Affitti brevi: i dati dell’AIGAB


Affitti brevi: solo l’1,6% degli alloggi esistenti a Milano sono proposti online come casa vacanza con un indotto di 1,7 miliardi.


In vacanza a Milano sì, ma pochi affitti brevi. Questo il dato che nei giorni scorsi è emerso da airDNA, portale di statistiche e misurazioni delle sistemazioni promosse da Airbnb per mezzo del web. La piattaforma ha infatti registrato circa 12.664mila case online su Milano. Mentre il portale Immobiliare.it segnala 97mila case sfitte a Milano e 785mila alloggi in totale. Il dato interessante però è che il 23% di questo totale è usato per affitti di lungo periodo, una media di molto superiore a quella nazionale, dovuto probabilmente all’elevata presenza di studenti universitari e giovani lavoratori in città. Sono invece 27mila le case di proprietà del comune di Milano, di cui 6mila non possono essere affittate perché in attesa di investimenti pubblici. 

I dati dell’indagine

Quanto agli affitti brevi, si attesta che nella città di Milano le sistemazioni promosse online come affitti brevi sono soltanto l’1,6% delle case esistenti nella città. La questione degli affitti brevi, che ha suscitato diverse polemiche negli ultimi tempi, sembra allora ridimensionarsi in un’ottica di numeri, visto che Milano è una città viva, differentemente da Venezia in cui affittare è più difficile visto le sue problematiche e le sue emergenze, che sono di netto differenti dalla situazione milanese. 

Da quanto si evince, sono in programma a Milano molti progetti immobiliari che prevedono investimenti dell’edilizia convenzionata, mentre si espandono anche progetti, si può dire, innovativi, come quelli di coliving e senior housing, andando incontro alle nuove tendenze e trasformazioni della società. Milano, si sa, ha un certo appeal per gli investimenti che tentano di colmare vuoti e rispondere alle esigenze di cittadini, turisti o studenti, con regole di mercato e soldi di privati. 

In questa ottica, il panorama degli affitti brevi a Milano si dedica ad investimenti che tendono ad allargarsi in tutta Italia. Proprio a Milano hanno sede le più grandi imprese del comparto, che assumono lavoratori da ogni parte d’Italia e danno lavoro anche a italiani all’estero, investendo in software e tecnologie innovative per il settore. Gli eventi organizzati al fine di promuovere gli affitti brevi come sistemazioni di vacanza, il così detto vacation rental, sono sempre più d’interesse per gli imprenditori italiani, e la prima conferenza italiana sul tema si è tenuta a novembre proprio nel capoluogo lombardo. A questo evento hanno preso parte circa 300 imprenditori italiani e diverse società di software pronte a mostrare i loro innovativi servizi. 

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Le prenotazioni stimate

Quanto al futuro, l’AIGAB, Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, ha stimato per il 2023 prenotazioni pari a 350milioni di euro, di cui una percentuale del 52% vanno ai singoli proprietari di immobili. Un 19,5% della somma, invece, andrebbe direttamente alle casse dello Stato, grazie naturalmente al lavoro e al sostegno dei property manager professionali. 

Sono buone anche le previsioni rispetto alle presenze. Secondo le stime, infatti, si darebbe alloggio a circa 2 milioni di visitatori, contando quindi 6 milioni di presenza e quindi circa 990mila prenotazioni. I gestori professionali al momento delle prenotazione si avvalgono di società specializzate per le pulizie che impiegano personale, corse in taxi, colazioni, ristoranti, musei e tanti altri servizi.

Indotto degli affitti brevi

Se si prende in considerazione il dato ISTAT che dice che ogni turista spende 4 euro per ogni euro che ha speso durante il soggiorno, il totale complessivo dell’indotto degli affitti brevi a Milano sarà di circa 1,7 miliardi. Parliamo del 17% dell’incidenza totale in Italia. 

Ancora incerto però l’inserimento di questo nuovo fenomeno in una società che va sempre più verso una liquidità. Molte città europee sul fronte degli affitti brevi  hanno introdotto restrizioni che però si sono rivelate inefficaci, anzi in molti casi sono state dichiarate incostituzionali e quindi non sono state applicate. Pare infatti ad esempio che Amsterdam, dopo aver bandito gli affitti brevi in città, oggi ha gli affitti a lungo termine più alti di tutta Europa. 

E gli affitti a lungo termine?

Per quanto attiene agli affitti a lungo termine, anche questo dato non lascia ben sperare e il numero di case sfitte a Milano, circa centomila, ne è una prova. Tra i fattori determinanti di un totale di sistemazioni non affittate così alto ci potrebbe essere una sfiducia nel sistema immobiliare italiano, ragioni di tipo economico, come anche la restrizione del diritto di proprietà di migliaia di cittadini. Questa l’opinione dell’AIGAB a fronte della pressione ostativa subita dagli affitti brevi in Italia. 

Fonte: Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi
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