Artigianato ad Orvieto: le tradizioni di merletto e ceramica

Alla scoperta di due delle arti più rappresentative della Regione e della città. La loro storia secolare si intreccia a quella del borgo e ne ha segnato le vicende.

L‘Umbria, ‘Cuore verde d’Italia’, è una regione dalla lunga tradizione artigianale e manifatturiera. Fra le produzioni d’artigianato più rappresentative in questo senso vi è Orvieto. La città non è celebre solo per il suo Duomo e per le sue particolarità architettoniche, fra cui il Pozzo di San Patrizio, ma anche per le antiche arti del merletto e della ceramica. Le loro storie si intrecciano a quelle del comune da secoli. Eccone una sintesi, per chi volesse visitare Orvieto all’insegna non solo dell’arte più nota, ma anche dell’artigianato e della sua tradizione.

 

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Il merletto

L’arte del merletto d’Orvieto, già detto Trina d’Irlanda, esiste fin dal XVII sec. Agli inizi del 900 l’istituzione dell’Ars Wetana si prefiggeva come scopo la confezione di merletti con caratteristiche del tutto locali, riprendendo particolari e motivi artistici del Duomo.

L’idea fu lanciata dal Senatore Conte Eugenio Faina e realizzata dal figlio Claudio che diede un fondo per un lavoro semplice ma pregevole che le donne potessero svolgere a domicilio così da avere un reddito personale

Si tratta di un merletto unico nel suo genere, sia per la tecnica  di lavorazione  che per i disegni da cui scaturiscono delle vere opere d’arte come centri e intarsi per abbigliamento e biancheria. La tecnica di esecuzione è composta da più fasi realizzate anche da persone diverse, specializzate nelle varie parti di lavorazione. 

Storia e tradizione

Gli strumenti essenziali sono uncinetto e filo di cotone sottilissimi. Si fa un disegno su carta e si  riporta su una tela a trama fitta. Si esegue l’ornato in base al disegno e si cuce sulla tela. Alla fine il fondo che unisce tutti i pezzi: il disegno e la parte centrale formata da tondini, con una rete che può essere di diversa  forma e i pippiolini che rifiniscono il lavoro. Una cosa da mettere in evidenza è la particolare stiratura inamidata, fatta con caratteristici attrezzi in ferro somiglianti a punteruoli con la punta arrotondata, precedentemente riscaldati. Con questi si  crea l’effetto a rilievo del disegno che distingue il merletto di Orvieto.

Oggi la passione per le tradizione non si è spenta e l’antica arte del merletto si è arricchita di nuove e originali forme. Abili merlettaie partendo dagli antichi disegni hanno creato un percorso tutto individuale dove il sapere antico si fonde in nuove creazioni con materiali apparentemente lontani dall’uso tradizionale.

Pelli, maglie e tessuti particolari entrano a pieno titolo nel mondo della moda e dell’arredamento proponendo intarsi su scarpe, abiti da sposa, paralumi, sedie e articoli rivolti  ad una clientela raffinata e competente che sa apprezzare il valore inestimabile di pezzi fatti a mano.

 

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La ceramica

L’artigianato della ceramica di Orvieto ha una tradizione millenaria. La sua nascita infatti è contemporanea ai primi insediamenti umani. In epoca etrusca ha conosciuto una fase importantissima con la produzione dei buccheri: una ceramica a base di argille molto raffinate, lavorata al tornio e  uniformemente nera poiché cotta  in mezzo al carbone e in mancanza di ossigeno.

Ma è nel medioevo che la maiolica arcaica orvietana ha un primato indiscusso, diventando un modello per altri centri produttivi italiani. Il periodo di maggior splendore è tra la fine del Duecento e la metà del Trecento  con le produzioni in bruno e verde su smalto bianco, abbellite da decorazioni a retina per il fondo e da ricche forme in cui compaiono uccelli, pesci, animali, esseri umani e bestie dalle teste umane.

Nel Quattrocento i Vascellari – così  venivano chiamati i maestri artigiani – introducono nuovi colori come giallo e blu cobalto e nuove tecniche di decorazione quali la ingobbiatura graffita, verde a rilievo – detta zaffera. Ancora oggi, se avete voglia di una passeggiata tra gli scavi, è possibile vedere quelli che furono i maggiori templi della produzione di Orvieto: la quattrocentesca fornace nei pressi del Pozzo della Cava  o il vicino opificio che rimase funzionate sino alla metà del Cinquecento.

 

pozzo della cava reperti ceramica via wikimedia commons

Reperti di ceramica dal Pozzo della Cava. Via Wikimedia Commons.

 

Una tradizione riscoperta

La riscoperta della maiolica arcaica, con i ritrovamenti di epoca medievale estratti dai butti delle cucine dei palazzi e delle case, incentivò la rielaborazione di forme e decorazioni antiche, adattate alla nuova produzione artigianale locale riprendendo i motivi di un tempo.  Tra le due guerre inizia poi la produzione delle famose brocche con il largo beccuccio sporgente (galletto). Degno di nota è, infine, ricordare come le tessere dei mosaici, sapientemente alternati ad elementi scultorei, della splendida facciata del medievale Duomo di Orvieto siano di produzione locale. Quest’ultima, a partire da questo evento artistico, fu diffusamente conosciuta con la denominazione di stile orvietano.

Fonte: Umbria Tourism.

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