Tolo Tolo. Il Checco Zalone della discordia


La critica si è divisa e di Tolo Tolo si parlerà molto, perché stavolta il tema scotta e colpisce di fioretto stereotipi e politica senza fare sconti.


Rispondiamo subito alla domanda principe.
E’ divertente? Si. Delicato, satirico, spietato.

Per parte della critica il film tratta con maestria un tema che nessuno avrebbe avuto il coraggio di affrontare e ‘’si avvicina alla lucida ferocia della grande tradizione dei Monicelli e dei Risi” secondo Avvenire, per altri Checco Zalone che firma il film col suo nome, Luca Medici, è un regista acerbo che penalizza il Checco Zalone personaggio e non ha la comicità dei film precedenti.

C’è da domandarsi se il parere possa essere stato in parte condizionato dal preconcetto dell’attore/comico che si cimenta per la prima volta nella regia.

Alberto Sordi diceva ‘’la critica non mi ha certo aiutato, i critici non sono mai stati sereni con gli attori che decidono di passare alla regia.’’ ( Goffredo Fofi, Alberto Sordi: l’Italia in bianco e nero, Milano, Mondadori, 2004)

Certo è che alcune linee narrative rimangono aperte e che l’io narrante tipico dei suoi film sembra perdersi nella storia.

Purtroppo in conferenza stampa non c’è stato il tempo di chiedere al regista Luca Medici/Zalone di spiegare il motivo di queste scelte. E’ vero anche che in filigrana si leggono voci diverse dalla sua, tra cui quella di certo cinema francese e quella di Paolo Virzì, autore del soggetto e co-sceneggiatore di Tolo Tolo.
‘’Paolo mi ha chiamato e aveva questo soggetto, abbiamo cominciato a frequentarci e a scrivere. Piano piano mi rendevo conto che glielo stavo rubando, che diventava mio. Quindi ho costruito in scrittura, sempre insieme, a lui il personaggio su di me.’’

A esporre il manifesto del film è Pietro Valsecchi, storico produttore dei film di Checco Zalone

” E’ un film che racconta l’odissea di queste persone che non cercano un futuro migliore, cercano un futuro. Il problema è l’accoglienza, il problema è la diversità che secondo noi è un valore aggiunto. Non è un film politico.”

Checco Zalone, archetipo dell’eterno sempliciotto che legge il mondo con l’elementarità spiazzante degli ingenui, l’abbiamo visto cantante in cerca di successo, sognare di diventare carabiniere, papà fallito in viaggio con il figlio, impiegato con la fissazione del posto fisso, e ora eccolo qui, imprenditore spietato e vanesio, in una sintesi magistrale e divertente dei luoghi comuni più beceri su Africa e migranti.

Il Checco di Tolo Tolo, è la rappresentazione di una società consumistica e spietata, che non vede e non vuole vedere i drammi che gli esplodono accanto, metafora ne è la scena in cui la guerra civile dilania gli edifici e la gente scappa intorno a un Checco Zalone che continua a preoccuparsi di tasse, creme, scarpe, cellulare.

Qui si apre il varco della soglia e Checco inizia il suo viaggio insieme ai migranti che attraversano deserti, lager libici e barconi sognando l’Europa.

Lungo il cammino i luoghi comuni sull’immigrazione emergono come da una nebbia e diventano problemi di un’umanità non più lontana da noi.

Checco, l’italiano, inizia il viaggio della disperazione su un vecchio pullman trasbordante di valige che attraversa il deserto e tocca in prima persona la paura. Ma non la capisce, anzi con la presunzione tipicamente occidentale mette in pericolo i compagni di viaggio.

Chi legge solo la superficie criticherà scene come quella dei migranti sul gommone travolti dall’onda del destino, mentre vanno incontro a quel destino che sognano migliore.

Lì, nel buio di un mare senza orizzonti cantano e ballano in acqua alla Esther Williams di ‘’Bellezze al bagno’’  e guardano il cielo, disperati in cerca di speranza, come lo siamo tutti noi quando la vita ci travolge.
E riecheggiano i canti di lavoro che gli schiavi delle piantagioni intonavano per sopravvivere alla violenza.

Il film abbonda di citazioni, da Ettore Scola Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?’ ad Alberto Sordi Finché c’è guerra c’è speranza. Attinge al cinema americano con Mary Poppins  e I sogni segreti di Walter Mitty, per la capacità di sognare vite alternative alla realtà in una sorta di dissociazione che diventa strumento di forza.

La forza della speranza che consente a migliaia di persone di affrontare i deserti, l’ignoto, la fame, la violenza, il mare in tempesta.

E’ un film in cui Zalone/Medici ci ricorda che l’Italia è il paese del bello, della cultura. Lo fa tramite Oumar, il senegalese innamorato del cinema italiano, del neorealismo, che guarda il Pasolini di Mamma Roma e lo stesso Checco che sogna a occhi aperti di portare Idjaba di cui si è innamorato, nei luoghi più belli d’Italia.

E per dirci che dalla contaminazione tra la nostra cultura e quella africana può nascere bellezza, Luca Medici/Zalone usa la musica, scrive una pizzica armonizzata con i griots dell’Africa occidentale, i canti orali con cui le popolazioni si tramandano la tradizione degli avi.

Nel finale il mondo delle favole entra nella realtà (oppure è il contrario?) Checco Zalone ci porta in un mondo bambino, per spiegare ai piccoli che non capiscono le assurdità di adulti ottusi, perché i bambini neri sono nati in Africa.

Forse perché Luca Medici in fondo non è che un sognatore, convinto che un sorriso ci salverà.

I set del film in breve

Gravina e Spinazzola in Puglia, Spinazzola è il paese dove Checco Zalone apre il super trendy ‘’Murgia Sushi’’ che decreterà l’inizio della storia.
C’è da aspettarsi un’importante ricaduta di turismo nei due Borghi. Gravina fu definita da Federico II  ‘il giardino delle delizie’

Weekend nella Puglia sconosciuta: un itinerario dall’Alta Murgia alle gravine
Viaggio a Gravina, il museo a cielo aperto della Puglia

In Italia: Trieste

Nella ‘sua’ Puglia: Acquaviva delle Fonti e Bari.

Kenia, Marocco, Malta

SCHEDA TECNICA
Soggetto e Sceneggiatura:Luca Medici –  Paolo Virzì
Musiche originali: Luca Medici in collaborazione con Antonio Iammarino e Giuseppe Saponari
Casting: Elisabetta Curcio – Casting Francia: Nathalie Cheron ARDA
Segretaria di edizione: Fabrizia Iacona Supervisore effetti visivi:  VFXMonica Galantucci
Aiuto regia: Alessandro Pascuzzo Suono in presa diretta: Massimo Simonetti
Costumi: Monica Simeone Scenografia: Maurizio Leonardi
Direttore della Fotografia: Fabio Zamarion
Montaggio: Pietro Morana
Organizzatore di Produzione:Linda Vianello
Organizzatore Taodue: Emanuele Emiliani
Produzione: TaodueFilm
Distribuzione: Medusa film w
Prodotto da:PietroValsecchi
Regia: Luca Medici
Ufficio Stampa: Silvia Zuccotti

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