Riserve naturali in Val di Fassa: vacanze a ritmo di natura

Val di Fassa, Trentino

Le riserve naturali in Val di Fassa, per vacanze a ritmo di natura nelle Dolomiti del Trentino.


La natura in Val di Fassa non si identifica solo con le Dolomiti. Per salvaguardare il prezioso patrimonio ambientale del territorio, già negli anni ’60 e ’70 si sono poste sotto tutela alcune zone particolarmente sensibili del luogo. Sono stati istituiti i parchi provinciali Paneveggio-Pale di san Martino (1967), con la riserva integrale di Lusia-Bocche, e nel 1974 l’oasi di Sciliar-Catinaccio, successivamente ampliata nel 2003 per inglobare il gruppo montuoso Rosengarten. Oltre un terzo della superficie totale provinciale del Trentino è sottoposta a tutela. Si tratta di luoghi da scoprire e in cui ricongiungersi con la natura, nel rispetto dell’ambiente e del futuro. 

Parco naturale Sciliar-Catinaccio

L’intera area attorno all’altopiano Sciliar, nelle Dolomiti occidentali, è dichiarata Parco Naturale nel 1974, sotto la tutela della provincia di Bolzano. Nel 2003 la zona protetta è ampliata, inglobando il Gruppo del Catinaccio, o Rosengarten (dal 2009 Patrimonio Unesco), uno dei simboli della Val di Fassa. Si tratta di una catena infinita di creste dentellate, di cime e guglie affilate, le cui rocce cambiano tonalità durante la giornata, alimentando numerose leggende, che hanno fatto di questo luogo il regno di Re Laurino.

Dal gruppo montuoso svetta in altezza il Catinaccio d’Antermonia, scalato per la prima volta nel 1872 dagli alpinisti Tucker e Carson con la guida fassana Bernard e oggi raggiungibile attraverso una via ferrata che parte dal Rifugio Passo Principe. Ma importanti sono anche la Cima Catinaccio, la Roda de Vael e le Torri del Vajolet, a cui sono legati i grandi nomi dell’arrampicata. Il protagonista rimane però Tita Piaz di Pera di Fassa, soprannominato per le sue imprese “il diavolo delle Dolomiti”, anche se nessuna cima porta il suo nome. 

Il Regno di Re Laurino

La leggenda vuole che Re Laurino vivesse assieme a sua figlia Ladina sul Catinaccio, in uno splendido giardino coperto di rose. Un giorno, incuriosito dalla presenza di fiori in un luogo tanto aspro, il principe del Latemar si inoltra tra le montagne della Val di Fassa e, innamorandosi di Ladina, la rapisce. Laurino, disperato per la perdita della figlia, si sente tradito dalle rose per aver rivelato la presenza del suo regno e quindi le maledice, ordinando che non fioriscano né di giorno né di notte. Ma dimentica il crepuscolo: ecco perché, ancora oggi, a quell’ora, sulle maestose cime della Val di Fassa si osserverebbe l’Enrosadira: il caratteristico colore, dal rossastro al viola, che le Dolomiti assumono al tramonto. 

 

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Parco naturale di Paneveggio-Pale di San Martino 

È un’area protetta, istituita nel 1967, che si estende per più di 190 km² nella zona nord-orientale del Trentino, all’interno dei territori delle valli di Fiemme, Fassa e Primiero. Il Parco naturale provinciale di Paneveggio si raggiunge da Predazzo percorrendo la strada statale n.50 del Passo Rolle in direzione San Martino di Castrozza. La prima sosta è al Centro visitatori di Paneveggio, dove i visitatori sono introdotti nella realtà naturilistico-ambientale del luogo con racconti sulle Dolomiti, sulla foresta e sugli animali del bosco (a pochi passi si possono osservare diversi esemplari di cervo). 

Camminare nel Parco significa immergersi nella natura. Le torri di dolomia delle Pale di San Martino gareggiano in altezza con i tipici abeti rossi dal fusto dritto, che superano i 40 metri. Le rocce del porfido scuro del Lagorai si contrappongono al verde brillante dei pascoli e alle limpide acque dei laghetti alpini, mentre gli aridi altipiani rocciosi lasciano lo spazio a profonde forre scavate da torrenti. Le voci della natura sono amplificate dalla foresta; basta chiudere gli occhi per ascoltarle. 

La foresta di Paneveggio 

La foresta demaniale di Paneveggio, con un’estensione di circa 2.700 ettari, è il cuore verde del Parco: un colorato ventaglio di abeti rossi secolari che si apre tra la catena del Lagorai, le Pale di San Martino e il massiccio Lusia-Bocche. È considerata dagli esperti un esempio eccellente di armonia ecologica dell’intero arco alpino. L’area è anche nota come “foresta dei violini”, perché molti maestri liutai del passato, tra i quali Stradivari, sceglievano proprio in questo luogo gli abeti “di risonanza” per realizzare le casse armoniche degli strumenti musicali. Ma, ancora prima, il pregiato legno era molto ricercato dagli ingegneri di Venezia per la costruzione della sua flotta navale. 

La riserva integrale di Bocche

Il Parco di Paneveggio è suddiviso in zone con differenti gradi di tutela, le cosiddette riserve naturali. Una di queste è l’area di Lusia-Bocche, riconosciuta come riserva integrale per il valore, l’alta sensibilità e la vulnerabilità dell’ambiente. Le attività dell’uomo in questo luogo sono limitate allo studio della flora e della fauna, all’escursionismo dolce, alla manutenzione dei sentieri e delle strutture presenti lungo i vari percorsi. La zona è attraversata dal Sentiero della Pace, l’itinerario che ripercorre i luoghi toccati dalla Grande Guerra, le cui tracce sono ancora ben visibili. 

 

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Fonte: APT Val di Fassa

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