Il limone di Amalfi, storia e pietanze


Ecco tutto quello che c’è da sapere sul limone di Amalfi, lo sfusato amalfitano. La storia, la tradizione e le squisite pietanze si raccolgono attorno ad esso. E c’è la ricetta del limoncello!


Lo sfusato, il limone di Amalfi

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Il suo vero nome è “sfusato amalfitano”, varietà unica nel suo genere, Coltivata nei tipici “giardini” a terrazze dell’intera Costiera Amalfitana, lo si raccoglie da Febbraio ad Ottobre. Dal 1999 ha ottenuto l’ I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta).

Il segreto del suo ineguagliabile sapore e delle magnifiche proprietà dello sfusato amalfitano risiedono certamente nella esclusiva varietà, ma ancor più nella felice conformazione del territorio amalfitano, -protetto alle spalle dalle gelide correnti nordiche ma esposto alle brezze marine ed al sole forte, nelle antichissime tecniche di coltivazione, a terrazze, in terreni tufacei, fertilizzati unicamente con letame stallatico e trattati con anticrittogamico solfato di rame.

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Il limone d’Amalfi è ingrediente pressoché insostituibile nella gastronomia costiera, che ne utilizza il succo, la polpa, la buccia e persino le foglie.

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Il succo è usato come aromatizzante per piatti di pesce e per i frutti di mare, oppure nella preparazione di rinfrescanti limonate e delicati sorbetti, questi ultimi nel Medioevo preparati utilizzando la neve raccolta in alta quota che, stipata in profonde caverne fino all’estate, compariva sulle tavole degli opulenti mercanti amalfitani, che in tal modo amavano stupire i loro ricchi ed esotici ospiti e compratori.

La polpa, tagliata a fette grosse, e condita con un pizzico di sale, aceto, olio e mentuccia, si trasforma in una succulenta “insalata di limone”, apprezzato dessert, oppure come antipasto.

Le foglie vengono utilizzate per la preparazione delle deliziosissime “frittelle di cecenielli” (avannotti di merluzzo o di alici), oppure per aromatizzare il “coniglio alla conchese” o provolette cotte alla piastra in foglie di limone appunto.

Ma l’elemento principe dello sfusato amalfitano sta nella buccia spessa e rugosa, ricca di oli essenziali e di alcool, utilizzata attivamente in cucina, è soprattutto in pasticceria che trova la massima espressione.
La torta al limone, fatta di soffice pandispagna aromatizzato al limone e ricoperto di miele, le delizie al limone ripiene di crema di limone infine il babà inzuppato in sciroppo liquoroso al limone. Ma l’utilizzo principe, resta senza ombra di dubbio l’ormai celeberrimo limoncello.

La ricetta del limoncello

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1 litro di alcool finissimo
1 litro d’acqua
500 grammi di zucchero
la buccia di 6-7 grossi limoni amalfitani (possibilmente raccolti da poco)

Lavate con cura i limoni, sbucciateli, premunendovi di lasciare meno parte bianca possibile attaccata alla buccia. Ponete la buccia in infusione nell’alcool per una decina di giorni circa.
Trascorso questo tempo, bollite l’acqua e scioglietevi dentro lo zucchero, quindi unite l’alcool (le bucce vanno buttate). Filtrate il liquido ed imbottigliatelo.

Ottimo digestivo, deve essere sempre servito ghiacciato, quindi tenetelo nel freezer.

Fonte: Amalfi Tourist Office

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