Roma Tour: dalla Bocca della Verità a San Pietro in Vincoli


Dall’antica Bocca della Verità, passando per la Rupe Tarpea, fino ad arrivare alla modernità di Piazza del Campidoglio, con un’ultima chicca finale a San Pietro in Vincoli per ammirare un capolavoro di Michelangelo. 


Nell’area del Foro Boario, potrete passeggiare verso piazza Bocca della Verità, dove si trova l’antico mascherone in marmo, nel portico della Basilica di Santa Maria in Cosmedin. Obbligatorio se siete nei paraggi mettere la mano nella Bocca della Verità. Per i più temerari, si può provare anche a dire una bugia. 

Audrey Hepurn e la Bocca della Verità

Il particolare nome di questa maschera è legato a una leggenda medievale che narrava che la Bocca avrebbe morso la mano di chi, inserendola nel suo incavo, avesse detto una bugia. Questa leggenda è stata ripresa e portata al successo da una indimenticabile scena del film Vacanze romane, di William Wyler.

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Audrey Hepburn in ‘Vacanze Romane’

Se la ricordate, dovete sapere che la reazione di spavento di Audrey Hepburn alla scena del morso era autentica e non recitata. Pare infatti che il co-protagonista, Gregory Peck fosse intenzionato a spaventare la collega con una gag. Dopo aver inserito la mano nella bocca del mascherone l’avrebbe poi tenuta nascosta nella manica, fingendo di essere stato morso dalla celebre Bocca della Verità. Il grido di Audrey Hepburn fu tanto spontaneo da renderlo perfetto per la scena. Da qui, la leggenda si è consolidata sempre più. Ancora oggi infatti turisti di tutto il mondo, con un po’ di suggestione, posizionano la mano all’interno della Bocca. Provare per credere!

Storia

La Bocca della Verità raffigura un volto maschile con barba, naso e bocca forati, affiancato da alcuni simboli, tra cui uno scarabeo, due chele e due teste di lupo. Il volto è forse quello di Giove o di un’altra creatura, come una divinità fluviale. E se vi dicessimo che questo mascherone è in realtà un tombino? Pare infatti che Tarquinio il Superbo, l’ultimo dei sette re di Roma, avesse fatto realizzare un condotto di drenaggio delle acque che i romani chiamavano Cloaca Maxima. Il condotto era dotato di tombini in marmo decorati da bassorilievo, e quella che oggi conosciamo come Bocca della verità non è altro che uno di questi esemplari.

La leggendaria Rupe Tarpea

Dirigendosi verso il Campidoglio da Piazza Bocca della Verità, ci troviamo di fronte a un luogo leggendario, la cui storia è ancora intrisa di mistero. Parliamo della Rupes Tarpeia, oggi Rupe Tarpea, la parete rocciosa che si trova sulle pendici del Campidoglio, situata in Piazza della Consolazione. Questo luogo era utilizzato per le esecuzioni dei traditori della Patria, condannati e fatti precipitare dalla Rupe per essere simbolicamente espulsi da Roma.

La Leggenda

La Rupe era anticamente chiamata “Mons Tarpeius” e secondo alcune fonti questo sarebbe l’antico nome del Campidoglio. Tarpea era invece una vestale, figlia del comandante Spurio Tarpeo, corrotta dal re dei Sabini, Tito Tazio. I Sabini, volendo vendicarsi contro Roma per il Ratto delle Sabine, convinsero Tarpea a spalancare le porte del Campidoglio in cambio delle armille, anelli e bracciali d’oro che gli invasori indossavano. Ma la fanciulla fu comunque tradita dai Sabini che una volta entrati le gettarono addosso i loro scudi fino ad ucciderla. Un’altra versione della storia racconta che la giovane fu giustiziata dagli stessi romani per tradimento, e gettata dalla Rupe che poi prese il suo nome.  

Rupe Tarpea @TurismoRoma

La leggenda della vestale costretta al tradimento viene probabilmente dalla Dea Tarpeia del Mons Tarpeium. Ella era raffigurata come divinità tutelare che emergeva da un cumulo di trofei di nemici abbattuti. Se passeggerete nei pressi della leggendaria Rupe Tarpea potrete perdervi nel suo mistero.

Santa Maria della Consolazione 

Dopo aver ammirato l’antica Rupe, potrete visitare la vicina Santa Maria della Consolazione, una chiesa costruita nella seconda metà del XV secolo. Era chiamata in questo modo per consolare i condannati a morte, le cui sentenze erano eseguite nella Rupe Tarpea, divenuta un tribunale. La chiesa, invece, divenne un ospedale nel 1506 e tra i suoi letti fu ricoverato l’artista Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, poco dopo il suo arrivo a Roma. Secondo alcuni studiosi il famoso dipinto “Bacchino malato” sarebbe proprio un autoritratto dello stesso Caravaggio, eseguito durante la sua convalescenza in seguito al ricovero presso l’Ospedale della Consolazione

La Roma Moderna: Piazza del Campidoglio

Procedendo per il Vico Jugario potrete farvi accogliere dall’imponenza del Campidoglio, nella prima piazza che la Roma moderna ha visto nascere dal genio di Michelangelo. Qui l’architetto fiorentino decise di far riemergere il Colle Capitolino dallo stato di abbandono in cui versava e di realizzare un elegante podio per porvi la statua equestre di Marco Aurelio, che fu collocata al centro della piazza nel 1537, simbolo della riqualificazione urbanistica, voluta da Papa Paolo III. Non tutti sanno che quella che oggi si può ammirare al centro di Piazza del Campidoglio è una copia della scultura in bronzo conservata nei Musei Capitolini.

