Al MANN quegli Etruschi misteriosi e un po’ cowboy


Al MANN – Museo Archeologico di Napoli fino a maggio 2021 la mostra Gli Etruschi e il MANN: il racconto della misteriosa civiltà italica attraverso 600 reperti, di cui 200 inediti.


Quest’estate gli etruschi scopriteli al sud. Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli la mostra Gli Etruschi e il MANN che raccoglie circa 600 reperti (di cui 200 emersi dai depositi e restaurati) è anche una storia di frontiera, oltre che un segnale forte di rinascita dopo l’emergenza Covid.
Associati solitamente a Toscana, Lazio, Emilia Romagna, gli Etruschi furono grandi infatti anche grazie al controllo delle risorse di due fertilissime pianure: quella padana nel Nord e quella campana nel sud.

Consideriamoli quasi come dei cowboy – spiega Paolo Giulierini, direttore del MANN e curatore dell’esposizione con Valentino Nizzo (direttore Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia) – Partendo probabilmente dall’Umbria, raggiunsero le pianure campane e le dominarono per diversi secoli, intrecciando legami culturali, commerciali e artistici molto stretti con gli altri popoli italici e i Greci”.

Gli Etruschi e il MANN abbraccia un arco temporale di circa sei secoli (X- IV sec. a.C.) e ci racconta di una civiltà italica dai caratteristici tratti misteriosi, attraverso tombe e luoghi di culto. Ceramiche e metalli compongono il ricco apparato decorativo delle sepolture (c’è anche quella di un bambino). In mostra armi, rasoi, oggetti di ornamento in ambra del Baltico (il cui commercio fu monopolizzato dagli Etruschi), fibule da parata con decorazioni a sbalzo da Suessula (Acerra).

Tra VIII e VII sec. a.C. parte il fenomeno culturale oggi definito “orientalizzante”: gli insediamenti stabili dei Greci, da Pithecusa (Ischia) a Cuma, favoriscono l’adozione di nuovi modelli artistici e comportamentali, ispirati alle mode delle aristocrazie orientali ed ai prototipi eroici dell’epica omerica. Nella Tomba 104 Artiaco di Cuma ecco armi, anche contorte e distrutte dal fuoco, vasellame, strumenti legati al banchetto e al simposio, preziosissimi ornamenti personali. Da Villa Giulia esposta la quasi totalità del corredo della celeberrima Tomba Bernardini di Palestrina (675-650 a.C.), sepoltura tra le più ricche che il mondo antico ci abbia restituito. Ornamenti in oro e argento accompagnavano il defunto, circondato da armi reali e da parata, così come da preziosi oggetti legati al banchetto: ed ecco l’affibbiaglio in oro con sfingi, la coppa fenicia, il piccolo calderone entrambi in argento dorato. Nella Tomba 201 di Calatia (Maddaloni) per la sepoltura di una donna aristocratica, si ammirano ornamenti in ambra ed una rara olla in lamina di bronzo con un caratteristico pendaglio. Dalla necropoli di Cales, la sepoltura di un capotribù, comprende preziosi manufatti, come fibule, anelli ed armille. Tra le rarità una piccola brocca in pasta vitrea, balsamario per versare preziosi unguenti importati dall’Oriente.

Un altro percorso è dedicato alle diverse collezioni acquisite dal MANN a partire dal XIX secolo. Ma il primo reperto etrusco arrivato a Napoli fu lo splendido “Bronzetto dell’offerente dell’Elba” ritrovato nel 1764, donato a Carlo III di Borbone e mai esposto. “Scavare negli sterminati depositi del MANN è sempre un privilegio unico – ha spiegato Valentino Nizzo – Farlo per andare a caccia di Etruschi lo ha reso ancora più avvincente”. L’allestimento della mostra, che si collega alla nuovissima sezione Preistoria, è di Andrea Mandara, progetto grafico di Francesca Pavese. Il coordinamento è di Emanuela Santaniello, l’organizzazione di Electa, con il sostegno dalla Regione Campania (8 euro ingresso, ridotto 4).

Gli Etruschi al MANN tornano per restare. Dopo la chiusura della mostra nel maggio 2021 una sezione permanente restituirà alla fruizione un altro fondamentale pezzo della storia del nostro Museo, ‘casa’ dei tesori di Pompei ed Ercolano, così come custode di eredità molto più antiche” sottolinea Giulierini.

 

Fonte: Ansa

 

 

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