Un viaggio nella Roma di Augusto: i monumenti più belli costruiti sotto il grande Imperatore

Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo.

(Augusto, Epistole)

L’architettura si trasforma e racconta la città: è questo che Andrea Carandini descrive ne “La Roma di Augusto in 100 monumenti, saggio sulle meraviglie architettoniche dell’antica Roma da un punto di vista storico-archeologico.

Infrastrutture, servizi, domus e teatri, luoghi di culto e di commemorazione, l’autore raccoglie le tracce del passaggio del grande Imperatore padre dell’ordine pubblico e della sicurezza, fautore dell’ascesa dell’antica Roma che regnò su più di un milione di abitanti sparsi tra l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa settentrionale.

La grande metropoli dell’antichità rivive oggi nella Sacra Via descritta da Carandini, il percorso che dal sacello di Strenia passava per il Foro Romano fino alle pendici del Campidoglio, seguito dagli auspici durante i riti propriziatori. Il passaggio dai luoghi in cui fremeva l’attività politica e sociale all’epoca di Augusto ne sancisce l’importanza: il Foro Romano, datato intorno al 750-700 a.C., fu la prima piazza pubblica e il primo monumento ad essere profondamente ridefinito dal princeps nel 29 a. C.

Il Tempio del Divo Giulio, la nuova curia e il Tempio di Saturno che componevano il Foro celebravano le vittorie di Augusto in Egitto, così come l’Arco Trionfale voluto dal Senato e affacciato sulla Via Sacra.

Affacciato da una parte sulla Via Sacra e dall’altra su Via Alessandrina sorgeva anche il Foro Augusteo, nato come mura di cinta del Tempio di Marte Vendicatore erto dopo la battaglia di Filippi contro gli assassini di Giulio Cesare: un’immensa costruizione annessa al Foro di Cesare ma isolata dal quartiere popolare della Subura. Oggi entrambi i Fori sono stati ricostruiti con le moderne tecnologie grazie al progetto Viaggi nell’Antica Roma curato da Piero Angela e Paco Lanciano, ammessi a visite notturne guidate e multimediali che Carandini considera utili al vasto pubblico per “comprendere emozionandosi lo straordinario complesso”.

E dello straordinario complesso Carandini ne descrive minuziosamente le tracce archeologiche, così come del Circo Massimo, del Pantheon e del Mausoleo di Augusto, questi ultimi parte del piano urbanistico altamente simbolico che l’Imperatore volle in seguito alla battaglia contro Cleopatra e Marco Antonio.

La scelta del Campo Marzio come luogo dei due monumenti non fu casuale, afferma Carandini, ma fu determinata dalla volontà di Augusto di far coincidere il luogo del futuro tempio a lui dedicato con quello in cui, secondo la leggenda, Romolo compì la sua apoteosi trasformandosi nel dio Quirino. La divinizzazione del fondatore di Roma si sommava al culto del sovrano, manifestandosi con un gioco di luce creato dall’oculus del Pantheon che filtrava i raggi del sole di mezzogiorno durante le celebrazioni del 21 aprile.

È facile immaginare come Augusto, nel varcare il portale, circonfuso dai raggi del sole, potesse apparire alle folle esultanti nella piazza come una divintà.

Non solo architettura ma storia di un popolo, che rivive ancora oggi nelle moderne vie della capitale grazie ai restauri e allo studio archeologico di personalità come Andrea Carandini, professore emerito di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana dell’Università “La Sapienza”.

Allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli, Carandini ha condotto importanti scavi tra il Palatino e il Foro, scoprendo la prima Roma dell’VIII secolo a.C. e la Roma prima di Roma del IX secolo e pubblicando diversi libri che trattano la storia antica della città eterna.

Andrea Carandini, La Roma di Augusto in 100 monumenti, Novara, De Agostini Libri,, 2014, pp. 431 .

Fonti: www.sovraintendenzaroma.it

            www.viaggioneifori.it

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