El Niño 2016, i Paesi a rischio

siccità

El Niño, alle origini del fenomeno

Da inizio 2015 è iniziato un nuovo ciclo del fenomeno climatico meglio noto come El Niño. Con cadenza quinquennale (frequenti le oscillazioni fra i 3 e i 7 anni), El Niño interferisce sulla normale circolazione dei venti alisei, provocando sconvolgimenti climatici dagli effetti devastanti su scala globale e in particolare per i Paesi bagnati dall’Oceano Pacifico.

Spiegato in breve. I venti che normalmente spirano verso il continente asiatico si indeboliscono e in alcuni casi cambiano direzione, determinando un’inversione di corrente che spinge le acque calde dall’Asia verso le coste americane. Qui, l’aumento della temperatura oceanica determina un riscaldamento dell’atmosfera e un aumento dell’umidità con conseguenti piogge abbondanti e alluvioni. Al contrario, nelle aree del sud-est asiatico e dell’Oceania il clima si fa secco ed asciutto provocando siccità e temperature al di sopra della norma. Gli effetti peggiori si concentrano tra dicembre e gennaio.

Alle origini del nome. Sembrerebbe che i primi ad accorgersi di uno strano aumento della temperatura delle acque oceaniche, pur non capendone le cause, siano stati dei pescatori sudamericani del diciassettesimo secolo. Furono proprio loro a chiamarlo El Niño, Gesù Bambino in spagnolo.

El Niño, gli effetti e i Paesi colpiti

Quali gli effetti diretti. Dalla California all’Argentina l’aumento della temperatura dei mari si traduce in tempeste e alluvioni, amplificando le conseguenze già provocate dal surriscaldamento globale. Non solo, gli effetti del fenomeno si fanno sentire anche sul versante atlantico dell’America, provocando uragani più potenti del solito. Basti pensare all’uragano Andrew che nel ’92 distrusse le coste della Florida. I suoi effetti sono visibili ancora oggi.

Sull’altro versante del Pacifico, il relativo raffreddamento delle acque provoca un ritardo/cancellazione della stagione delle piogge monsoniche, con conseguenti ondate di calore e siccità. Inevitabili la desertificazione e il moltiplicarsi degli incendi, con aumento dell’immissione dell’anidride carbonica nell’atmosfera.

Quali gli effetti indiretti. Le ondate di siccità gravano soprattutto sulle aree geografiche del pianeta più povere. A risentirne l’agricoltura e la pesca e, dunque, quel settore che contribuisce alla sussistenza dei paesi del terzo mondo. Proprio in queste aree si registra un ulteriore aumento dei morti per fame o per nuove malattie. Non solo, la carenza del raccolto fa aumentare i prezzi dei beni di prima necessità.

Quali i Paesi più a rischio. I paesi da sempre più colpiti sono: l’America Centrale e l’America Latina (già colpiti Argentina, Cile, Paraguay, Uruguay e Brasile); il sud-est asiatico e l’Oceania (già colpiti India, Indonesia e Australia ). A risentirne questa volta anche l’Africa e, in particolare, paesi quali Somalia, Malawi, Kenya, Etiopia e Sudafrica.

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