Unirono Europa e Mediterraneo: i Longobardi in mostra tra Pavia, Napoli e San Pietroburgo

 

Rosmunda, durante il sonno di Alboino, sottraendo tutte le altre armi, legò la spada alla testata del letto in modo che non potesse sguainarla. Svegliatosi Alboino di soprassalto, rapido pose mano alla spada, ma essendo legata non riuscì ad estrarla…  Quell’uomo di sommo ardire morì … Il suo corpo fu sepolto sotto una scala attigua al palazzo. Ai nostri giorni Giselperto duca di Verona aprì la sua tomba e portò via la spada e quanti ornamento vi poté trovare – 572 d.C. ( Paolo Diacono, Historia Longobardum)

Il mondo attuale è nient’altro che il frutto di migrazioni millenarie. E così continua a essere, trasformandosi. Processi che hanno portato a incontri, scontri, equilibri e nuove identità, che hanno segnato per sempre la storia e ci hanno reso ciò che siamo oggi. Tra le popolazioni protagoniste di questo processo emergono i Longobardi, la cui lunghissima migrazione li ha accompagnati dall’attuale Scandinavia fino all’Italia.

Incontrando il mondo bizantino, l’area mediterranea e insediandosi nella penisola attraverso un lungo processo di integrazione, che fu capace di coniugare la tradizione germanica con quella romano-cristiana. Crearono un vero e proprio regno indipendente articolando il proprio dominio attraverso Ducati e in Italia lasciarono splendide e numerose tracce.

Così oggi riparte proprio dalla capitale dei Longobardi quella ricostruzione culturale del regno che ha provato a unificare l’Italia: Pavia. Un grande evento internazionale itinerante, pronto a restituire al mondo queste tracce, con la più importante mostra mai realizzata sui Longobardi:

Longobardi. Un popolo che cambia la storia. Tre tappe:

  • Da 1° settembre 2017 al Castello di Pavia
  • Dal 15 dicembre al Mann di Napoli
  • Ad aprile 2018 all’Ermitage di San Pietroburgo

Così Pavia torna capitale del Regnum Longobardum e Napoli si fa portavoce del ruolo fondamentale del Meridione nell’epopea degli “uomini dalla lunghe barbe” e nella mediazione culturale tra Mediterraneo e nord Europa.

L’anno 568, quando i Longobardi guidati da Alboino varcarono le Alpi Giulie e iniziarono la loro espansione sul suolo italiano, è considerato tradizionalmente come una data-spartiacque della storia d’Italia. L’unità politico-amministrativa della Penisola, raggiunta e sancita al tempo di Augusto (e cioè oltre cinque secoli prima) veniva spezzata dall’ingresso di un popolo “invasore”

Un percorso espositivo che a buon ragione si può definite epocale per l’impegno profuso in anni di studi:

Si tratta del punto di arrivo di oltre 15 anni di nuove indagini archeologiche, epigrafiche e storico-politiche su siti e necropoli altomedievali.

Oltre 300 le opere esposte; più di 80 i musei e gli enti prestatori; oltre 50 gli studiosi coinvolti nelle ricerche; 32 i siti e i centri longobardi rappresentati in mostra; 58 i corredi funerari esposti integralmente; 17 i video originali e le installazioni multimediali (touchscreen, oleogrammi, ricostruzioni 3D); 3 le cripte longobarde pavesi, appartenenti a soggetti diversi, aperte per la prima volta al pubblico in un apposito itinerario; centinaia i materiali dei depositi del MANN, per individuare e studiare per la prima volta i manufatti d’epoca altomedievale conservati nel museo napoletano.

Una mostra – curata da Gian Pietro Brogiolo e Federico Marazzi con Ermanno Arslan, Carlo Bertelli, Caterina Giostra, Saverio Lomartire e Fabio Pagano e con la direzione scientifica di Susanna Zatti, Paolo Giulierini e Yuri Piotrovsky –  pronta a restituire al pubblico del ruolo, dell’identità, della cultura e dell’eredità lasciate da questa popolazione germanica, dalla metà del Vi secolo alla fine del I millennio. Un popolo che fino all’arrivo di Carlo Magno ha dominato quasi l’intera penisola.

Allestita in 8 sezioni, con un corpus espositivo pressoché unico in tutte e tre le sedi che mette insieme tradizione, creatività e multimedialità esponendo necropoli, manufatti, scheletri e testimonianze varie:

Innanzitutto numerose necropoli mai presentate al pubblico, che ricostruiscono la cultura, i riti, i sistemi sociali e le migrazioni delle genti longobarde, provate grazie ad analisi di laboratorio del Dna e sugli isotopi stabili effettuate per esempio su ritrovamenti recenti in Ungheria.

Non solo. In esposizione anche alcuni contesti goti:

  • Il nucleo di tombe di Collegno in provincia di Torino, dove sono stati ritrovati due individui, entrambi esposti, di cui un bambino di 7 anni, con la deformazione artificiale dei crani: una pratica di distinzione sociale diffusa tra gli Unni e i Germani dell’Europa centro-orientale.
  • La necropoli cuneese di Sant’Albano Stura, che ha restituito alla luce quasi 800 tombe

Sepolcreti che testimoniano la divisione in clan e lo stadio culturale e religioso dei Longobardi al loro arrivo in Italia, legato ancora a valori pagani e guerrieri come mostrano le armi, il sacrificio del cavallo e offerte di cibo.

  • Tra le più ricche sepolture longobarde ci sono quelle femminili di Torino-Lingottoe Parma-Borgo della Posta con le magnifiche fibule decorate a filigrana e il guerriero di Lucca-Santa Giulia, simbolo di una società fortemente militarizzata
  • E poi scheletri di cavallo e di cane
  • Esempi di artigianato come i corni potori in vetro – rosa vinaccia da Cividale, verde da Spilamberto, blu da Castel Trosino– con filamenti applicati a onde che imitano i corni animali e che l’aristocrazia usava per bere
  • Spiccano poi il Pluteo con croci da Castelseprio prestato dal Museo di Gallarate (VA), il Pluteo con leoni e pavoni della Cattedrale di Modena (Capitolo Metropolitano della Cattedrale di Santa Maria Assunta) o quello, sempre con pavoni, da Santa Maria Etiopissa di Polegge (VI) – tutti marmi lunghi quasi due metri; o ancora l’iscrizione funebre di Raginthruda o il bellissimo Pluteo con agnello entrambi dai Musei Civici di Pavia, Capitale del regno.

E poi interattività e multimedialità: ricostruzioni di sepolture, videomapping della città e dei monumenti, postazioni interattive e ologrammi grafici, per rendere il pubblico protagonista dell’età longobarda.

“Ci sono tre parole chiave in questa mostra – secondo Paolo Giulierini, direttore del Mann -:Europa, Mediterraneo e incontro. Incontro perché, almeno per la mostra, Nord e Sud si ricongiungeranno. Mediterraneo perché Napoli, città bizantina, era punto riferimento di altri centri longobardi come Benevento e Capua. Ed Europa perché occorre riflettere sull’importanza di questo popolo per il Vecchio continente”.

 

Info e prenotazioni
Castello Visconteo – Musei Civici, Viale XI Febbraio, 35, 27100 Pavia
www.mostralongobardi.it
T +39 0382 399770
mostralongobardi@ comune.pv.it

Orari
da martedì a domenica: dalle 10 alle 18
lunedì dalle 10 alle 13

Biglietti
intero: 12 euro
ridotto: 8 euro

Info: Villaggio globale

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