Coronavirus. Timore per calo turisti in Vaticano


Semivuoto il quartiere attorno al Vaticano.


Liberi i tavolini dei bar all’aperto, niente fila davanti ai metal detector per entrare in basilica, e anche la proverbiale folla in coda per vedere la Cappella Sistina non c’è più. Per effetto del coronavirus il quartiere attorno al Vaticano si è svuotato.

Per strada, l’atmosfera è gradevole, se non fosse straniante. Pochi turisti, meno pellegrini, zero curiosi. Anche all’Angelus domenicale, quando il Papa si affaccia dalla finestra della sua biblioteca, il colonnato berniano è semivuoto.

Senza clamore, il Vaticano ha assunto le necessarie misure di profilassi per chi entra nello Stato Pontificio: igienizzanti per mani ai varchi, un presidio medico pronto all’interno, acquesantiere vuote e niente scambio della pace nelle due parrocchie interne, discreta quarantena per quei pochi dipendenti che hanno avuto contatti con i focolai italiani, o per chi è tornato di recente dalla Cina. Il Papa, si sa, è raffreddato, e con linguaggio felpato la sala stampa della Santa Sede ha escluso il coronavirus senza neppure nominarlo: “Il raffreddore diagnosticato al Santo Padre nei giorni scorsi sta facendo il suo corso, senza sintomi riconducibili ad altre patologie”. Per il Pontefice regnante e per il Papa emerito, Benedetto XVI, l’idea – lo ha notato il sito paravaticano Il Sismografo – è semplice ma efficace: limitare al massimo tutti i contatti non necessari o non controllati, eventualmente sospetti. Per il resto, niente allarmi.

Il timore, piuttosto, è subito fuori le Mura Leonine. Timore del contagio, per i visitatori che, con l’arrivo delle belle stagioni, solitamente affollano via della Conciliazione e le viuzze di quella che un tempo era la “Spina di Borgo”, e che invece in questi giorni si sono diradati. E timore, diffuso, dei commercianti, che dell’afflusso di pellegrini e turisti da tutto il mondo dipendono.

Chi entrasse in uno dei numerosi ristoranti che sorgono nel quartiere noterebbe lo sguardo sollevato, quasi incredulo, dei camerieri. Tavoli vuoti, pochi clienti si avventurano, chi sprezzante del pericolo chi con l’amuchina in tasca.

Semivuoti i negozi e negozietti di souvenir, le cartolerie, le librerie. “E’ così da metà della scorsa settimana”, considera sconsolato un dipendente, seduto in mezzo a scaffali deserti. “Dobbiamo aspettare, la stagione è bella ma basta guardare in strada, non c’è nessuno, e qui entrano pochissime persone…”.

Più drammatico il racconto del proprietario del bar a poca distanza, mentre serve uno dei poci caffè della giornata, la scatola ancora strapiena di cornetti che solitamente, a quest’ora, sono dimezzati: “Il problema è se questa situazione si prolunga: i mesi di aprile, maggio, giugno per noi sono i mesi migliori di tutto l’anno, se qui non cambia sarà un dramma, soprattutto per attività che hanno diversi dipendenti”.

A Roma si è affacciato il calore della primavera, i molti locali sono aperti e accoglienti. Ma, complice il ritiro spirituale di Quaresima, per cui il Papa ha annullato le sue attività, compresa l’udienza generale del mercoledì, non c’è quasi nessuno. Di solito una delle zone più affollate d’Italia, ora ha la densità di popolazione di un villaggio. Il timore solca il volto dei commercianti di Borgo. La speranza, come hanno scritto le diocesi di Emilia Romagna, Veneto e Lombardia, in una nota di solidarietà alla filiera del turismo, e in particolare a quello che organizza le visite a santuari, chiese delle città d’arte, mete di pellegrinaggio, e “che ogni quaresima (quarantena) termina con la Pasqua di Resurrezione”: il 12 aprile non è lontano.

Fonte: askanews

 

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