Rome Art Week, ‘Fino ai confini del mondo’ alla Galleria Restelliartco


Un’esposizione che in quattro diversi percorsi espositivi attraversa il Pianeta, spalanca le braccia per unire virtualmente differenti popoli e tradizioni.


E’ strutturata in quattro diversi ed originali percorsi visivi, che saranno fruibili anche online, la mostra ideata da Raffaella Rossi e Filippo Restelli della Galleria Restelliartco, in via Vittoria Colonna 9, per la Rome Art Week 2020. Un’esposizione che attraversa il Pianeta, spalanca le braccia per unire virtualmente differenti popoli e tradizioni, o improvvisamente si chiude per raccontare e urlare il fallimento.

Nel primo percorso espositivo, gli artisti Irem Incedayi, Gabriele Donnini, Fabio Ferrone Viola, “Stasi” riuniti nel collettivo “Working Heads”, partono da un teschio in quanto essenza e dimora dell’anima e dell’essere umano, privo di sovrastrutture e influenze esterne, per esprimere il proprio personale concetto di mondo e di limite. Il teschio di Irem Incedayi, raffinata artista di origini turche, realizzato in gesso, dipinto ad acrilico, olio, pigmento di bronzo, ha sulla bocca una farfalla in bronzo realizzata con la tecnica della fusione a cera persa, che sembra essere in punto di spiccare il volo. Una scultura che è un appello alla pace, affinché nel silenzio, si possano udire le parole dei più deboli ed i sussurri di chi non ha più voce.
In “Ego te absolvo” di Gabriele Donnini, il mondo diventa piccolo quanto i confini della cella di un carcere; il teschio fulcro dell’opera è rinchiuso all’interno delle sbarre ed ha incise sulla sua superficie le parole, i disegni o i simboli che i detenuti hanno tracciato negli anni sulle pareti . Il carcere come un microcosmo quindi, un ‘fuori mondo’, che è li, esiste e si racconta.

Fabio Ferrone Viola nel suo “Golden Age” racconta un mondo in cui i limiti sono i difetti che penalizzano l’uomo e lo spingono a cercare scorciatoie, o rotte già battute. Un’opera, quella dell’artista romano, che attraverso il recupero e l’utilizzo di materiali di scarto, come gli innumerevoli bottoni che ricoprono l’opera, sottolinea l’importanza del recycling e di come l’arte possa rendersi interprete di progetti di sostenibilità ambientale.

In Justice – Tribute to George Floyd, “Stasi”, fornisce la sua personale rappresentazione di un Pianeta nel quale l’uomo è segregato all’interno di un muro; un mondo in cui è il Teschio a dominare, allegoria della morte ma anche della vita, e su di esso una corona di spine, simbolo del martirio e del sacrificio estremo dell’uomo, come nel caso di George Floyd.

Nel secondo percorso espositivo, i confini del mondo per Umberto Stefanelli sono quelli di una stanza di un love hotel di Minami ad Osaka , all’interno del quale nasce il progetto fotografico “Photogeisha”, venti immagini per raccontare l’antichissima arte dello shibari. Una esposizione narrativa per immagini nata per caso nel corso di una notte.

Nel terzo percorso visuale, il mondo si apre su terre sconfinate in cui gli animali sono i protagonisti del progetto fotografico “Loners” di Marco Simoni. Una natura sconfinata e selvaggia su cui troppo spesso l’uomo vuole dominare. Nel quarto percorso espositivo, i galleristi Raffaella Rossi e Filippo Restelli presentano una selezione di opere di Maestri storici della Pop Art, della fotografia e del design: una vera e propria esplorazione a 360° nel contemporaneo.

Si inizia con “Skull 157” di Andy Warhol, serigrafia del 1976 in cui l’artista toglie al teschio rappresentato ogni connotazione negativa, un’arte volutamente privata del suo contenuto drammatico per diventare “Il ludo”, il gioco. E così anche per il volto di Mao, serigrafia a colori del 1972, esente da ogni giudizio di carattere politico; il personaggio è volutamente detronizzato, disinnescato dall’uso di scelte cromatiche forti ed estreme. Si prosegue con una serigrafia di Robert Indiana, le top model Naomi Campbell e Kate Moss dello street artist K-Guy, la Be the Change, serigrafia di Obama del 2009 di Obey Giant/Shepard Fairey.

Per il design, invece, ci sono le iconiche poltroncine Jolly Roger Calavera di Gufram, e per la fotografia gli scatti di Robert Mapplethorpe: il Self Portrait, Richard Gere e Valerie Kaprisky, Grace Jones e Tarantula; la Marilyn Monroe Crucifix III The last sitting, datata 1962 di Bert Stern, la splendida “Ofelia” di Matteo Basilè, la Lamba print The Way di Vittorio Storaro, e la “Faster Faster – I am almost there” del dissacrante David LaChapelle, che ritrae una statuaria Pamela Anderson con indosso solo un paio di stivali che sfreccia inseguita dai fotografi a cavallo di una moto: fino ai confini del limite appunto, e oltre. La Rome Art Week è in scena nella Capitale dal 26 al 31 ottobre.

Fonte: adnkronos

 

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