Il turismo del vino riparte con la “terapia di passaggio”: meno last minute e più all’aperto


Si stanno mettendo a punto le idee per la ripartenza del settore enoturistico, uno dei più colpiti dall’emergenza Covid. Tra queste, prenotazioni anticipate, aperture nei fine settimana, percorsi e trekking tra i vigneti con degustazioni all’aperto. 


Meno last minute, più organizzato, ma certamente non meno emozionante. È questo il nuovo modo di pensare il turismo del vino, uno dei settori più colpiti dall’emergenza Covid-19 e per cui si sta pensando ad una nuova ripartenza. Secondo un’indagine condotta dal Movimento del Turismo del vino Italiano, in Italia il settore enoturistico appare il più colpito (84%), e in particolar modo le cantine (77%), molto danneggiate in termini di vendita e di presenze dirette. Per riportare in auge tale settore serve dunque una trasformazione dell’offerta enogastronomica, impresa difficile ma non impossibile.

“Più sport all’aria aperta, più panorami e meno botti della wine hospitality” è quanto sostiene Donatella Cinelli Colombini, ideatrice della giornata Cantine aperte e del Movimento del Turismo del vino, che ha idee ben precise su come ripensare il settore enoturistico.

Un turismo più organizzato e alternativo, come meno visite dirette e più prenotazioni, per evitare affollamenti all’interno delle cantine e rispettare le norme di sicurezza. Un modo del tutto inedito di vivere il turismo del vino, più a contatto con il verde e la natura, e che prevede più visite durante i weekend e negli orari prandiali.

 “I wine lovers si dovranno abituare a prenotare la visita nelle aziende di produzione ma, probabilmente, ne troveranno molte di più aperte nel week end e all’ora di pranzo” – afferma Donatella Cinelli Colombini.

È necessario quindi garantire l’apertura anche nei giorni festivi e negli orari di pranzo, riorganizzando completamente e velocemente i sistemi di prevenzione, i percorsi di visita, gli assaggi ed i punti vendita. 

Per salvaguardare la salute dei visitatori e dei dipendenti, Donatella Colombini ha idee ben precise e ha enunciato una serie di misure che dovranno caratterizzare questa fase: “le aree per il turismo e la produzione enologica dovranno essere rigorosamente separate. Questo anche perché l’igienizzazione delle cantine è difficile senza usare il cloro che attaccherebbe al vino il pestilenziale odore di tappo”.

La pandemia ha imposto un nuovo modo di comportarci e di conseguenza anche l’enoturismo si è dovuto reinventare adottanto strategie per risollevarsi dalla crisi. Per tali motivi, i  Wine Lovers dovranno abituarsi non solo a prenotare anticipatamente la visita nelle aziende agricole, ma anche ad un nuovo modo di vivere il turismo enogastronomico, che coniugherà l’assaggio del vivo con il godimento degli scenari naturali. Per realizzare questo, verranno organizzati percorsi di “trekking” all’interno dei vigneti che daranno la possibilità ai visitatori di degustare i vini davanti ad un panorama mozzafiato dai vigneti.

Gli esperti chiamano questa nuova modalità di vivere il turismo enogastronomico “Terapia di passaggio”, indicata come vero rigenerante del sistema nervoso: all’aria aperta davanti ad un panorama incantevole, l’assaggio del vino diventerebbe infatti più gradevole, non solo all’olfatto ma anche al benessere fisico e mentale.

Per lo shopping in cantina, invece, nessuna rivoluzione. Il vino, per la componente alcolica e di resveratrolo, è esente da Coronavirus. Per quanto concerne l’imballaggio, il virus resiste per poche ore e, per essere tranquilli sarà sufficiente “tenerlo in quarantena un giorno” prima di toccarlo senza precauzioni.

 

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