Sicilia: Ferla, la città barocca immersa nelle riserve naturali


In Sicilia, a Siracusa, c’è Ferla, una città barocca immersa nel verde delle riserve naturali. L’archeologia, la storia e i monumenti di questo comune lo rendono unico. Per non parlare delle tradizioni gastronomiche, della natura e dell’artigianato.


In Sicilia Ferla, la città barocca, immersa nel verde delle riserve naturali.

Etimologia della città di Ferla, in Sicilia

Il nome di Ferla fu, probabilmente, coniato prendendo spunto dai molti alberelli che crescono nella zona. La ferula communis, un’erba perenne che appartiene alle ombrellifere, a fiore giallo, detta anche ferolaggine o finocchiaccio. Nei documenti antichi troviamo, infatti, il paese indicato come Ferula.

Descrizione Generale

Ubicato alle pendici del Monte Rigoria, a quota 556 m. s.l.m., Ferla è un piccolo comune, immerso nel verde dei boschi e della vegetazione mediterranea, a poca distanza dalla Necropoli di Pantalica e dal corso del fiume Anapo. Il paese vanta notevoli esempi di architettura sacra barocca. I dintorni dell’abitato sono ricchi di antiche testimonianze che vanno dalle necropoli sicule (XII sec. a.C.) a quelle cristiane e comprovano l’esistenza di un passato carico di storia. Sono ancora poco note le origini del centro abitato anche se, alla luce dei recenti ritrovamenti archeologici e di autorevoli fonti storiche, che riferiscono notizie riguardo al Castel di Lega, si può sostenere che il territorio di Ferla era già abitato prima della colonizzazione greca dell’VIII sec. a.C. La comunità identificata con il Castel di Lega doveva essere insediata sulla collina denominata «castello» a sud dell’attuale abitato.

Tracce di necropoli e di abitazioni rupestri documentano, ancora oggi, l’esistenza di un nucleo abitato di età pre-greca in tale sito e nelle immediate vicinanze.

L‘arrivo dei greci dovette comportare lo spostamento della popolazione in un sito più riparato e ritrovamenti di una necropoli ellenistica sotto il perimetro della Chiesa Madre e sotto il piano di San Sebastiano (corrispondente con l’area circostante la Chiesa dedicata al Santo Patrono del Paese) confermerebbero tale ipotesi. Il centro urbano fu ampliato e acquistò la fisionomia di città nell’età normanna, ed è probabilmente da quel momento storico che assunse la denominazione attuale.

Il terremoto del 1693 che distrusse e travolse ogni cosa nella Sicilia orientale cancellò, però, per intero la cittadina medievale, compresi gli edifici sacri della “matrice” (Chiesa Madre) e dei due conventi.

L‘edificazione del paese avvenne in nuovo sito, in un territorio più pianeggiante, verso Nord, ai piedi del Monte Rigoria, prediligendo dunque uno spazio non solo più vasto ma anche meno scosceso e irregolare. Nelle zone scoscese, come è ancora oggi evidente grazie alla conservazione di un ampio complesso di ruderi, l’architettura non fu più ricostruita a scopo abitativo. Dell’antico centro fu ricostruita solo la parte in piano e quella ruotante intorno alla Chiesa Madre e alla Chiesa di San Sebastiano, che diventò, così, il settore urbano coincidente tra l’antico e il nuovo abitato. Qui l’esigenza di ricostruire le antiche chiese e i palazzi baronali obbligò la ricostruzione integrale del centro politico-religioso, che divenne il nucleo di partenza del nuovo intervento urbanistico. L’ubicazione dell’attuale centro abitato fu studiata tenendo conto delle coeve esperienze pianificatorie di Sicilia e in particolar modo del progetto urbanistico di Noto. La distribuzione stessa delle chiese, pensate intorno ad un’arteria di carattere scenografico e rappresentativo, è uno spunto netino.

La nuova Ferla si sviluppò attorno all’incrocio dei due assi perpendicolari, ancora oggi esistenti, riprendendo un preciso tema urbanistico dell’antichità classica e il simbolo cristiano della croce.

Lungo tali assi si manifestò l’architettura urbana più rappresentativa; quella delle chiese e dei palazzi gentilizi. Il novello decumano divenne strada civica e vi si insediarono i migliori esempi di architettura residenziale. Il novello cardo(via V. Emanuele) divenne invece via sacra ed accolse lungo il suo breve corso in pendenza ben cinque chiese e due monasteri. Ciò, al fine di costituire una scena barocca ideale, di grande fascino, utilizzata, ancora oggi, per ogni tipo di pubblica manifestazione: processioni, feste, spettacoli.

