Umbria: itinerario degli organi storici


Un viaggio alternativo nella cultura dell’Umbria, lontano dalle solite mete: scopri la tradizione musicale di Amelia.


Stanchi dei soliti itinerari? Volete assaporare aspetti inediti e alternativi dell’Umbria? Siete nel posto giusto: ecco qualche consiglio per scoprire il lato musicale del territorio. In particolare, vi portiamo a Amelia e nei suoi dintorni: intraprenderemo insieme un viaggio per conoscere gli organi storici che vi sono conservati. Questi preziosi strumenti sono ritenuti delle vere e proprie opere d’arte, tanto che, ancora oggi, sono gelosamente custoditi nelle chiese più belle e rinomate. Nel centro della città, ad esempio, presso la cattedrale, sono presenti ben due organi: uno, il più grande di dimensioni, è stato costruito nel 1904, dentro la cassa settecentesca, dalla Ditta Rieger, nella Slesia Austriaca. L’altro manufatto viene invece dalla scuola romana e risale al 1630 ha il classico impianto da trasporto: facile da portare sui carri durante le feste e le processioni religiose. Nel duomo si sono succeduti, per secoli, importanti organi: il primo di cui si ha notizia risale al 1473.

La tradizione musicale in Umbria

Anche se, tra tutti gli esempi che Amelia può vantare, quello che senz’altro è più prestigioso è quello che si trova nella chiesa del monastero delle benedettine di S. Magno, costruito nel 1678 da Willelm Hermans. Era destinato ad essere suonato dalle stesse donne di clausura; la sua particolarità è quella di avere una tastiera posta in cantoria e una in basso, al piano della chiesa, chiusa in un armadio.

Collescipoli si conservano due importanti organi, uno nella Collegiata di Santa Maria maggiore (Organo Hermans) e l’altro nella Collegiata di San Nicolò (Organo Neri), entrambi del XVII° secolo. Questi due strumenti, sapientemente restaurati, sono al centro dell’Hermans Festival www.hermansfestival.it), prestigiosa manifestazione musicale che richiama i migliori organisti e musicisti internazionali.

Altri organi sono collocati invece nelle chiese di Avigliano Umbro, Collicello, Foce, Guardea, Toscolano, GioveQuasi tutti, tuttavia, non presentano una data di realizzazione ben precisa e definita, fatta eccezione per quello nella chiesa di Santa Chiara a Lugnano in Teverina, del 1756, firmato addirittura dall’artefice tedesco Johannes Conradus Werler.

A confermare questa lunga tradizione musicale, si inserisce la manifestazione “Il Maggio Organistico” che, da oltre 30 anni, porta concerti nelle chiese del comprensorio nel suddetto mese.

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Amelia

Amelia è cinta dalle poderose mura poligonali di epoca romana, dove stili diversi coesistono in armonia. Il primitivo insediamento abitativo, tra i primi centri italici, si sviluppò in epoca pre-romana sull’acropoli a decorrere dal XII-XI sec. a.C., dalla quale dominava il sottostante territorio costituito da insediamenti sparsi. La costruzione delle mura poligonali, attuata probabilmente a partire dal IV-III secolo a.C., conferì alla città la sua definitiva conformazione che corrisponde all’attuale centro storico.
Appena entrati in città si può ammirare l’imponente opera fortificata delle mura poligonali, realizzate tra il IV e il III secolo a.C. che è possibile ammirare anche a un percorso di trekking urbano opportunamente segnalato. Lungo la cinta muraria si aprono 6 porte, di cui 4 tuttora utilizzate: porta Romana, accesso principale alla città, , porta  Leone IV, porta Posterola e porta della Valle. Tra i monumenti da visitare, oltre a testimonianze di epoca romana (cisterne, terme e domus), la Cattedrale,  il monastero di San Magno, la chiesa di San Francesco, la chiesa di Sant’Agostino, la chiesa di Santa Monica, e appena fuori le mura la chiesa rurale della Madonna delle Cinque Fonti, che secondo la leggenda offrì soggiorno a San Francesco. Oltre che in superficie, Amelia riserva sorprese emozionanti anche nel sottosuolo, in un percorso che conduce alla scoperta delle antiche cisterne romane, opera di ingegneria idraulica costruita intorno al II secolo d.C., e accessibile al pubblico da piazza Matteotti.

