Filippine, l’eruzione esplosiva del vulcano Taal è un’ipotesi reale


Il vulcano Taal ha una storia eruttiva complessa, tanto che negli ultimi 450 anni ha prodotto 34 eruzioni.


La colonna eruttiva sopra il vulcano Taal nelle Filippine non c’è più: ciò vuol dire che “questa fase di picco esplosivo è scemata”, ma l’eruzione è ancora in corso e “può evolvere in un’eruzione di tipo esplosivo, finire, o magari dare origine esplosioni violente di acqua e rocce (dette di tipo freatico) che possono andare avanti per un tempo lungo”. Lo ha detto all’ANSA Piergiorgio Scarlato, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

Il fatto che sia stata decisa un’evacuazione di tipo preventivo “con un così alto numero di persone indica che un’evoluzione esplosiva di tipo Pliniano (come quella di Pompei nel 79 d.C.) è un’ipotesi reale, decisa su un principio di cautela”, ha detto ancora Scarlato.

In questo caso però l’impatto sarebbe ben maggiore dell’area di 25 chilometri quadrati evacuata e avrebbe ricadute “ben più ampie, per centinaia di chilometri. Basti pensare che nel raggio di 100 chilometri vivono 20 milioni di persone”.

Il vulcano Taal si trova all’interno di un lago molto basso, che a sua volta è il risultato di una grande eruzione avvenuta migliaia di anni fa. Per capire come evolverà l’attuale eruzione, secondo Scarlato, bisognerebbe essere in possesso dei dati sul monitoraggio, come quelli relativi all’eventuale presenza di magma in fase di risalita.

I segnali precursori dell’attività in corso sono iniziati nel novembre 2018, con la deformazione del vulcano proseguita fino a marzo 2019. Quindi è stato registrato un aumento dell’attività sismica e poi dell’anidride carbonica disciolta nel lago, che indicava la presenza di magma in risalita.

Il vulcano Taal ha infatti una storia eruttiva molto complessa, tanto che negli ultimi 450 anni ha prodotto 34 eruzioni. L’ultima eruzione esplosiva risale al 1754 ed è durata sei mesi, mentre l’ultima eruzione di tipo freatico è iniziata nel 1965 ed è terminata nel 1977.

“Questa evoluzione in corso – ha concluso Scarlato – potrebbe provocare frane, terremoti, un’attività leggermente esplosiva o appunto, un’eruzione di tipo esplosivo. Come Ingv seguiamo attentamente la situazione, perché è un esempio di attività eruttiva in un’area densamente popolata, simile a quella che potremmo avere noi”.

Fonte: Ansa

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