Roma: a 5 mesi dal Giubileo, siti e monumenti ancora chiusi

Pellegrinaggio e turismo vanno sempre di pari passo, soprattutto quando la città ospite è quella eterna. Roma. A essere eterne, però, sembrano ormai solo le attese dei, tanto proclamanti lavori di restauro e valorizzazione, annunciati e mai completati. Risultato, monumenti e siti archeologici chiusi. A quasi 5 mesi dall’inaugurazione del Giubileo della Misericordia.

Così, L’antica Torre delle milizie dei Mercati di Traiano, L’Antiquarium del Celio, i camminamenti sui bastioni delle Mura Aureliane, il giardino romano Caffarelli, con i resto del Tempio di Giove capitolino, ai Musei Capitolini, Villa Aldobrandini su Via Nazionale. E poi l’Area sacra di Largo Argentina e il Circo Massimo. Tutti chiusi o in parte inaccessibili. Nonostante l’annuncio di un Piano straordinario per monumenti e musei, presentato lo scorso settembre, proprio in vista dell’Anno Santo. È questa la denuncia del Codacons, che ha presentato esposto alla Procura di Roma e alla Corte dei conti del Lazio.

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Addirittura, “per alcuni monumenti sono stati sostenuti costi di messa in sicurezza e recupero aree. Per la passeggiata sui bastioni delle Mura Aureliane, i lavori sarebbero terminati già lo scorso ottobre, ma il percorso rimane tuttora chiuso”, ha denunciato Carlo Rienzi, presidente Codacons, che parla di accesso negato ai turisti, danno per la collettività e le casse pubbliche.

E’ così anche per l’Antiquarium del Celio, caso noto, perché qui, già in precedenza era stato presentato un progetto, con tanto di soldi spesi, per la realizzazione di un grande parco archeologico dei bambini. I lavori per il restauro, già avviati e mai completati. Risultato, struttura ancora chiusa al pubblico.

E restando in tema di recupero del patrimonio, mentre i lavori al Colosseo procedono, forti anche del cospicuo finanziamento da parte di un noto sponsor privato, il restauro work in progress dell’arena dedicata agli spettacoli più grande che l’uomo abbia mai concepito, il Circo Massimo, sembrerebbe invece in alto mare. Cosa non di poco conto, visto che nel ventaglio di siti archeologici inseriti nei percorsi giubilari (percorso Mariano), c’è proprio lui, il Maestoso Circo Massimo. Oggi una delle tante aree verdi archeologiche del centro della Capitale. La gigantesca arena, sempre più utilizzata per manifestazioni e concerti e sempre meno pensata, a quanto pare, per la promozione e valorizzazione archeologica. Sotto la grande area verde dormono infatti meravigliosi resti archeologici, che gli scavi – iniziati da anni, nel 2009 e non ancora completati – hanno riportato alla luce. Un’ala degli spalti e le platee del circo. Lavori che dovevano terminare nel 2011.

Per ora non resta che questo e poco altro di realmente fruibile: un’area da concerti, inaugurata dai Rolling Stones e utilizzata ora per i grandi ritorni in salsa rock di David Gilmour e Bruce Springsteen, la parte aperta al pubblico; un grande Arco, realizzato per l’imperatore Tito, scoperto proprio durante gli scavi, a maggio 2015, e ricoperto subito dopo, per mancanza di fondi. Non ci sono i soldi per eliminare le infiltrazioni d’acqua e tentare di ricostruire l’arco. Ragion per cui il reperto è tornato sottoterra. Turisti e romani per ora non possono, a oggi, ammirarlo; e un sito web dedicato al cantiere (www.circo-massimo.it) non più in funzione, che non da modo di conoscere il reale stato di avanzamento dei lavori. “Nel circo da quindici anni si svolgono lavori di scavo, consolidamento e restauro; è in preparazione un progetto per la sistemazione dell’area archeologica, così come per l’organizazzione della Torretta e di alcuni ambienti limitrofi relativi alla Marrana come antiquarium del circo”. Si legge sul sito della Soprintendenza capitolina ai beni culturali.

Così come, nel percorso giubilare Mariano è inserita anche l’Area sacra di Largo Argentina, nell’antica zona di Campo Marzio. “A causa di lavori di restauro in corso l’area non è attualmente aperta al pubblico”, si legge sul sito della Soprintendenza. Visitabile quindi solo dall’esterno.

Indubbie le parole di Rita Paris, direttrice archeologica della Soprintendenza statale per i beni archeologici di Roma: “Il problema non è tanto quello di continuare a scavare nella nostra città. Si potrebbero fare ancora scoperte sensazionali nella stessa zona del Circo Massimo, sul Palatino, lungo la via Appia o a Largo Argentina, ad esempio e comunque nelle aree demaniali. Ma poi bisogna avere le risorse per tenere a vista e rendere visitabili, oltre che valorizzare, le nuove scoperte. E ciò si potrebbe fare solo nelle zone che hanno già un piano di gestione».

 

Fonti: Codacons, Soprintendenza capitolina ai Beni culturali

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