, diventato il più costoso dipinto venduto all’asta del mondo. La Francia ha vietato l’esportazione del Cristo deriso di Cimabue e intende conservarlo nelle sue collezioni nazionali. Il dipinto, tempera a fondo oro su pannello di pioppo, di 25,8 centimetri per 20,3, era appeso tra il soggiorno e la cucina di un’anziana signora di Compiegne (Oise) ed era stato fatto stimare in occasione di un trasloco.

La famiglia aveva sempre pensato che fosse una semplice icona, di cui la proprietaria non sapeva dire la provenienza, ma la perizia rivelò che si trattava di un’opera rarissima di Ceno Di Pepo, detto Cimabue (morto nel 1302), una delle più grandi figure del pre-Rinascimento. È noto per aver eseguito non più di undici opere su legno, nessuna delle quali firmata. Il Cristo deriso sarebbe un elemento di un polittico del 1280 in cui sono rappresentate su otto pannelli di dimensioni simili scene della Passione. Ad oggi sono note solo due delle scene: La flagellazione di Cristo (Frick Collection, New York) e La Vergine con il Bambino in trono e circondata da due angeli (National Gallery, Londra).

L’asta si è svolta alla fine di ottobre, la prima volta dopo decenni che un Cimabue è finito “sotto il martello”. Il quadro, stimato tra i 4 e i 6 milioni di euro, ha fruttato più di 24 milioni di euro, spese comprese, diventando il dipinto originale più costoso venduto all’asta pubblica del mondo. È stata la collezione privata Alana, appartenente a una coppia di collezionisti cileni residenti negli Stati Uniti e specializzati nell’arte del Rinascimento italiano (parte della quale è attualmente esposta al Musèe Jacquemart André di Parigi), a conquistare finalmente il Metropolitan Museum di New York, l’ultimo underbidder.

Ma oggi il Ministero della Cultura francese ha annunciato di aver rifiutato il certificato di esportazione per l’opera “in seguito al parere della Commissione consultiva dei tesori nazionali”. A partire dalla notifica di questa decisione all’acquirente, lo Stato ha un periodo di 30 mesi per fare un’offerta. “Non mi sorprende, lo Stato difende l’arricchimento del patrimonio”, ha detto ad AFP Dominique Le Coent, il banditore d’asta che ha guidato la vendita. L’unica cosa che mi interessa è che questa misura sia effettivamente realizzata e che lo Stato abbia i mezzi per acquistarla”, ha aggiunto.

Perché oltre al fatto che questa decisione potenzialmente blocca il lavoro per molto tempo, c’è anche una svolta, dice Le Coent: la donna che l’ha venduto è morta poco dopo la vendita, e i suoi eredi ora devono pagare circa 9 milioni di euro di imposta di successione. Se lo Stato non riesce a fare un’offerta tempestiva che “tiene conto dei prezzi del mercato internazionale”, come previsto dal codice del patrimonio, sono previste possibilità di conciliazione.

 

Fonte: Agi

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