Marche, Amandola: il borgo del tartufo


Scopri il borgo di Amandola: leggende, panorami mozzafiato e un tesoro gastronomico soprannominato ‘il diamante’ da scoprire


Alle pendici del Monte Amandola, tra il fiume Tenna e il torrente Bora, sorge il borgo di Amandola. Un paese nella provincia di Fermo, con poco più di 3 mila abitanti, circondato dai Monti Sibillini.  

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Una terra fatta di leggende, romanticismo e sapori unici come il tartufo pregiato, prodotto di punta del borgo. Vi portiamo a conoscere Amandola.

Storia e toponimo di Amandola

La nascita del borgo si fa risalire al 1248, quando tre castelli decisero di unirsi e costituire il primo comune libero delle Marche. 

Sono in molti a giocare con il nome del borgo, legandolo al gerundio del verbo amare, ed effettivamente le origini del toponimo hanno una nota romantica. Si racconta che Amandola nasce dall’amore della giovane Fillide, figlia di Licurgo, re di Sparta, per Demofonte, figlio di Teseo. Fillide scappa dalla Grecia credendo di essere stata abbandonata dal suo sposo Demofonte e si rifugia sui monti della Sibilla. Per il profondo dolore decide di togliersi la vita, trasformandosi in un mandorlo senza foglie. Quando Demofonte apprende la notizia, decide di raggiungere il luogo dove la sua amata era morta e abbracciare l’albero. In quel momento cominciano a crescere rami con foglie verdi e rigogliose. 

Curiosità sul borgo di Amandola

Amandola, insieme ai borghi di Rotella e Montedinove, fa parte dei Sibillini Romantici. Un progetto finanziato dall’Unione Europea, per realizzare la Strada Romantica dei Sibillini, Musei del gusto, spazi di coworking  e una rete turistica per promuovere il territorio. 

La scelta dell’aggettivo “Romantici” non è casuale. È un territorio al femminile dove in epoca contadina erano le “vergare“, termine proprio del dialetto marchigiano, a essere a capo delle famiglie. E, ancora, si tratta di terre legate alla leggenda della Sibilla. Una maga che, secondo la credenza popolare, ammaliava gli uomini e poi si trasformava in un animale per mangiarli. 

Cosa vedere ad Amandola

Tra le attrazioni di carattere religioso, citiamo la Cattedrale di San Ruffino e Vitale, fondata nell’XI secolo dai Benedettini e composta da una cripta sottostante dove sono conservate le reliquie del Santo Ruffino. Sotto la tomba si trova un ipogeo, riconosciuto dall’Università di Napoli Federico II come una delle quattro cappelle carolinge rimaste intatte in Italia. 

Il Convento dei Cappuccini conservava una pala d’altare dal titolo ‘Madonna col Bambino in trono e i Santi Giovanni Battista’, realizzata da Pietro da Cortona intorno al 1631. Prima di tornare in Francia, le truppe di Napoleone rubarono alcune opere tra cui questa che è stata ritrovata – e tutt’oggi esposta – a Milano nella Pinacoteca di Brera. Di questa pala esiste una gemella che è rimasta ad Amandola e oggi è conservata nel museo cittadino. 

Merita una visita anche l’Archivio storico, dove sono conservate circa mille pergamene che raccontano la vita, le tradizioni e i costumi di coloro che abitavano queste terre intorno all’anno 1000. Tra i vari documenti recuperati, è stato trovato anche un testo sull’origine delle Fregnacce. Una pasta all’uovo che contadini e boscaioli si portavano via al mattino per il pranzo. 

Cosa fare ad Amandola

In onore del tartufo si svolgono ad Amandola, nel corso dell’anno, tre manifestazioni. 

A marzo con “Diamanti a tavola: festival del tartufo nero pregiato e dei prodotti tipici dei Sibillini” si celebra la tipologia più prelibata. 

Nel mese di luglio il borgo si anima con due giornate di festa e stand gastronomici grazie alla “Festa del gelato artigianale e del tartufo nero estivo”

A novembre, il protagonista è il tartufo bianco pregiato insieme ai prodotti tipici dei Sibillini.

Un’altra occasione per conoscere i sapori locali è la festa della Fregnaccia che si svolge l’ultima settimana di agosto. Un piatto mangiato dai contadini e dai boscaioli durante la pausa lavoro. 

Non solo cibo. Ad Amandola è possibile fare, durante tutto l’anno, escursioni a piedi, a cavallo e in e-bike in montagna e al lago San Ruffino. Gli amanti del ciclismo possono iniziare da qui il circuito Gas (Grande Anello dei Sibillini) essendo Amandola la porta est del Parco dei Sibillini. 

Si può percorrere anche il sentiero dei Templari, chiamato così perché un tempo frequentato dai cavalieri templari che partivano dal Monte dell’Ascensione fino ai Monti Sibillini per portare i voti alla Sibilla. Oggi questo itinerario di 57 km è stato ricostruito e mappato per essere percorso in uno o più giorni, a piedi, in bici o a cavallo. 

Cosa mangiare ad Amandola: il tartufo pregiato, la mela rosa e le Fregnacce 

Il tartufo di queste terre è un prodotto pregiato che si trova tutto l’anno. A marzo è comune trovare il tartufo nero pregiato, in estate il tartufo nero estivo, mentre a novembre il tartufo bianco pregiato dei Monti Sibillini. Un’eccellenza, quest’ultimo, celebrato dallo chef Massimo Bottura che ha partecipato a due edizioni di Diamanti in Tavola e ha, successivamente, esportato il tartufo negli Stati Uniti.

Altro prodotto di punta di Amandola e del territorio circostante è la Mela Rosa. Una particolare tipologia di mela non destinata alla vendita. Veniva raccolta dai contadini a ottobre e conservata nella paglia fino a primavera. Un frutto che si sta cercando di recuperare e che oggi è diventato simbolo dei borghi intorno ai Monti Sibillini.

Tra le tipicità locali troviamo anche le Fregnacce. Una pasta all’uovo condita con formaggio e pepe, mangiata dai contadini e boscaioli quando andavano a lavorare nelle montagne.

La sua origine è stata attestata grazie al ritrovamento di documenti oggi conservati nell’Archivio storico. La ricetta originale è stata poi arricchita con pecorino e tartufo bianco o nero.

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