Destinazione Italia: 5 motivi per riscoprire Ravenna


La diffusione del coronavirus ci costringe in casa e fa sembrare le vacanze un miraggio, ma noi osiamo un po’ di ottimismo e progettiamo i prossimi viaggi, da attuare non appena il Ministero della Salute lo consentirà. L’Italia quest’anno sarà certamente la destinazione preferita: per evitare i Paesi che potrebbero ancora essere interessati dal virus e per ridare linfa al nostro turismo ferito. Dove andare? Partiamo stavolta alla scoperta di Ravenna, città sospesa tra Occidente e Oriente, tra moderno e antico.


Ravenna, glauca notte rutilante d’oro,
sepolcro di violenti custodito
da terribili sguardi,
cupa carena grave d’un incarco
imperiale…

Gabriele D’Annunzio

Nel cuore dell’Adriatico, protesa verso quell’Oriente di cui lei stessa conserva le tracce, si trova la città d’oro italiana carica di storia e di bellezza: Ravenna. Oggi provincia dell’Emilia-Romagna, in passato per ben tre volte ha avuto il titolo di capitale: dell’Impero Romano d’Occidente, che qui ha concluso il suo corso, del Regno degli Ostrogoti e dell’Esarcato bizantino. La storia che l’ha vista protagonista ha modellato il volto della città, che si distingue per gli straordinari mosaici che impreziosiscono molte delle sue chiese. Capitale dell’arte paleocristiana e bizantina, Ravenna è nota al mondo anche per custodire ben 8 siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, che basterebbero da soli a giustificare un viaggio nella città.

Ravenna è una città che stupisce: apparentemente semplice e composta all’esterno, le sue architetture nascondono all’interno una ricchezza sorprendente di forme e colori. Su tutti l’oro, che era considerato il colore dello spirito: e la sensazione che si prova entrando in queste strutture è quella di addentrarsi in una dimensione lontana dallo spazio e dal tempo, elevata verso il divino.

Sono molti gli artisti e i poeti che si sono fatti rapire dalla bellezza mistica della città. Oscar Wilde, venuto in vacanza a Ravenna da ragazzo, le ha dedicato una poesia che segna l’inizio della sua carriera poetica. Anche D’Annunzio ha voluto celebrarla tra le altre Città del silenzio cantate nella raccolta Elettra. Tra i pittori che più sono stati segnati da Ravenna troviamo Gustav Klimt, che a dispetto del suo carattere tendenzialmente ipocondriaco volle visitare le città due volte. Klimt aveva già studiato la tecnica del mosaico alla scuola di arti e mestieri dell’Austria, ma a Ravenna ne scoprì l’espressione più sublime: le tele che l’hanno reso famoso – Ritratto di Adele Bloch-Bauer, o Il bacio, per esempio – richiamano da vicino l’arte musiva ravennate.

Ci sono molti motivi per riscoprire Ravenna. Ne abbiamo elencati 5, che riassumono l’anima multiforme di questa città ricca di sorprese.

1. I mosaici

Il mosaico è il filo conduttore dei monumenti della città e ne riassume anche metaforicamente la natura: un insieme di tessere variegate che unendosi formano un’opera complessa ma armonica.

Dove si trovano? Nel centro storico della città ci sono 5 luoghi patrimonio Unesco dove poterli ammirare: la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, il Battistero Neoniano e la Cappella di Sant’Andrea con l’annesso Museo Arcivescovile.

Il più famoso è senz’altro la Basilica di San Vitale, che rappresenta una sintesi perfetta di arte occidentale e orientale ricordando la Basilica Hagia Sophia di Istanbul. Fatta erigere da Giustiniano, fu consacrata nel 548 dall’arcivescovo Massimiano: questi due protagonisti sono immortalati, a futura memoria, nel celebre mosaico che rappresenta la corte dell’imperatore, all’interno dell’abside. La basilica colpisce anche per le sue forme architettoniche, una base ottagonale che all’interno si modula in una serie di rientranze – le “esedre” – affrescate a colori vivaci: una sorpresa ad ogni sguardo.

 

Proprio di fronte alla basilica di San Vitale si trova il piccolo mausoleo di Galla Placidia, la sorellastra dell’imperatore Onorio, che per un periodo fu imperatrice in favore del figlio Valentiniano III. Fece costruire l’edificio per sé ma le sue spoglie non vi riposarono mai perché furono seppellite a Roma, dove l’imperatrice era morta.
L’aspetto modesto del mausoleo cela in realtà bellezze straordinarie: mosaici dai colori vivi nonostante i sedici secoli trascorsi, che culminano in una bellissima volta stellata blu cobalto.

