Origini e leggende, usanze e tradizioni secolari sarde per ricordare i defunti nella notte di Halloween.
Is animeddas e su mortu mortu: si chiama così la festività di Halloween in Sardegna. La notte del ricordo dei defunti è animata sull’isola da riti spirituali e usanze misteriose, retaggio di un passato millenario.
Forse ha origini preistoriche, certo è che assomiglia alle feste di tradizione anglosassone. È la notte del 31 ottobre, quando i regni della luce e della tenebre si congiungono e permettono alle anime dei defunti di far ritorno nei luoghi ai quali erano legati in vita. Tra le anime sospese primeggiano in Sardegna le janas. Si tratta di piccoli spiriti in equilibrio tra cielo e terra, con voce suadente e bellezza incantatrice, fate o streghe a seconda dei luoghi dove sono evocate. Abitano le domus de Janas, sepolcri scavati nella roccia, simbolo di una facies culturale diffusa in tutta la Sardegna tra il IV e il III millennio a.C.
Tradizioni
Is animeddas nel sud dell’Isola, su mortu mortu, is panixeddas e su bene ‘e sas animas nel Marghine, Goceano e Barbagie, su peti coccone in Baronia, a pedire a sos moltos nel Logudoro. Il nome della festa varia, ma la questua dei bambini è identica. Si gira per le vie dei paesi bussando a ogni porta e recitando filastrocche tradizionali, chiedendo un’offerta per le anime.
A Galtellì la domanda è “carchi cosa a sas ànimas” (qualcosa per le anime). Nel Sassarese, esclamano “a fagher bene a sos mortos!” (a far bene ai morti!). Mentre a Seui, alle porte dell’Ogliastra, si celebra su Prugadoriu: i bambini indossano una veste bianca con sacco in spalla e intonano la litania “seus benius po is animeddas” (siamo venuti per le piccole anime). Nel Campidano alla richiesta “si onada a is animas?” (ci dai per le anime?), il dono un tempo erano pane ‘e sapa, arance, melagrane e mandorle, oggi caramelle, biscotti e cioccolatini.
Nelle Barbagie si ricevono anche castagne e dolci preparati per l’occasione, papassinos, copulettas e ossus de mortu. A Orune per sas ànimas si distribuivano due pani originali: sa pitzinna ’e sos santos, raffigurante una bambolina per le bambine, e sos puzzoneddos, a forma di uccellini, per i maschietti. Le offerte venivano riposte in zaini e nei sacchi mentre a Bonnanaro, Bonorva, Cossoine e Torralba i bambini andavano in giro con un tovagliolo legato sui lembi. A Dorgali usavano un cestino in canna o un fazzoletto cucito, mentre le bambine mettevano i doni in s’isportedda, un piccolo cesto.
Nelle famiglie si preparano dolci e una cena frugale per le anime vaganti, un tempo a base di fave, oggi di pasta fresca, pane e vino. In molte parti dell’Isola si lasciava la tavola apparecchiata per tutta la notte. Usanze secolari legate alla tradizione di ciascun paese, in parte vive ancora oggi.
Halloween in Italia, storia e tradizioni di una festa che ci appartiene |
Fonte: Sardegna Turismo
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