Signac, l’uomo innamorato del colore in mostra al Masi Lugano

 

Cosa mi ha spinto a dipingere? Senza dubbio Monet (…). Ciò che mi attirava in questo artista era l’aspetto rivoluzionario della sua opera. (Paul Signac)

L’esistenza trascorsa a cercare un linguaggio moderno per dipingere la realtà, indagare effetti ottici e cromatici, tra viaggi, soste sulle rive della Senna e poi in Bretagna, alla volta di mari e porti a bordo della sua amata Olympia. Navigazione e arte. La sua ossessione: il colore. “Quei gialli, quei rossi”. Come si ricostruisce un quadro nel suo insieme? Con l’effetto ottico del colore attraverso precise tecniche, ovvio. Questa è stata la vita di Paul Signac, ricostruita al Museo d’arte della Svizzera Italiana, attraverso la mostra “Paul Signac. Riflessi sull’acqua” fino all’8 gennaio 2017.

Oltre 140 opere, tra dipinti, disegni, incisioni e gli amati acquerelli, parte di una collezione privata, che restituiscono al pubblico la piena evoluzione di un grande pittore di fine ottocento, che all’architettura preferisce la pittura. E che entra a gamba tesa nel ribelle mondo degli Impressionisti, folgorato nel 1880 dall’esposizione di Claude Monet negli spazi della rivista “Vie Moderne”. Qui nasce la sua vocazione di pittore. E da qui in poi è tutto un crescendo di esperienze, emozioni, incontri che lo portano al Neoimpressionismo, agli studi scientifici sul colore, al puntinismo, ai viaggi, alla tecnica dell’acquerello.

La mostra offre una panoramica dell’evoluzione artistica del pittore, ripercorrendo le fasi che hanno segnato i mutamenti della sua tecnica pittorica sin dagli esordi, in particolare dal decisivo incontro con Georges Seurat (1859-1891) avvenuto nel 1884 a Parigi grazie alle frequentazioni con alcuni esponenti del gruppo degli Impressionisti. Signac diviene uno dei rari amici di Seurat e, insieme a Odilon Redon, i due artisti fondano la Société des artistes indépendants dando avvio l’anno seguente alla corrente del Neoimpressionismo.

Un artista eclettico e vorace Signac. Marinaio di razza, nella vita e nell’arte. Grande appassionato di navigazione, viaggia molto a bordo di Olympia, la sua barca a vela, che lo porterà a inseguire il grande progetto “Ports de France” percorrendo in lungo e largo decine di porti, dipingendoli, sostenuto da un grande mecenate titolare di catene di supermercati.

L’esposizione, curata da Marina Ferretti Bocquillon, direttore scientifico del Musée des impressionnismes di Giverny e corresponsabile degli Archives Signac, è suddivisa in 6 sezioni tematiche, ognuna delle quali indaga un momento preciso dell’evoluzione artistica di Signac:

• Il neoimpressionismo e la teoria del colore

Il periodo che evidenzia gli ‘influencers’ nell’avvicinamento di Signac all’arte: Monet, Manet e Degas. E poi quello che diventerà suo grande amico, George Seurat. Proprio con lui si dedicherà anima e corpo alla ricerca di un nuovo linguaggio per descrivere il mondo moderno. Studiano teorie sulla percezione del colore, si avvicinano agli studi del chimico Chevreul, da cui traggono i principi della mescolanza ottica: un dipinto deve essere composto da piccoli tocchi di colore puro, che verranno poi ricomposti dalla retina dell’osservatore posto a una certa distanza dal quadro, e ne restituiranno la piena composizione. Così il pittore incontra l’osservatore. Così si preserva la luminosità.

• Per il colore. Dall’impressionismo al neoimpressionismo

Nel 1885 Seurat riprende in mano la tela “Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte”, realizzata l’anno precedente e la rivede secondo la teoria della mescolanza ottica. Ecco che ne nasce un quadro completamente nuovo. Esposta al pubblico nell’ottava mostra impressionista la tela di Seurat diviene il manifesto del nuovo movimento: il neoimpressionismo, termine coniato dal critico d’arte Fèlix Fénéon. Così la società degli artisti indipendenti fondata dai due pittori diviene ben presto icona e salotto di questa corrente.

