Pompei 79 d.C., la mostra al Colosseo racconta una storia romana


Dal 9 febbraio al 9 maggio 2021 il Colosseo ospita la mostra Pompei 79 d.C. Una storia romana, che ripercorre quattro secoli di relazioni tra Roma e la città campana cancellata dal Vesuvio.


Pompei racconta Roma e Roma racconta Pompei in un gioco di specchi e rimandi, dove la storia appare come un incessante confronto tra culture e popoli. È questa reciprocità al centro della mostra Pompei 79 d.C. Una storia romana, al Colosseo dal 9 febbraio al 9 maggio 2021. L’esposizione, ideata dal grande archeologo Mario Torelli recentemente scomparso, ripercorre per la prima volta il lungo rapporto tra Roma e Pompei, dalla Seconda guerra sannitica nel IV sec. a.C. fino all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., che ha spazzato via per sempre la cittadina campana.

Non un confronto astratto – “sarebbe come confrontare New York o Pechino con un piccolo centro della vecchia Europa” chiariva Torelli – ma un racconto documentato del dialogo tra i due centri urbani, volto a far emergere i tratti distintivi di entrambi, attraverso opere dall’alto valore scientifico.

Curata nel progetto di allestimento e nella grafica da Maurizio di Puolo, la mostra è promossa dal Parco archeologico del Colosseo con l’organizzazione di Electa e si è avvalsa della collaborazione scientifica del Parco archeologico di Pompei e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Circa 100 reperti affiancati da video e proiezioni virtuali ripercorrono i quattro secoli di relazioni tra le due capitali dell’archeologia. Affreschi, ritratti, statue, fregi e mosaici distribuiti in tre sezioni che scandiscono le fasi cruciali del lungo rapporto tra Pompei e Roma: la fase dell’alleanza, la fase della colonia romana, il declino e la fine. Tre tappe che fanno emergere il progressivo allineamento culturale dell’abitato campano alle linee guide della Capitale.

Ma le testimonianze archeologiche che Pompei ha lasciato dietro di sé a seguito della sua fine improvvisa consentono di far luce anche su molti aspetti dell’Urbe. Come il gusto per la luxuria, l’ostentazione aristocratica della ricchezza, sperimentata tra II e I secolo a.C. nel momento dell’espansione di Roma nel Mediterraneo orientale, che si manifesta con la costruzione di templi, teatri e terme. Se a Roma lo sfarzo era tollerato soltanto nella sfera pubblica, in una provincia italica come Pompei poteva esprimersi anche nel privato: così i nobili pompeiani iniziarono a costruire case che potevano competere, per dimensioni e sfarzo, con le regge ellenistiche. Uno dei pezzi strepitosi di questo periodo è il mosaico della Casa del Fauno, una scena marina realizzata con tessere tanto piccole da far pensare all’opera di maestranze provenienti da Alessandria d’Egitto.

La successiva età di Augusto, segnata a Roma dalla trasformazione della composizione sociale, trova riscontro anche a Pompei con la nascita di una nuova élite locale legata alla famiglia imperiale: tra questi personaggi c’è Eumachia, una donna che, rimasta vedova, riuscì a diventare una ricca e influente imprenditrice, al punto da commissionare un edificio pubblico destinato al culto imperiale. La figura di Eumachia ci svela molto del ruolo di primo piano giocato dalle nobildonne sulla nuova scena pubblica inaugurata da Augusto. In mostra la grande statua marmorea che la rappresenta, prelevata dal Museo Archeologico di Napoli.

Quella tra Roma e Pompei è una storia di fitti scambi, commerciali e culturali, destinati a spegnersi nel dramma. Il percorso della mostra ce lo ricorda, ineluttabile: tre calchi di corpi rinvenuti a Pompei chiudono il viaggio nel passato. Mentre Pompei soccombeva alle fiamme, in quel fatidico 79 d.C., a Roma terminavano i lavori per la costruzione dell’Anfiteatro Flavio, lo stesso che oggi ospita la mostra dedicata al rapporto tra i due centri. Ma proprio attraverso la morte e la distruzione Pompei, piccola città della vasta periferia romana, è diventata eterna, come la capitale che ha segnato la sua storia.

 

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