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Produzioni tipiche della città di Ferla, in Sicilia

Nel territorio di Ferla si produce l’olio extravergine d’oliva dei “Monti Iblei” che ha ottenuto il riconoscimento DOP con la menzione geografica “Monte Lauro” e la pregiata varietà d’olive “Tonda Iblea”, da cui si produce il summenzionato olio. Apprezzate sono anche le ricotte e i formaggi prodotti con latte di allevamenti locali.

Gastronomia

Specialità gastronomiche, tramandate da generazioni, sono le cassatedde di Pasqua, tipici dolci ripieni di ricotta e cannella e i cuddureddi, sottili sfoglie di pasta dolce ripiena di gherigli di noce impastati col miele. Da non dimenticare il pane casereccio che ancora oggi è prodotto secondo le antiche tradizioni.

Artigianato

Ancora oggi a Ferla operano scalpellini e intagliatori di pietra da taglio che ricavano dal calcare ibleo forme di matrice tardo-barocca. Resistono, e sono anzi in lenta ripresa grazie alla riscoperta e alla rivalutazione dei manufatti artigianali, le attività femminili legate al ricamo, al tombolo, all’intaglio su lino e cotone.

Cosa vedere nella città di Ferla, in Sicilia

Chiesa Madre S. Giacomo

@Siracusa Turismo

Diversi stili architettonici, conseguenza dei vari terremoti, su un impianto murario imponente

La Chiesa Madre è l’unica chiesa parrocchiale di Ferla ed è dedicata a San Giacomo Maggiore Apostolo.

Fu ricostruita dopo il terremoto del 1693, sullo stesso perimetro di una costruzione precedente, probabilmente di tipo rinascimentale, come dimostrano i reperti raccolti nel lapidario del Battistero.

La struttura attuale è caratterizzata da un impianto murario imponente sostenuto da robuste colonne sui due lati e realizzato con conci squadrati di pietra da taglio.

Il prospetto, oggi costituito da due ordini architettonici (il primo dorico, il secondo ionico), non fu mai completato: il terremoto del 1848 ha cancellato la parte incompleta del terzo ordine.

Sulla facciata campeggia lo stemma civico della città. Successiva alla realizzazione del prospetto è la torretta dell’orologio, costruita su una delle colonne, sul lato nord.

L‘interno, di ampie dimensioni, ha tre cappelle per ogni lato e l’apparato decorativo degli stucchi e delle sculture è di stile corinzio.

Chiesa di S. Antonio

Siracusa Turismo

Edificio barocco che si discosta dalla tradizione dell’epoca e custodisce numerose opere d’arte.

Originariamente (nel sec. XVI) era ubicata nella parte bassa dell’abitato, nel quartiere di fronte alla Chiesa del Carmine. Nel 1693 fu interamente distrutta dal terremoto e successivamente risostruita nell’attuale sito, al centro del nuovo abitato, nel settore sud-ovest dei quattro canti. La riedificazione fu avviata immediatamente con la progettazione di un impianto a croce greca di 33 metri per ogni asse, tuttavia, per il completamente fu necessario quasi un cinquantennio.

L’esterno, particolarmente interessante, è composto da una sinuosa facciata barocca costituita da tre corpi concavi di cui i due laterali sono coronati da celle campanarie.

La chiesa si stacca dal prototipo di “facciata-torre”, tipica dell’architetto Gagliardi, fautore dell’urbanizzazione barocca di Noto, modello tanto spesso usato nei piccoli centri iblei lungo tutto l’arco del Settecento. tuttavia mantiene alcuni segni della scuola gagliardiana: nella sagoma del portale e delle nicchie, nei particolari decorativi e innanzitutto in quel frenetico movimento di tutto l’insieme.

L‘interno è uno spazio dinamico, tipologicamente nuovo e raramente usato. La volta della cupoletta ottagonale è un ricamo eccezionale di fregi, di affreschi, di stucchi. L’affresco centrale, raffigurante il “Trionfo di S.Antonio”, è del Crestadoro, così come gli altri riquadri e la lunetta di San Matteo. Le 14 sculture a stucco riproducenti le virtù teologali e cardinali sono opere che si richiamano allo stile di Giacomo Serpotta, pittore siciliano della seconda metà del 1600. In apposite nicchie, si conservano pregevoli sculture lignee del Settecento raffiguranti santi cari alla devozione religiosa dei ferlesi (Sant’Antonio, San Michele, la Madonna degli Agonizzanti).

La cupoletta della torre campanaria sinistra cadde in seguito al terremoto del 1908. La chiesa fu fatta sacramentale nel 1831 con decreto del vescovo di Siracusa.

Estensione:  23 Kmq
Abitanti:  2.579
Altitudine:  556 m. slm

CAP: 96010

Prefisso Telefonico: 0931

Fonte: Siracusa Turismo

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