L’architettura

Potrete accedere a Piazza del Campidoglio prendendo la cosiddetta “Cordonata”, ovvero l’imponente scalinata a gradoni disegnata anch’essa da Buonarroti. Pensate, questa era una via di accesso pensata per essere agevole per i cavalieri e culmina con la solenne balaustra, che oggi è sormontata da gruppi marmorei posti lì nei decenni successivi.

Anche il Palazzo Senatorio, che ospita il Consiglio Comunale della città è ad opera di Michelangelo e nella sua torre campanaria è ancora custodita la campana patarina. Parliamo di una campana che suona in occasione del Natale di Roma il 21 aprile e dell’elezione del sindaco. L’artista si dedicò inoltre anche alla costruzione del Palazzo Nuovo, oggi sede dei Musei Capitolini, il primo museo pubblico al mondo, aperto nel 1734.

Foro Romano e Fori Imperiali: un viaggio nel cuore di Roma

Il Campidoglio non è solo il luogo dove si congiunge la storia antica a quella moderna, ma anche un punto strategico dal quale ammirare le bellezze di Roma. Dalla discesa alla sinistra del Colle Capitolino infatti potrete perdervi nello splendore delle rovine del Foro Romano e quelle dei Fori di Giulio Cesare, di Augusto e di Traiano, con il Colosseo a dominarli sullo sfondo.

La leggenda della statua di Marco Aurelio

Non tutti sanno che sul cavallo di Marco Aurelio c’è una civetta. Secondo la leggenda, l’animale canterà preannunciando la fine del Mondo volando via quando l’intera statua equestre “scoprirà in oro”, ovvero tornerà completamente dorata. Se osservate con attenzione la scultura in bronzo dorato, infatti,  potrete notare qua e là qualche traccia di doratura. Quando si realizzò la copia della statua da esporre al centro di Piazza del Campidoglio, i più superstiziosi credevano che la profezia si potesse avverare, ma la doratura fortunatamente non fu mai realizzata. Se siete curiosi però, potrete dare un’occhiata alla civetta, che è ancora lì, posta tra le orecchie del cavallo.

A San Pietro in Vincoli per ammirare il Mosè

Scendendo da Piazza del Campidoglio e prendendo via Cavour da via dei Fori imperiali potrete giungere alla Basilica di San Pietro in Vincoli, nel rione Monti. Una visita a questa particolare chiesa è un’ottima occasione per ammirare il celebre Mosè di Michelangelo, protagonista principale del monumento funebre a Giulio II.

La Basilica

La Basilica di San Pietro in Vincoli fu fatta costruire nel 442, presso le Terme di Tito da Licinia Eudossia, figlia di Teodosio III. Il particolare nome di questa basilica è dovuto alle catene che avevano imprigionato Pietro a Gerusalemme donate dal Patriarca della città alla madre di Eudossia. Una volta a Roma le catene furono confrontate da papa Leone I a quelle che furono di Pietro nel Carcere Mamertino. Secondo la tradizione queste si fusero insieme in maniera irreversibile. Per onorare questo miracolo fu fatta costruire una basilica dove poterle conservare. Da qui il nome di San Pietro in Vincoli.

Il Mosè

@soprintendenza Speciale Roma

Visitando la Basilica di San Pietro in Vincoli potrete ammirare uno dei capolavori dell’arte del Cinquecento: il Mosé di Michelangelo. Pensate che l’artista dedicò la sua intera vita a quest’opera che fu scolpita nel 1513 per ornare il monumento funebre commissionato da Giulio II. La scultura ritrae un maestoso Mosè seduto con le Tavole della Legge sotto braccio, mentre accarezza la folta barba con l’altra mano. La scena che Michelangelo ha voluto raffigurare è il momento successivo alla consegna dei Comandamenti sul monte Sinai. Mosè è evidentemente adirato e sembra sul punto di alzarsi poiché, secondo la Bibbia, ha sorpreso gli israeliti a venerare un vitello d’oro, segno di adorazione di altri dei. La rabbia di Mosé si può notare dalle vene gonfie e i muscoli in tensione.

A Roma rinasce il Mosè, il grande capolavoro d’arte universale di Michelangelo

Gli effetti di luce

Il voltò di Mosè è rivolto a sinistra, dove anticamente si trovava una finestrella, ormai murata, che impregnava di luce alcune parti dell’opera di Buonarroti. Michelangelo aveva infatti reso alcuni tratti della scultura più lucidi di altri per ricreare questo gioco di luce che potesse dare dinamicità e movimento al Mosè. In assenza della finestrella, è un sistema led a riprodurre gli effetti del corso solare, con luce e calore diversificati in base alle ore del giorno. In questo modo, come lo aveva pensato Michelangelo, potrete ammirare la sua opera più monumentale con i suoi stessi occhi. .

Si chiude quindi il Roma tour, dalle pendici del Palatino alla modernità del Campidoglio, passando tra vicoli che trasudano storia e arte, per perdersi tra le bellezze di Roma come un vero local. 

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