Deruta, alla scoperta del borgo della ceramica in Umbria

deruta via wikimedia commons

Il borgo umbro è celebre per la sua produzione locale. La sua lunga storia arriva fino ad oggi ed è legata a doppio filo a quella del paese.

La felice posizione geografica di Deruta (PG) in Umbria, in prossimità di importanti vie di comunicazioni terresti e fluviali, e la facile reperibilità dell’argilla nelle colline adiacenti, hanno sostenuto lo sviluppo dell’attività dei vasai derutesi e l’espansione dei loro commerci

Già diffusa in età romana, la ceramica derutese ha costituito in alcuni secoli una monoeconomia per la cittadina. In un pubblico incanto del 1277 si richiede una fornitura da eseguire ad modum mattorum Dirupta.

La tradizione della ceramica nel borgo umbro continua sino ad oggi e ne caratterizza le vie, le botteghe, le piazze. Scoprirne la storia, per prepararsi a una visita di Deruta, è un modo per apprezzarne maggiormente la tradizione.

 

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Storia della produzione e degli stili decorativi

Dal 1336 risultano organizzazioni cooperativistiche per la produzione di oggetti d’uso comune, dipinti nei soli colori di bruno e verde ramino su uno smalto di fondo biancastro, la Maiolica Arcaica. Si tratta di ceramica rivestita da una coperta vetrificata. I decori erano in verde/rame o bruno di manganese e foggiata al tornio in unica soluzione. Avevano principalmente motivi geometrici e floreali.  

Dal Quattrocento in poi la rigidità di forme e stili lascia il posto a una serie di varianti iconografiche, con l’acquisizione dell’arancio, del giallo e del blu. Si passa dalla funzione d’uso a quella decorativa, come nel caso dei piatti da pompa. Nuovi ornamenti vengono codificati  secondo uno schema formale: un medaglione centrale e una serie di fasce concentriche parallele che lo attorniano.

Dalla seconda metà del Quattrocento due fenomeni interessano Deruta: la consistente immigrazione di vasai, dopo la peste del 1456, e il più stretto rapporto con i maggiori esponenti della pittura umbra. Così l’offerta di Deruta si propone a mercati tanto ricchi che popolari. Accanto ai raffinatissimi e sofisticati lustri è fiorente anche l’arte delle terrecotte invetriate. Anzi, nelle stesse fornaci si concentravano produzioni di laterizi, terrecotte e vasi dipinti. Nuovi protagonisti si aggiunsero agli originari nuclei dando vita ad una vivacità artistica e commerciale senza precedenti. Nel Cinquecento prende forma lo stile Compendiario. Si tratta di uno stile riassuntivo e sommario nel tracciare le raffigurazioni ma con forme complesse di baccellature, rilievi plastici e orli sinuosi. Con lo stile  Calligrafico, poi, le decorazioni, in monocromia blu o arancio, sono composte di un fitto intreccio di fogliame con inserti paesaggistici, scene di caccia, raffigurazioni zoomorfe.

 

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Il Raffaellesco

Infine, un motivo decorativo diventato emblema dell’arte derutese e riconosciuto in tutto il mondo viene definito Raffaellesco. Fu introdotto nel territorio nella prima metà del 1600, traendo ispirazione dagli affreschi di Raffaello Sanzio nelle Stanze Vaticane, che lo impegnarono dal 1508 fino alla sua morte, il 1520.

Il maestro urbinate, a sua volta, era stato ispirato per quel suo lavoro dalle cosiddette decorazioni a grottesche, termine coniato dagli uomini d’arte del XV secolo per definire i sistemi decorativi rinvenuti sulle pareti e sulle volte della Domus Aurea, il Palazzo di Nerone costruito a Roma tra il 64 e il 68 d.C., che ha segnato e influenzato, con la sua scoperta, l’iconografia del Rinascimento. Le decorazioni dell’edificio furono definite a grottesche proprio perché, appunto, ritrovate dentro le grotte della domus imperiale. 

Quando Raffaello e il suo collaboratore Giovanni da Udine esplorarono la Domus Aurea «restarono l’uno e l’altro stupefatti della freschezza, bellezza e bontà di quell’opere, parendo loro gran cosa ch’elle si fussero sì lungo tempo conservate». Sono le parole dello storiografo e storico dell’arte Giorgio Vasari. Fu proprio Raffaello a comprendere a fondo la logica di questi sistemi decorativi. Grazie alla profonda conoscenza delle fonti letterarie e artistiche della classicità riuscì a ricreare l’antico senza dover ricorrere a un’imitazione passiva. Ancora oggi la produzione derutese, celebre per i suoi arancioni, i blu, i gialli, racconta di quel tempo e di quello stile decorativo così versatile, fresco, Raffaellesco.

Fonte: Umbria Tourism.

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