Avigliano Umbro

Sebbene sia uno dei comuni più giovani d’Italia, Avigliano Umbro ha una storia antica e intensa. La tradizione orale, confermata da numerosi reperti archeologici, parla di insediamenti umani già in epoca protostorica (Età del Ferro ed Età Bronzo) e in epoca romana. Al centro storico, dove spicca il torrione cilindrico medievale, si accede da Porta Vecchia, che ancora conserva lo stemma del Comune di Todi. Da vedere il piccolo Teatro Comunale in stile liberty, la Chiesa della Santissima Trinità (XVII secolo), che conserva una Madonna del Rosario di Andrea Polinori e affreschi attribuiti a Bartolomeo Barbiani da Montepulciano. Nei dintorni, in località Sismano, il Castello Medievale e la Chiesa di Sant’Andrea Corsini con tele attribuite al Polinori. Altro centro di interesse artistico è Toscolano, con la Cappella della Mestà (Edicola di Toscolano) che presenta un ciclo di affreschi di Pier Matteo d’Amelia.

Guardea

Il primo insediamento documentato era in località Marruto, da dove gli abitanti emigrarono e fondarono il castello, detto Castello del Poggio, intorno al 1035. Nel XII secolo un discendente di un conte dei Baschi della Guascogna fondò, sulla cima del colle che sovrasta l’attuale paese, un castello a guardia del territorio. L’origine del nome, dal tedesco “wart” (guardiano), dimostra che Guardea nacque come “posto di vedetta”. Le tracce più antiche di presenza umana sul territorio risalgono al Paleolitico, come attestano gli strumenti e le numerose schegge di selce conservati nella sede del Gruppo Archeologico. Interessanti le mura megalitiche (località Fossi), risalenti al III-II secolo a.C.: gli imponenti tratti di mura sono i resti di un sistema che serviva ad arginare le acque dei torrenti e del Tevere per preservare i terreni agricoli. Sul colle alle spalle del paese si stagliano i resti dell’antico castello di Guardea Vecchia: ancora visibili in gran parte il sistema delle otto torri (sei quadrangolari e due semicircolari) e il grande mastio centrale. Quasi dirimpetto a Guardea Vecchia, è situato il Castello del Poggio, l’antico sistema difensivo rimasto inalterato nei secoli. Attualmente, dopo un accurato restauro, è la sede italiana del Club of Budapest, organismo internazionale che si occupa dello sviluppo della coscienza civile universale.

Giove

In epoca romana acquisì grande importanza grazie al porto fluviale di San Valentino sul Tevere, come testimoniano i numerosi reperti archeologici rinvenuti, tra cui monete, tombe e resti di ville romane. Come gli altri feudi vicini, il territorio e il castello di Giove, per la sua posizione, fu a lungo conteso tra i comuni vicini, i signori di Alviano e la Chiesa fino a quando papa Urbano VI lo assegnò (1328) alla famiglia degli Anguillara togliendolo al dominio di Orvieto. Nel 1465 gli Amerini occuparono il castello e lo consegnarono a Paolo II Farnese. Nel XVI secolo, alla signoria dei Farnese subentrò quella dei Mattei, che fecero erigere una parte del maestoso palazzo Ducale. Il centro storico è un classico esempio di impianto medioevale, del quale rimangono parte della cinta muraria e alcuni torrioni. Sulla porta di ingresso del borgo, detto anche “Borgo Vecchio”, è visibile il monogramma “IHS” di San Bernardino, che evangelizzò queste terre all’inizio del XV secolo. Il monumento più noto è il Palazzo Ducale, imponente opera a pianta quadrata e delimitata da due possenti torrioni angolari, iniziato a costruire nel XVI secolo su volontà del Duca Ciriaco Mattei per recuperare a residenza privata un antico castello medievale. I saloni interni sono ornati da pitture con soggetto mitologico realizzate da artisti della scuola di Domenichino, Veronese e Orazio Alfani. Il palazzo, di proprietà dei Conti Acquarone fino al 1985, è attualmente residenza privata del produttore cinematografico americano Charles Band.

Fonte: Sito Ufficiale del Turismo Umbria
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