si dice che il male del signor Ludovico è causato dal troppo coito di una sua puta che prese presso di sé, molto bella, parecchi di fa, la quale gli va dietro dappertutto, e le vuole tutto il suo ben e gliene fa ogni dimostrazione
Da una lettera di Giacomo Trotti
La “Dama con l’ermellino” – capolavoro di Leonardo Da Vinci – a distanza di più di 500 anni dalla sua realizzazione torna a far parlare di se.
Il celeberrimo ritratto è in Polonia, dal 1801 parte della collezione privata dei principi Czartoryski, ed è compresa tra le 20 opere di Leonardo che si trovano all’estero e che arricchiscono notevolmente le collezioni dei musei più importanti del mondo.
La questione riguarda la vendita del quadro.
Le autorità di Varsavia vorrebbero acquistarlo per evitare che esca dal paese, e come dargli torto: che sia per vanto o per interesse economico, la Dama rappresenta un grande valore per il patrimonio artistico polacco.
Timore motivato dal fatto che Czartoyski vive a Madrid e, anche se per ora non ha manifestato l’intenzione di ricongiungersi con la sua pregiata collezione – esposta al Museo Nazionale di Cracovia – niente esclude che lo farà in futuro.
L’ostacolo: quando si stima un’opera dal valore inestimabile… la Dama con l’ermellino è stata valutata circa 350 milioni di euro, ma il vero problema è che pare non possa essere separata dal resto della collezione, assicurata per due miliardi.
Lasciamo le incertezze – più che giustificate – del caso allo Stato polacco e al principe Czartoyski, e vediamo perché la giovane donna ritratta da Leonardo è già avvezza alle chiacchiere sul suo conto.
Giovane, esile, bella e dal sorriso appena accennato, diverso e simile a quello enigmatico della Gioconda: la protagonista del quadro è la giovane nobildonna Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro.
Galeotto fu un matrimonio: quello di un’altra giovane Gallerani, cugina di Cecilia, con un membro della corte aragonese.
Napoli in quel periodo era nelle grazie del ducato milanese, e viceversa: tanto che Ferrante d’Aragona suggellò la nuova alleanza insignendo il Moro dell’Ordine dell’ermellino – reminiscenza del periodo angioino – prima di sentirsi libero di incrinare i rapporti con lo Stato Pontificio.
Fatto sta che Ludovico vide Cecilia e la volle per se: le cronache dell’epoca riportano che lo Sforza riempì di attenzioni la sua nuova amante, appena sedicenne, e l’essere ritratta dal più grande nome del Rinascimento rientra tra queste attenzioni.
L‘idillio ebbe durata breve: dopo circa due anni il duca sposò Beatrice d’Este.
In molti sostengono che i suoi pensieri rimasero fedeli a Cecilia, che fu allontanata – e ricompensata con ricchissimi doni – dalla corte milanese con un figlioletto dello Sforza, Cesare.
La giovane donna, colta e dai tanti interessi, ricevette nei salotti del Palazzo Carmagnola gli artisti e i letterati più brillanti dell’epoca, in primis lo stesso Leonardo, e istituì uno dei primi circoli culturali che andranno tanto di moda nel ‘700.
Nel 1492 Cecilia si sposò con il conte Ludovico Carminati, e visse fino a sessant’anni nella splendida Villa Medici del Vascello, proprietà del marito, a San Giovanni in Croce – Cremona – continuando a ricevere le più note personalità del Rinascimento italiano.
Fonti: agi.it
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