Sui social istituzionali si saluta il cambio di stagione. Rendendo omaggio al Sommo Poeta e alla mostra in programma a Roma.
Il Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini dà il benvenuto alla primavera 2021 con immagini e poesia e lo fa regalando una curiosa e colorata anteprima. Attraverso i profili ufficiali Facebook, Instagram e Twitter. Il MiC ha lanciato sui social, il 21 marzo – primo giorno di primavera e giornata mondiale della Poesia – , alcune tavole che saranno esposte alla Biblioteca Medica Statale di Roma. Per la mostra Dante e l’Arte della Medicina. Che inaugurerà online sul sito dell’Istituto nella Giornata Nazionale dedicata a Dante Alighieri, il Dandedì.
Nell’Anno delle Celebrazioni per i Settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, dunque, anche la primavera si declina su inediti significati. Quelli del rapporto fra Dante e la medicina. Delle Piante officinali, erbe e fiori citati nella Divina Commedia come elementi simbolici dal valore allegorico.
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La botanica in Dante Alighieri
Il riferimento principale per Dante è Dioscoride Pedanio, botanico e medico greco vissuto nella Roma imperiale sotto Nerone. Citato nel quarto canto dell’Inferno, nel Limbo, con l’epiteto di «buon accoglitor delle qualità delle erbe» (Inf.,IV 139-140).
Dioscoride di Anazarbo è noto principalmente come autore del trattato Sulle erbe mediche, un erbario scritto in lingua greca che ebbe una certa influenza nella medicina medievale. Rimase in uso, sotto forma spuria di traduzioni e commenti, fino circa al XVII secolo, quando venne superato dalla nascita della medicina moderna.
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Le tavole del Mic
Le tavole postate dal MiC sono preziose illustrazioni tratte da opere mediche del XVI e XIX secolo di Pietro Andrea Mattioli, Cristobàl Acosta, Felice Cassone e Gaetano Savi. Accompagnate dalle terzine delle tre Cantiche il gelso, il mirto e l’ulivo citati nel Purgatorio.
E soprattutto la rosa, citata in Paradiso XIII, 130-138:
«Ch’i’ ho veduto tutto ‘l verno prima
lo prun mostrarsi rigido e feroce;
poscia portar la rosa in su la cima»
E in Paradiso XXIII, 70-75:
«Quivi la rosa in che ‘l verbo divino
carne si fece; quivi son li gigli
al cui odor si prese il buon cammino»
Fonte: Redazione ANSA.
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