A Spoleto una mostra come segno di rinascita per l’Umbria

La mostra "Segni di speranza dai luoghi del sisma"

In occasione del Giubileo della Speranza, a nove anni dal terremoto che sconvolse il Centro Italia, colpendo in modo profondo il territorio umbro, l’Archidiocesi di Spoleto-Norcia e la Direzione regionale Musei nazionali Umbria promuovono la mostra Segni di Speranza dai luoghi del Sisma, che presenta circa cinquanta opere sottratte al terremoto e restituite alla loro originaria bellezza grazie alla perizia degli esperti e alla generosità dei mecenati.


Accolte a Spoleto nella prestigiosa sede della basilica di Sant’Eufemia, del Salone Barberini del Museo Diocesano e del Salone d’Onore della Rocca Albornoz, questi capolavori, dallo straordinario valore artistico e devozionale, raccontano la capacità dell’essere umano di risollevarsi, di guardare in alto e, con la forza di questo sguardo, tornare verso la terra per porre tutta l’intelligenza, la maestria, la fantasia e l’impegno al servizio di un comune riscatto; per risollevare, insieme ai muri delle case, dei luoghi di lavoro e delle chiese, anche il morale delle persone e delle comunità e per risvegliare la gioia di vivere.  

L’esposizione, realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Belle Arti Architettura e Paesaggio dell’Umbria, vede la partecipazione di ENI come main partner, anche in virtù dell’intervento di ricostruzione condotto dall’azienda presso Norcia. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio e il contributo del Commissario Straordinario di Governo per la Ricostruzione dei territori colpiti dal Sisma 2016, della Regione Umbria, e il sostegno di Lux Vide, del Consorzio BIM Cascia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto e di Urbani Tartufi.  

Emblematica dell’alto valore artistico e dello spirito devozionale rappresentato dai capolavori esposti in mostra è la Madonna adorante di Castelluccio, uno dei primi pezzi raccolti dai tecnici della Soprintendenza dell’Umbria tra le macerie e messi in salvo subito dopo le scosse del 24 agosto 2016, non senza le proteste degli abitanti che, privati di tutto, non volevano perdere anche un’ultima rassicurante presenza.

L’Annunciata del Museo Civico-Diocesano della Castellina di Norcia e Madonna con Bambino di Savelli, negli ultimi anni ospitate in altre realtà museali, si sono erette ad ambasciatrici della straordinaria e prolifica fioritura artistica di queste terre.

Le testimonianze esposte sono espressione di comunità capaci di esprimersi a diversi livelli di committenza e qualità artistica, di riconoscersi in manufatti fragili per la materia che li costituisce e vulnerabili difronte alle calamità, ma al contempo resilienti come gli abitanti di queste terre, che hanno rischiato più volte l’oblio nel corso dei secoli e hanno riconosciuto in sculture, dipinti, oreficerie il filo rosso che unisce nel tempo le diverse generazioni di una stessa comunità. 

Le opere, le sedi della mostra

  • BASILICA DI SANT’EUFEMIA e MUSEO DIOCESANO 

In occasione della mostra Segni di speranza dai luoghi del sisma la Sala Barberini del Museo Diocesano di Spoleto, insieme alla basilica di Sant’Eufemia, accoglie opere recuperate dalle macerie e restaurate dopo il sisma del 2016. Questi capolavori, tra cui il Crocifisso attribuito a Benedetto da Maiano e il prezioso tabernacolo contenente il bassorilievo della Madonna Bianca, sono state scelte quali esempi rappresentativi dell’inestimabile patrimonio culturale salvato in questi anni.

La scelta di esporre nella Sala Barberini quattro opere è stata motivata da una serie di considerazioni; prima tra tutte la capacità di questi oggetti di simboleggiare, con il loro recupero, la rinascita e la forza delle comunità fortemente colpite dal sisma. Un recupero inteso non solo come restauro del bene artistico, ma anche come ricucitura dei legami identitari, religiosi e culturali che hanno caratterizzato per secoli queste opere.

In questi anni, mentre la ricostruzione proseguiva, le opere restaurate hanno trovato una nuova collocazione temporanea nel Museo Diocesano e nella Sala della bellezza ritrovata, vero e proprio “deposito visitabile” inaugurato nel 2021 nei pressi del complesso monumentale del Duomo di Spoleto. Studiosi e visitatori hanno così avuto la possibilità di studiare, a poca distanza tra loro, preziose testimonianze della fede, dell’arte e della cultura del territorio della Valnerina e non solo.

Il recupero di quattro capolavori esposti in occasione della mostra, ovvero il Sant’Antonio Abate da Frascaro di Norcia, la Madonna col Bambino di Onde di Serravalle (Norcia), il Crocifisso e la Madonna Bianca da Ancarano di Norcia, si colloca all’interno dello straordinario impegno umano ed economico che è la ricostruzione e rappresenta, nonostante le difficoltà e le avversità, un potente messaggio di speranza e rinascita.  

  • ROCCA ALBORNOZ 

Il Salone d’Onore della Rocca Albornoz di Spoleto ospita dieci testimonianze provenienti da Norcia e dal suo territorio, selezionate tra quelle restaurate a seguito del sisma del 2016 per il loro forte valore identitario. La sezione si apre con il Reliquiario del dente di San Benedetto, solitamente conservato nella residenza comunale e tuttora portato in processione per le vie di Norcia in occasione delle celebrazioni dell’11 luglio, giorno della sua festività da quando papa Paolo VI lo proclamò Patrono Principale dell’intera Europa (1964).

Le chiese cittadine sono rappresentate dalla Resurrezione di Lazzaro di Michelangelo Carducci (1560) e dalla Madonna col Bambino in gloria tra angeli e santi (1657) di Vincenzo Manenti già nella basilica di San Benedetto, dal Crocifisso (1490-1500 ca.) di Giovanni Antonio di Giordano dall’omonima chiesa, dalla Madonna Assunta e Santi (1590-1610) di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio e dal San Vincenzo Ferrer tra gli infermi (1756) di Giuseppe Paladini dalla concattedrale di Santa Maria Argentea.

Dalle frazioni provengono alcune statue lignee: la Madonna col Bambino (1520-1550) dalla chiesa di San Michele Arcangelo di Savelli, il San Marco dall’omonimo castello e la raffinata Madonna adorante (1499) di Giovanni Antonio di Giordano dalla chiesa di Santa Maria Assunta a Castelluccio.

Chiude la selezione l’Annunciata (1400-1420) attribuita a Jacopo della Quercia del Museo Civico-Diocesano della Castellina di Norcia. Seppur priva delle braccia, con la sua elegante postura e la dolcezza del viso, assurge a simbolo di speranza per il territorio ferito dal sisma, per le popolazioni che si riconoscono in queste opere identitarie e ne auspicano, in un futuro ormai prossimo, il rientro nei luoghi che per secoli le hanno custodite. 

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