Sono oltre 190 le specie censite per l’oasi, originatasi da un bacino artificiale, che rappresenta per l’appassionato di fauna aviaria un vero e proprio scrigno di osservazioni e fotografie.
L‘Oasi WWF di Alviano, in Umbria, è uno dei maggiori siti naturalistici, ideali per il birdwatching, della Regione. Sono oltre 190 le specie censite, tra stanziali, germani, folaghe, aironi bianchi, cenerini e garzettee che percorrendo una delle principali rotte migratorie si imbattono nel lago di Alviano. Per chi avesse in programma una visita nel cuore verde d’Italia o fosse appassionato di osservazione della fauna locale, ecco alcune indicazioni per godere appieno dell’Oasi di Alviano.
Come raggiungere l’Oasi
Percorrendo l’Autostrada del Sole, si consiglia di uscire ad Orvieto. Dopo aver goduto dell’arte,della città sotterranea, del Pozzo di San Patrizio e del Duomo, si seguono le indicazioni per l’Oasi. Se invece si arriva dalla superstrada, sulla E45, si deve prendere l’uscita per Todi. Dopo una passeggiata in centro e dopo aver ammirato il capolavoro rinascimentale di Santa Maria della Consolazione, segui il corso del fiume Tevere fino a raggiungere il territorio del comune di Alviano, dove è custodito questo paradiso degli uccelli migratori.
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Una riserva WWF
La storia dell’Oasi di Alviano inizia negli anni Sessanta, quando in seguito alla costruzione dello sbarramento di Alviano sul Tevere, finalizzato alla produzione di energia elettrica, si venne a formare un lago artificiale. In pochissimo tempo la zona iniziò a richiamare migliaia e migliaia di uccelli acquatici in migrazione. Per proteggerli, nel 1977, venne istituito il divieto di caccia su tutta l’area. Oggi, rappresenta una delle Oasi più grandi del WWF.
La tipica vegetazione palustre con carici, canne e giunchi, e il bosco igrofilo di salici, pioppi e ontani neri, sono un habitat ideale per la sosta e lo svernamento. Moriglioni, mestoloni, fischioni, alzavole e canapiglie popolano la palude.
In primavera si possono ammirare gli svassi, gli ardeidi e i passeriformi, ma anche picchi e cuculi. Con l’arrivo della bella stagione i piccoli si involano. Decine di nibbi bruni veleggiano sull’oasi e i pulli escono dai nidi.
Visitare l’Oasi
Attraverso un sentiero ad anello di 1,5 km, accessibile anche ai disabili, si può studiare la vita della palude. Sei capanni di osservazione, un’alula didattica e una torre di avvistamento consentono una visione unica del territorio circostante.
Se le condizioni meteo lo permettono e se si è dotati della giusta attrezzatura, è possibile avventurarti nel vecchio sentiero. Costeggiando il fiume Tevere e attraversando un argine si completa un percorso di 7 Km quasi del tutto pianeggiante.
Per chi volesse invece approfondire la conoscenza di questo scrigno di biodiversità, l’Oasi ospita uno dei centri di educazione ambientale e alla sostenibilità della Regione Umbria. Il laboratorio didattico è dotato di microscopi e stereoscopi che consentono a tutti, grandi e piccini, di fare un’esperienza didattica alla scoperta della vita in una goccia d’acqua. Ovviamente è consigliato non lasciare a casa la propria Reflex. L’Oasi offre infatti moltissimi punti di vista privilegiati per la fotografia naturalistica.
Fonte: Umbria Tourism.
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