Tra rievocazioni storiche e Calcioni vi portiamo a scoprire il borgo di Treia nelle Marche
Borgo più bello d’Italia nella provincia di Macerata, Treia sorge a nord della valle del Potenza. Si tratta di un paese dalle origini medievali che diede i natali alla scrittrice Dolores Prato autrice del romanzo Giù la piazza non c’è nessuno.
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Le vie di Treia si animano ogni estate con la rievocazione storica della disfida del bracciale ed è conosciuta per il tradizionale Calcione, da provare sia dolce che salato. Superiamo l’antica cinta muraria e addentriamoci alla scoperta del centro storico di Treia.
Origini e toponimo di Treia
Le origini del borgo sono incerte. Alcuni storici affermano che Treia sia stata fondata dai Sabini intorno al IV secolo a.C., mentre altri esperti attribuiscono la sua nascita ai Piceni in epoca preromana. Il suo nome, invece, è legato alla dea Trea-Jana, divinità di origini greche e siciliane protettrice della natura, simbolo della Luna e della maternità.
In epoca medievale il paese cambiò il nome in Montecchio – da Monticulum o Monteclum ovvero piccolo monte – per poi ottenere alla fine del Settecento il titolo di città e tornare, grazie a Papa Pio VI, al suo nome originale.
Cosa vedere nel borgo di Treia
Entriamo nel cuore del borgo accedendo da una delle sette porte di ingresso della città. Tra le più importanti citiamo Porta Vallesacco, protagonista di un’importante conquista storica per la città. Nel 1263 gli Svevi cercarono di conquistare Treia per pareggiare alcuni conti in sospeso con lo stato della Chiesa. I cittadini, tuttavia, con astuzia riuscirono a catturare Corrado d’Antiochia, inviato da Manfredi di Svevia, impedendo così l’assedio.
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Edifici religiosi
Numerose sono le architetture di carattere religioso. Tra le varie vi nominiamo chiesa di San Filippo Nero accanto alla piazza principale di Treia, piazza della Repubblica. La chiesa di Santa Chiara in stile barocco, dove è conservata la statua in legno della Madonna di Loreto che si dice essere stata scolpita da San Luca. Il duomo della Santissima Annunziata, costruita tra il 1782 e il 1814, opera dell’architetto romano Andrea Vici e considerata una tra le cattedrali più grandi delle Marche. Senza dimenticare il Santuario del Santissimo Crocifisso, realizzato agli inizi del Novecento sui resti di un’antica collegiata e opera dell’architetto Cesare Bazzani. Al suo interno custodisce due pavimentazioni in mosaico e degli affreschi risalenti al Settecento dedicati alla vita di San Francesco di Assisi.
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Pinacoteca comunale
La pinacoteca, ospitata all’interno del Palazzo Comunale, merita una visita per ammirare i ritratti risalenti al Settecento e Ottocento raffiguranti la nobiltà di Treia, ma anche opere di celebri artisti come Pietro Tedeschi, Antonio Balestra e Agostino Bonisoli.
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Accademia Georgica
Sul lato destro di Piazza della Repubblica, sorge l’accademia Georgica realizzata nel XVIII secolo da Giuseppe Valadier. L’istituzione fu fondata dallo scrittore Bartolomeo Vignati nella prima metà del Quattrocento. L’idea era quella di riunire sotto il nome di Sollevati – alludendo al potere di elevazione della poesia – nobili intellettuali che si dedicassero a quest’arte. Al suo interno sono conservati 14 mila volumi e ospita l’archivio storico comunale.
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Villa Quiete o Spada
Un altro edificio architettonico opera di Valadier è Villa Quiete, meglio conosciuta come Villa Spada. Considerata una tra le ville più particolari delle Marche, è stata costruita su una collina poco fuori dal centro di Treia e circondata da un parco ampio più di due ettari.
Di proprietà del conte Lavinio de’ Medici Spada, alla sua morte fu ereditata dal fratello Alessandro e successivamente dal nipote Tommaso. Nel corso del secondo conflitto mondiale, fu usata come campo di prigionia per donne colpevoli di atteggiamenti etici e politici corrotti e, nel 1943, per internare soldati appartenenti per lo più alla Polizia dell’Africa italiana.
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Centro studi Dolores Prato
Ultimo ma non per importanza, consigliamo una visita anche al centro studi dedicato alla scrittrice Dolores Prato, ospitato all’interno del teatro comunale. Dolores Prato nasce a Roma nel 1892 per poi essere affidata a dei cugini materni che vivevano a Treia. Qui la Prato trascorre la sua infanzia e buona parte della sua adolescenza. Sono proprio questi anni a essere narrati dall’autrice nel suo romanzo Giù nella piazza non c’è nessuno. All’interno del museo sono conservate lettere, fotografie, manoscritti e oggetti personali.
Cosa fare a Treia
Molte sono le attività da poter svolgere a Treia. È possibile esplorare il parco di San Lorenzo a piedi o in bici per ammirare il paesaggio circostante.
Per gli amanti del trekking è possibile percorrere anche la via Lauretana, che da Roma, attraversa il Lazio, l’Umbria e arriva fino alle Marche. Un tracciato recuperato e valorizzato recentemente grazie agli interventi del comune di Treia.
Ad animare le strade del borgo ogni estate, nel mese di agosto, ci pensa la rievocazione della disfida del bracciale. Giunta alla 44° edizione, viene celebrato l’antico gioco del pallone con il bracciale e vengono aperte le taverne di Treia per assaggiare i piatti tipici del borgo. Artisti, scultori e sfilate in costume si aggiungono al clima di festa.
Tra fine maggio e inizio giugno, si tiene la sagra del Calcione. Piatto tipico del paese che in questa occasione si ha la possibilità di assaggiare in diverse versioni.
Cosa mangiare a Treia
Come accennato, la specialità gastronomica di Treia è il Calcione. Si tratta di grandi ravioli ripieni di pecorino, uova, scorza di limone e cannella. Il Calcione di Treia vanta il riconoscimento di ‘Prodotto Tipico Regionale’ e viene preparato durante il periodo pasquale. La versione dolce si realizza con ricotta e cacao.
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