In Casentino tra poesia e natura sulle orme di Dante

Casentino, via Ghibellina

Viaggio nel Casentino alla riscoperta delle memorie dantesche.


Il Casentino è una terra situata tra Firenze e Arezzo, la prima valle dell’Arno, in Toscana e custodisce preziose memorie dantesche. La prima che viene in mente è quella che rimanda alla grande battaglia di Campaldino, combattuta l’11 giugno 1289 tra la Firenze guelfa e l’Arezzo ghibellina, con la disfatta di quest’ultima. Allo scontro partecipò infatti anche Dante, che combatté al fianco dei fiorentini. Nella Commedia, incontrando il suo antico avversario, Bonconte da Montefeltro, non manca di chiedergli come mai non si sia saputo nulla della sua morte (Purgatorio, V, 115-129):


«Oh!», rispuoselli, «a piè del Casentino
traversa unacqua cha nome lArchiano,
che sovra lErmo nasce in Apennino.

Là ve l vocabol suo diventa vano,
arriva io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano.
 
Quivi perdei la vista e la parola
nel nome di Maria finì, e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola» […].


Il piano di Campaldino è ancora lì, con intatta la corona di colli e monti a circondarlo (il Pratomagno da una parte, l’Appennino dall’altra, e la Verna a fare da austera sentinella sullo sfondo). Quel che resta della battaglia è una targa commemorativa del 1921, anche se in certi momenti, ricordando la vicenda dantesca, pare di sentire ancora il fracasso di armi e armature, e l’ansimare di uomini e cavalli. 

 

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Anche a Poppi si ritrovano tracce dantesche. Qui il poeta fu ospite dei munifici Conti Guidi, che si narra lo accogliessero anche nel bel Castello di Romena, alle spalle di Pratovecchio. Proprio il Castello di Poppi – altrimenti detto Palazzo dei conti Guidi – è, secondo il Vasari, opera di Lapo, padre di Arnolfo di Cambio, che a questo edificio si sarebbe ispirato dovendo disegnare il progetto per il Palazzo Vecchio di Firenze. A ricordare con nostalgia la natura e i castelli del Casentino è in questo passo della Commedia il famoso falsario mastro Adamo, che proprio tra queste mura lavorò come provetto truffatore dello stato (Inferno, XXX, 73-79):


«[…] Ivi è Romena, là dov’io falsai
la lega suggellata del Batista;
per ch’io il corpo sù arso lasciai.

Ma s’io vedessi qui l’anima trista
di Guido o d’Alessandro o di lor frate,
per Fonte Branda non darei la vista. […]»


 

Ponte della Pia, luogo di Dante. Foto di Valda Bozzi via Visit Tuscany. Un viaggio in Toscana sulle tracce di Dante

 

Sempre nel Casentino si trova il Castello di Romena, che fu teatro, oltre che di un probabile soggiorno di Dante, del lavoro di falsificazione monetaria di mastro Adamo, che pur avendo vissuto tra grandissime abbondanze una volta all’Inferno, punito tra le arsure della bolgia dei falsari, bramerebbe sopra ogni cosa anche una sola goccia d’acqua proveniente da uno dei freschi torrenti casentinesi (Inferno, XXX, 58-69):


«O voi che sanz’alcuna pena siete,
e non so io perché, nel mondo gramo»,
diss’elli a noi, «guardate e attendete 

a la miseria del maestro Adamo:
io ebbi vivo assai di quel ch’i’ volli,
e ora, lasso!, un gocciol d’acqua bramo. 

Li ruscelletti che d’i verdi colli
del Casentin discendon giuso in Arno,
faccendo i lor canali freddi e molli, 

sempre mi stanno innanzi, e non indarno,
ché l’imagine lor vie più m’asciuga
che ‘l male ond’io nel volto mi discarno […].»


 

Fonte: Visit Tuscany 

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