Com’è nata e cosa si può vedere lungo la mitica Route 66 in Missouri


Partì da Springfield il telegramma con il nome della strada che è diventata leggenda: Route 66. Ecco la sua storia e cosa si può trovare lungo la strada.


È una delle strade più suggestive d’America e anche tra le più conosciute al mondo. Si tratta della Route 66 il cui mito è ancora vivo più che mai. E quel mito è nato a Springfield, una cittadina che sorge nel cuore dell’altipiano degli Ozarks in Missouri. Fu da qui, infatti, che partì il telegramma con il quale si richiedeva l’assegnazione del numero 66 a una nuova strada che più tardi avrebbe attraversato il paese, da Chicago a Santa Monica in California lungo gli stati dell’Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, Nuovo Messico, Arizona per una distanza complessiva di 3755km e tre fusi orari. Il telegramma fu inviato dal Colonial Hotel il 30 aprile del 1926.

Fu determinato per un caso fortuito: un convegno di membri locali e di altri stati del rotary venuti a Springfield. Tra Cyrus Avery, conosciuto come il padre della Route 66 e B. H. Piepmeier, ingegnere capo del dipartimento delle strade statali dello stato del Missouri che erano in commissione anche con John T. Woodruff, proprietario del Colonial Hotel e che stavano cercando di assegnare alla highway il nome Route 60 alla futura Route 66, un numero che tuttavia persero nella battaglia con il governatore del Kentucky. Dopo essersi tormentati su cosa fare e su come chiamare questa nuova autostrada che avevano progettato e sviluppato convennero che il nome Route 66 era molto orecchiabile e i numeri erano disponibili quindi mandarono un telegramma da Springfield a Thomas McDonald in Washington DC, che era con l’ufficio delle strade pubbliche, nel quale chiedevano che Route 66 fosse il nuovo numero per l’highway. Fu approvato alla fine dell’anno. Quel telegramma, o almeno una replica di esso, è visibile in una teca all’interno dell’History Museum on The Square.

La strada esiste attualmente con il nome di historic Route 66 e lungo quel percorso ci si imbatte in diversi luoghi che con le loro attrazioni riportano l’immaginario collettivo indietro nel tempo negli anni in cui la strada era al suo apice. Tra questi Waynesville, nella contea di Pulaski, dove oltre ai numerosi cartelli stradali Hoppers Pub, tre le altre cose, rende omaggio alla Route 66 con 66 tipi diversi di birra alla spina. Ai piedi degli Ozarks c’è lo spettacolo naturale delle Fantastic Caverns, delle grotte naturali scoperte per caso nel 1862 ed esplorate per la prima volta solo nel 1867 da un gruppo di dodici giovani donne. In zona si trova anche un’altra attrazione, Wonders of Wildlife National Museum and Aquarium, un museo di storia naturale e soprattutto un acquario con 35mila specie. Con una piccola deviazione sulla Route 66 ci si ritrova a Branson, una sorta di Las Vegas del Midwest con attrazioni come Silver Dollar City, un parco di divertimenti a tema anni 1880 all’insegna della prosperità economica del paese, oppure come il Titanic Museum, con il “murder mystery tour” dove i visitatori si sbizzarriscono a risolvere un crimine commesso prima che la nave affondasse.

Ma la città più importante lungo la Route 66 è Saint Louis dove si trova l’inconfondibile Gateway Arch (Arco della Porta), una meraviglia architettonica ed ingegneristica alta 192 m. L’arco fu progettato dall’architetto finlandese Eero Saarinen ed è situato sulle rive del fiume Mississippi. È possibile salire sulla sommità per godersi il panorama della città. Saint Louis è anche la patria del blues e la città è piena di locali dove è possibile ascoltare musica sette giorni su sette. A celebrare il blues anche un museo, il National Blues Museum, che con esposizioni interattive e riproduzioni esplora l’importanza della musica delle radici, i suoi musicisti e il ruolo che il blues ha avuto nella storia del jazz, del rock ‘n’ roll, dell’R&B.

Un luogo surreale è invece City Museum, un paradiso soprattutto per i bambini, composto da oggetti di ogni tipo, soprattutto pezzi architettonici e di ingegneria. E Saint Louis ha anche tanta italianità. Uno dei quartieri più vivaci è infatti The Hill (la Collina) con ristoranti e negozi enogastronomici italiani. Camminando lungo le via del quartiere ci si imbatte frequentemente nei colori della bandiera italiana.

 

Fonte: Ansa

Potrebbe interessarti:

I 18 eventi da non perdere in Emilia nell’anno di Parma 2020
Print Friendly, PDF & Email

copyright Riproduzione riservata.