Prodotto solo per il 6 gennaio, è un omaggio alla tradizione, ma anche simbolo di accoglienza e benaugurante per il nuovo anno.
Se l’Epifania chiude ufficialmente tutte le feste, a Varese il ricordo del periodo natalizio ha un sapore dolce e delicato, come una pasta sfoglia zuccherata. L’arrivo dei Re Magi varesino è infatti caratterizzato dal cammello, diventato un dolce tipico del 6 gennaio. Un omaggio alla tradizione, ma anche un simbolo di accoglienza e benaugurante per l’anno appena iniziato.
La tradizione
Le origini del cammello di pasta sfoglia non sono del tutto chiare, ma si concorda sul fatto che possano essere ricondotte alla spiritualità del viaggio dei Re Magi. Secondo la leggenda, infatti, le reliquie dei Magi furono rubate da Federico Barbarossa nella chiesa di Sant’Eustorgio a Milano. Nel loro cammino verso la Germania, dove furono poi donate all’arcivescovo di Colonia, fecero una sosta a Varese.
I pasticceri di Varese vollero realizzare un dolce particolare in ricordo del passaggio, dando vita a una tradizione unica e molto sentita.
Oltre la rivalità
«Mio nonno mi ha raccontato più volte che, quando insieme ai suoi due fratelli decise nel 1919 di trasferirsi da Milano a Varese e aprire una pasticceria in corso Matteotti, fu proprio il pasticcere vicino, dell’allora pasticceria Garibaldi, a prestargli lo stampo per fare i cammelli, il dolce tipico dell’Epifania di cui lui non sapeva nulla», racconta Gabriela Ghezzi, terza generazione della Pasticceria Ghezzi che con i suoi 102 anni di storia è la più antica della città.
Un gesto di generosità per rispettare la tradizione, ma anche un gesto di accoglienza e unità che oggi può trovare un nuovo significato. «I cammelli sono realizzati esclusivamente per la festa dell’Epifania e nascono di pasta sfoglia semplice», prosegue Ghezzi. «Poi sono arrivati quelli farciti con creme o panna, di pasta frolla con marmellata o crema e la frutta: l’importante è però tenere fede alla forma e alla tradizione». Da Varese questa usanza negli ultimi anni si è estesa anche alla provincia, fermo restando una produzione limitata ai soli giorni del 5 e del 6 gennaio.
Prosegue Ghezzi: «Tradizione vuole anche che gli ultimi tre cammelli che sono cotti siano mangiati dalla famiglia e le zampe di questi cammelli siano incise a metà, simulando la corsa dell’animale. È un segno di buon auspicio per l’anno appena iniziato».
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Fonte: Varese DoYouLake
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