• Al tempo dell’armonia

È la sezione che testimonia il ritrovato equilibrio di Signac e un’energia tutta nuova, dopo il trauma causato dalla prematura morte dell’amico Seurat. È la positività dei lunghi soggiorni dell’artista a Saint Tropez. Qui sperimenta la tecnica dell’acquerello, se ne innamora e cerca una nuova evoluzione del neoimpressionismo, trovandola nell’abbandono completo tra le braccia di una maggiore libertà cromatica. Ne segue l’allontanamento dalla tecnica scientifica della mescolanza ottica, studiata e raggiunta in atelier e si lascia andare alla pittura en plein air e alla tecnica dell’acquerello, come consigliatogli da Camille Pissarro.

L’epoca dei viaggi

Sono gli anni tra il 1896 e il 1914. Signac viaggia tanto tra Olanda, Belgio, Germania. E poi torna sui luoghi che tanto lo avevano ispirato nella prima fase della sua carriera, come le rive della Senna alla periferia di Parigi, le spiagge della Manica e il Mont Saint-Michel. Si dirige poi a Venezia e Costantinopoli, città affascinanti e muse ispiratrici. Suo fedele compagno di viaggio rimane l’acquerello. Si sposta e annota impressioni, schizzi che diventeranno dipinti una volta giunto in atelier. Dal 1913 si stabilisce nel sud della Francia, ad Antibes. Poi scoppia la guerra e lui, pacifista convinto, rallenta la sua produzione. Gli artisti non possono più dipingere en plein air, nei porti. E lui si ferma e trova conforto nell’opera di Stendhal.

• Signac, acquerellista nomade

L’attributo ‘nomade’ di questa sezione riflette lo slancio di Signac nella ritrovata possibilità di viaggiare al termine della guerra. Signac riparte alla volta della Francia, la attraversa in lungo e in largo. Percorre in auto le sue strade. Dipinge acquerelli ispirati a Paul Cezanne in Alta Savoia e ridipinge i porti di Parigi nel suo soggiorno a Saint-Germain-des-Prés. Incontra Monet in Normandia, raggiunge le coste della Manica e va in Bretagna, esplorando poi la valle del Rodano sulle tracce di Stendhal.

• I porti di Francia

Ecco la sezione dedicata all’ultimo grande progetto di Paul Signac, il coronamento della sua carriera come acquerellista: Ports de France. A sessantacinque anni l’artista mette sul tavolo un progetto strutturato che verrà poi finanziato da un grande mecenate, proprietario di una catena di supermercati e collezionista. Un’ultima grande impresa:

“Da molto tempo sogno di fare una importante serie di acquerelli sui ‘Porti di Francia’. Ho individuato 40 porti della Manica, 40 porti nell’Oceano, 20 porti del Mediterraneo. In tutto un centinaio. Se questo progetto ha la sua approvazione, ordinerò una berlina Citroën C4, prenderò un autista e partirò in febbraio per i porti del Mediterraneo. In aprile risalirò verso i porti dell’Oceano per terminare in estate con i porti del Nord. Penso che ci vorranno 5 o 6 mesi di lavoro, un po’ folle! Farò due acquerelli in ogni porto, uno per lei e l’altro per me, e lei sceglierà quello che preferisce. Decideremo insieme il formato e il prezzo”.

Così Signac parte alla volta di grandi porti. Gli acquerelli si susseguono senza mai monotonia, rappresentando le barche e il mare con gli occhi di chi li osserva per la prima volta. I mesi diventano anni e ne viene fuori uno straordinario reportage. Signac muore nel 1935 per una setticemia di origine renale dopo un ultimo viaggio alla scoperta della Corsica.

 

Info utili:

Sede
LAC Lugano Arte e Cultura
Piazza Bernardino Luini 6, 6901 Lugano
+41 (0)91 866 4230
info@masilugano.ch
www.masilugano.ch

Orari
Martedì – domenica: 10:00 – 18:00
Giovedì aperto fino alle 20:00
Lunedì chiuso

Ingresso
Ingresso gratuito alla collezione permanente

Esposizioni temporanee
Intero: chf 15.-
Ridotto: chf 10.- (AVS/AI, over 65 anni, gruppi, studenti 17-25 anni)
Gratuito: <16 anni e ogni prima domenica del mese
Info su sito: www.masilugano.ch

Print Friendly, PDF & Email

copyright Riproduzione riservata.