Alla scoperta della Sicilia che racconta l’antica Grecia: un’escursione da Segesta a Selinunte, tra templi e resti di edifici sacri.
“Vuoi conoscere l’antica Grecia? Vieni in Sicilia!”. Questo vecchio slogan degli anni ’60 spiega quanto la Sicilia sia ricca di testimonianze greche. Un’escursione da Segesta a Selinunte, passando per le Cave di Cusa, darà senso all’affermazione.
Segesta
La prima cosa che notiamo è il tempio sull’altopiano tra le due cime del monte dove, nel V-IV sec. a.C., sorgeva l’antica città. Di questa città oggi possiamo visitare il Tempio, il Teatro e il Santuario di contrada Mango.
Tempio di Segesta
Il tempio dorico, magnifico per assetto e posizione, nobilita il luogo in cui è posto. Per la notevole qualità artistica e per le caratteristiche stilistiche, il tempio può essere datato nell’ultimo trentennio del V sec., tra il 430 e il 420 a. C.
Il Teatro di Segesta
Il teatro si trova più in alto, sulle pendici settentrionali del monte Barbaro. Abbastanza ben conservato, ha una cavea di circa 63 m di diametro, in parte tagliata nella stessa roccia e in parte costruita e sostenuta da un muro con blocchi di calcare. La parte alta della cavea, oggi perduta, forse era circondata da un poderoso muro semicircolare di sostegno. Sotto la cavea è stata esplorata una grotta considerata sacra, dove probabilmente si svolgevano riti di tipo elimo.
Il Santuario di Mango
Il Santuario è stato riportato alla luce in area extra urbana, presso la contrada Mango. E’ circondato da un temenos (muro) e da blocchi rozzamente squadrati. All’interno del santuario dovevano trovarsi parecchi edifici sacri, com’è testimoniato dal ritrovamento di molte parti architettoniche (capitelli e colonne), oltre che di una ricchissima quantità di ceramiche che vanno dal VIII al V sec. a.C., alcune con iscrizioni o graffiti.
A Segesta, nuovi recenti scavi hanno rivelato, nelle acropoli nord e sud, i resti della città medievale e di quelle islamiche e normanno-sveve.
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Le cave di Cusa
Visitiamo la fabbrica dei templi? Si trova a 13 km da Selinunte ed è il luogo da cui sono state ricavate colonne in roccia calcarea per costruire il tempio di Selinunte. Il luogo, talvolta usato per rappresentazioni, conserva tutta la suggestione del passato. Passeggiare tra le colonne ancora abbozzate o distese, rimaste in attesa di essere collocate, è un emozionante viaggio nel tempo. La visita in una fabbrica di templi che sembra ancora attiva.
Selinunte
Imponente per il suo paesaggio e per il suo respiro culturale. Gli scavi di questo sito archeologico sono molto estesi e per agevolarne la visita è stato munito di un servizio di trasporto con veicoli elettrici. La città di Selinunte si estendeva su un’area piuttosto vasta. Qui, nella collina orientale, ammiriamo i tre templi denominati E, G, F.
- Il tempio G, posto più a settentrione (sulla destra, entrando nella zona archeologica), era destinato ad essere uno degli edifici religiosi più imponenti dell’architettura classica, simile al tempio di Zeus Olimpio di Agrigento. Iniziato nel 530 a. C., il tempio G non riuscì ad essere ultimato prima della caduta di Selinunte. La sua altezza eccezionale raggiungeva circa 30 metri. Il lungo periodo impiegato nella costruzione portò all’utilizzo di uno stile dorico più evoluto nella parte occidentale.
- Tempio F è il più piccolo, doveva avere 6 colonne sulle fronti e 14 sui lati. La cella è preceduta da un pronao (vestibolo anteriore), manca l’opistodomo (portico posteriore).
- Tempio E, risale al 460-450 a. C.; ha forme doriche, 6 colonne sulle fronti e 15 sui lati. La cella è preceduta da un pronao, sostenuto da due colonne, ed è seguito dall’adyton: parte sacra, riservata e inaccessibile, sopraelevata rispetto alla cella. Il tempio E, crollato a causa di un terremoto, è stato rialzato nel 1960. Sono di questo tempio le stupende metope di soggetto mitologico, conservate nel Museo archeologico di Palermo. Le tracce di altri due templi sono state scoperte sotto quello risollevato.
La città punica
Andando ora a sud, verso le altre rovine, si incontrano i resti delle possenti fortificazioni che cingevano la città sin dall’età arcaica. Ecco poi la città punica: un’area sacra dedicata ai sacrifici e l’abitato con muri a telaio; sui pavimenti c’è il segno della dea Tanit, del caduceo, del dio Toro.
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Riprende la serie dei templi coi resti del tempio O, dorico, e del tempio A, simile al precedente, entrambi di data incerta (tra il 490 e il 460 a. C.). Le abitazioni e le botteghe di quest’area ne attestano, coi templi, la duplice funzione pubblica e privata. Vi sono anche i resti di due altri edifici di culto, il Megaron e il tempio B con colonne ioniche e fregio dorico.
Al centro di questo vasto spazio, il temenos, sorge il grandioso tempio C, iniziato nel 560 a. C., rialzato in parte intorno al 1939, col solito intervento di anastilosi. Dorico arcaico, mostra i resti delle sue 6 colonne sulla fronte e 17 sui lati; la cella, sopraelevata, è preceduta da un adyton con 4 colonne.
Tre metope del frontone sono conservate nel Museo archeologico regionale A.Salinas di Palermo e rappresentano gli esempi più alti della scultura selinuntina. Nello stesso Museo, si trova parte della decorazione fittile, geometrica e floreale del timpano, culminante con la magnifica testa di Gorgone in coroplastica che ornava il frontone del tempio.
Un po’ a nord, si vedono i resti del tempio D, simile al tempio C. All’estremità sud-est del temenos un grande portico a L delimitava l’intera area. La zona nord occidentale dell’acropoli era adibita a mercato, con botteghe, agorà ed edifici di tipo abitativo intorno. Continuando ancora verso nord, si giunge alla porta che chiudeva l’acropoli, con varie torri e fortificazioni, fulcro dell’intero sistema difensivo selinuntino.
Fonte: Visit Sicily
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