Più tasse, Ryanair protesta e chiude voli su Alghero, Pescara, Crotone

Non conta essere il primo vettore per trasporto passeggeri in un Paese che, come soluzione a ogni tipo di problema, punta sempre all’aumento della tassazione. È questo il senso delle parole di Ryanair, il cui dente avvelenato contro il governo italiano ha portato all’amara decisione di chiudere voli sulle basi italiane.

Così la low cost irlandese, lo scorso 2 febbraio ha annunciato la chiusura, a partire da ottobre, delle basi di Alghero e Pescara, il taglio tutti i voli dell’aeroporto di Crotone e lo spostamento di posti di lavoro e aeromobili nei vicini scali mediterranei di Spagna, Grecia e Portogallo. Il casus belli è l’aumento della tassazione italiana aeroportuale del 40 per cento. Da 6 euro e 50 a 9 euro a passeggero. Motivo: riversare soldi nel fondo cassa integrazione per gli ex piloti Alitalia.

Infuriato e deluso dal governo italiano, il fondatore e capo Ryanair, David O’Brien, spiega in modo schietto le motivazioni della decisione e avverte l’Italia dei rischi che il turismo tricolore correrà nei prossimi mesi anni. E le sue parole suonano quasi come minaccia: “Dopo un anno da record per il turismo in Europa e un altro anno importante davanti, il Governo italiano ha deciso di darsi la zappa sui piedi, aumentando le tasse sui passeggeri di circa il 40%, per gonfiare il fondo per la cassa integrazione degli ex piloti Alitalia. Quale compagnia aerea più grande in Italia, volando su 26 aeroporti e trasportando 27 milioni di clienti all’anno, a Ryanair non è stata lasciata altra scelta se non quella di chiudere due delle sue 15 basi italiane (Alghero e Pescara) e spostare i suoi aeromobili, piloti ed equipaggi verso paesi con costi più bassi per il turismo. Interromperemo anche tutti i nostri voli all’Aeroporto di Crotone e saremo costretti a effettuare ulteriori tagli alle rotte sui nostri aeroporti italiani”.

Per il patron Ryanair il turismo del Belpaese ne uscirà azzoppato, soprattutto negli aeroporti regionali, dove la compagnia dell’arpa trasporta milioni di passeggeri ogni anno, contribuendo all’economia locale per diversi milioni di euro. Indotto che dal prossimo ottobre scomparirà in favore dei Paesi mediterranei competitor sotto il profilo turistico. “L’Italia si è resa poco competitiva e meno attrattiva per le compagnie aeree e i turisti e poiché sempre più clienti evitano quest’anno il Medio Oriente e il Nord Africa per prenotare vacanze nel Mediterraneo, l’Italia consegnerà un’opportunità d’oro per la crescita alle destinazioni in Spagna, Portogallo e Grecia che hanno costi minori per il turismo”, afferma O’Brien.

Polemica che non si ferma a Ryanair. Il caso era già stato aperto non molti giorni fa dalla IATA (International Air Transport Association), che interpretando la voce di diversi vettori – tra i quali la compagnia irlandese ed easyJet – lamentava l’aumento delle imposte aeroportuali nel Bel Paese fino al 38%. Tutto questo nonostante il successo delle low cost in Italia. Dati Enac sul trasporto aereo avevano evidenziato come le compagnie low cost fossero diventate i primi vettori in Italia. Prima su tutti l’irlandese Ryanair che, nel 2014, ha sorpassato di gran lunga la compagnia di bandiera Alitalia, vincendo con i suoi quasi 27 milioni di passeggeri trasportati, contro i 23 di Alitalia.

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