In arrivo a Bologna la “Mostra sospesa” sulla pittura messicana

Bologna. Lo scorso 17 ottobre è stata inaugurata nel capoluogo emiliano la “Mostra sospesa” dedicata alla pittura messicana che si sarebbe dovuta aprire il 13 settembre 1973 al Museo Nacional de Belles Artes, a Santiago del Cile.

A bloccare l’esposizione, che vantava delle opere di Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros, fu il colpo di stato di Pinochet che mise in atto il golpe appena due giorni prima l’apertura.

Ci sarebbero voluti dieci anni per far rientrare in Messico tutte le opere, e più di quaranta per ricomporre, seppure parzialmente, la mostra.

E ora, dopo alcune tappe in America Latina, la cosiddetta “Exposicion Pendiente”, arriva per la prima volta in Italia e in Europa, visitabile, fino al prossimo 18 febbraio, a Palazzo Fava di Bologna.

Delle 169 opere originale, 68 saranno quelle esposte, seguendo il percorso ideato dal curatore dell’epoca, Fernando Gamboa.

Si potranno così ammirare i disegni preparatori dei grandi murales e i dipinti dei tre grandi artisti, con tanto di una mappatura video delle strade e della cultura messicana di quel periodo.

Dei lavori dei tre maestri del Muralismo, l’intento della mostra è quello di illustrare la forza delle loro visioni e in generale la loro ricerca e filosofia, secondo cui l’arte è un bisogno fondamentale dell’uomo.

A riprova di questo messaggio, l’esposizione bolognese prevede anche un forte dialogo con la città e i suoi street artist, invitati per l’occasione a lavorare su appositi pannelli collocati davanti all’università per raccontare delle storie.

Vero oggetto di narrazione è però la storia dell’esposizione stessa, alla cui ‘sospensione’ è dedicata una ricca sezione introduttiva, con documenti, lettere, telegrammi e audio originali di quelle giornate.

 

Informazioni:

 “Mostra sospesa”

Palazzo Fava, via Manzoni 2, Bologna

dal 19 ottobre 2017 al 18 febbraio 2018

Orari: mar, mer, gio, ven, sab, dom 10.00-20.00

Biglietti: Intero 13 euro / Ridotto 10 euro

Sito: www.genusbononiae.it

 

Fonte: Ansa

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