In questi giorni di reclusione forzata, ricordiamo che i principali luoghi e monumenti Unesco di Ravenna si possono visitare virtualmente grazie alle immagini panoramiche a 360°.

2. La tomba di Dante

Dante trascorse in esilio a Ravenna gli ultimi anni della sua vita, e possiamo pensare che la spiritualità che promana dalle basiliche ravennati nutrì la sua ispirazione, visto che proprio qui scrisse il Paradiso. Morì a Ravenna tra il 13 e il 14 settembre del 1321: il suo corpo fu a lungo conteso con Firenze, ma non abbandonò mai la città romagnola. Una stoccata a Firenze anzi è contenuta proprio nell’epitaffio che sormonta la tomba, composto dal poeta Bernardo Canaccio nel 1366: hic claudor Dantes patriis extorris ab oris / quem genuit parvi Florentia mater amoris (“qui son racchiuso io, Dante, esule dalla patria terra / cui generò Firenze, patria di poco amore”). Il sepolcro attuale, che è stato dichiarato monumento nazionale, è un piccolo edificio neoclassico risalente al Settecento, dall’aspetto semplice. Si trova al centro della “zona dantesca” in cui vigono il rispetto e il silenzio.

Nella piazza alle spalle della tomba troviamo la Basilica di San Francesco, dove Dante probabilmente si raccoglieva in preghiera e dove si svolsero i suoi funerali. All’interno, dietro l’altare, possiamo scoprire uno spettacolo magico, che spesso passa inosservato: una finestrella che affaccia su quella che anticamente era una cripta e che oggi è inondata d’acqua, a causa dell’innalzamento del mare. Sugli antichi mosaici del pavimento ora nuotano i pesci, che qui hanno trovato il loro habitat naturale.

3. Il mausoleo di Teodorico

Non contiene mosaici, il mausoleo di Teodorico, ma è una sosta obbligata per la sua storia e il mistero che lo circonda. Fatto costruire nel 520 dal re degli Ostrogoti Teodorico, che aveva scelto Ravenna come capitale del suo regno, il sepolcro colpisce per l’aspetto austero e imponente, dovuto in gran parte alla maestosa cupola che lo sovrasta. È proprio la cupola ad aver catturato nei secoli l’attenzione degli studiosi. Un unico monolite, che per la sua immensa mole (3 metri di altezza, 10 di diametro e ben 100 tonnellate di peso), sarebbe stato impossibile trasportare e sollevare con i mezzi dell’epoca. Come è stato collocato in cima all’edificio? La domanda non ha ancora una risposta.

4. La vita notturna

Dopo questa immersione nella cultura e nella storia, c’è chi sentirà il bisogno di una puntata nella mondanità: Ravenna potrà soddisfare anche questi desideri. Piazza del Popolo, vicina alla strada dello shopping via Cavour, è perfetta per un’aperitivo all’imbrunire; ma è nella darsena che inizia ad accendersi la vita notturna. La darsena è la lingua di mare che si spinge fino quasi al centro città. Ex area industriale, da qualche anno è oggetto di riqualificazione, con la nascita di locali che attraggono soprattutto il pubblico giovane. E se non dovesse essere abbastanza, a pochi chilometri dalla città si incontrano le due località balneari della provincia di Ravenna famose in tutta Italia: Marina di Ravenna e Milano Marittima, punti di riferimento della movida della zona.

5. La piadina

 

L’arte musiva non è l’unica specialità della zona. La piadina ha una storia altrettanto antica ed è un must do imprescindibile per chi fa tappa a Ravenna e vuole scoprirne le tradizioni; come ci ricorda Giovanni Pascoli, che in un poemetto la definiva “Il pane, anzi il cibo nazionale dei Romagnoli”. Cibo povero, preparato a lungo come surrogato del pane, si racconta che le sue origini risalgano addirittura agli Etruschi. Gli ingredienti di base sono pochi e semplici: farina di grano tenero, strutto o olio di oliva, sale, acqua. Ne esistono di due tipi: la riminese e la romagnola. A Ravenna troverete quest’ultima, che si distingue dalla prima perché è rigida, tendenzialmente più grande e anche più spessa (dai 4 agli 8 millimetri). Più che un piatto da portata i ravennati la considerano un gustoso cibo di strada, e la utilizzano anche come sostituto del pane. Si è soliti servirla a spicchi, con diverse farciture; la classica prevede salumi e formaggio scquacquerone.

Dove mangiarla? La piadina si vende nei tradizionali chioschi (i cosiddetti “piadinari”) che si riconoscono per le caratteristiche strisce, dai colori che variano in base alla località: a Ravenna sono bianche e verdi, impossibile sbagliare!

 

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