Umbria: un weekend di paura a caccia di fantasmi


Un weekend di paura. Tranquillo? Non molto. Per chi ama vivere e scoprire i misteri e le leggende spettrali in atmosfere e luoghi magici, ecco i posti migliori per andare a caccia di fantasmi.


Se siete amanti delle storie di fantasmi e di misteri preparatevi per un’avventura spettrale, tra leggende e apparizioni, nei castelli e nei monasteri dell’Umbria. Alcune proposte per vivere un’esperienza da brividi nella nostra regione.

Nel centro storico di Città di Castello si trova Palazzo Vitelli alla Cannoniera, una magniifca dimora rinascimentale custode di importanti opere d’arte e sede della Pinacoteca Comunale. All’interno delle sue eleganti sale si dice che si aggiri il fantasma di Sora Laura.

Questa storia risale alla prima metà del 1500 quando, dopo il matrimonio, il condottiero Alessandro Vitelli e la nobile Angela Paola dei Rossi di San Secondo Parmense decisero di costruire il palazzo. Il condottiero era noto per essere un donnaiolo e ben presto si invaghì di una giovane donna di nome Laura. Per non essere scoperto Alessandro fece trasferire la moglie in un altro palazzo di famiglia e riservò all’amante Palazzo Vitelli alla Cannoniera.

Durante l’attesa del ritorno del suo amato dalle campagne militari la giovane si dedicava al ricamo di fazzoletti ma un giorno, stanca di aspettare l’amante, vide dalla finestra della stanza un avvenente cavaliere e, per attrarre la sua attenzione, gettò dalla finestra un fazzoletto. Il cavaliere affascinato dalla giovane accolse il suo invito a riportale il fazzoletto a palazzo. Dopo i primi incontri passionali, per paura di essere scoperta dal Vitelli, con un trabocchetto decise di far cadere l’amante in una botola dove lo aspettava una morte atroce, trafitto dalle lame del fondo. La stessa fine capitò ad altri giovani, sedotti dalla sua bellezza, fino al giorno in cui lei stessa venne uccisa, da un sicario inviato dalla consorte di Vitelli, che scoprì il tradimento.

La leggenda racconta che il fantasma della giovane, intrappolato nel palazzo, è tormentato dal rimorso ed è ancora in cerca di perdono. Si dice che alcune rilevazioni fotometriche e monitoraggi acustici effettuate nel 2012 sembrerebbero aver immortalato l’ombra di una giovane donna in abiti rinascimentali.

Tra il XVI e il XVII secolo, questo luogo divenne il rifugio di una banda di briganti, parenti e servitori del sanguinario colonnello Francesco Alfani. Questo si trasferì nell’antico possedimento della famiglia dopo essere stato bandito da Perugia a causa di una serie di vendette personali legate ad un insulto ricevuto da un nobile. Per vendetta o per denaro egli compì svariati delitti e si racconta che seppelliva le proprie vittime ancora vive nel giardino di Castel d’Arno. Un racconto popolare narra che nelle notti di luna piena si possono ancora sentire le voci delle vittime che chiedono aiuto. Attualmente il luogo, in parte in stato di abbandono, è adibito a oliveto.

Un’altra storia di paura è legata alla famiglia Alfani. Si narra che tre cacciatori a viso coperto incontrarono nei pressi del paese una contadina e le chiesero se c’erano delle lepri da cacciare. La ragazza rispose che si erano mangiati tutto gli “Alfanacci”, noti briganti della zona. Ma sotto ai grandi cappelli che nascondevano il volto dei cacciatori c’erano proprio i tre fratelli Alfani che presero la povera contadina e la misero nel forno dove ardeva già la legna.

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La stanza dei tormenti di Narni

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Spostiamoci in provincia di Terni. Siete mai stati nei sotterranei della città di Narni? Sono aperti al pubblico e grazie a una visita guidata si può fare un percorso non convenzionale alla scoperta di altrettante misteriose storie. In particolare, proprio all’inizio della visita, ci si addentra nel complesso conventuale di San Domenico, che porta all’ingresso di una chiesa del XII secolo. Si tratta di una scoperta fatta da sei giovani speleologi nel 1979.

La parte più suggestiva che ci fa continuare in questo viaggio tenebroso e paranormale è l’arrivo ad una grande sala, chiamata Stanza dei Tormenti, dove avevano luogo gli interrogatori del Tribunale dell’Inquisizione. Segni di graffiti sulle pareti documentano la presenza degli inquisiti. In particolare, in una cella adiacente alla sala sono presenti una ricca varietà di simboli alchemici, disegnati dal prigioniero Giuseppe Andrea Lombardini, il quale vi trascorse circa novanta giorni tra il 1759 e il 1760.

Grazie alla visita, si può scoprire il significato di questo codice grafico, un vero e proprio viaggio nella profondità dell’inconscio, oltre a provare dal vivo la leggenda della presenza del suo fantasma che si aggira instancabile all’interno di questi sotterranei.

Il plotone fantasma del Castello di Macereto

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Il viaggio continua in un piccolo castello risalente al XIV sec. Siamo ad un’altitudine di 300 metri s.l.m, a Macereto Alto, frazione del comune di Piegaro in provincia di Perugia. Ci si arriva seguendo la via Pievaiola, quella che collega Città della Pieve a Piegaro. Il primo insediamento in questa zona è sconosciuto, ma le ricostruzioni ci rimandano al 1443, quando un condottiero bergamasco, Antonio Attendolo, chiamato Ciarpellone, dopo aver attaccato il tranquillo borgo di Piegaro, decide di assalire anche la sua roccaforte difensiva, il Castello di Macereto.

E proprio qui, ancora oggi, si registra l’apparizione di un plotone fantasma di quei soldati che, a guardia del castello, quella notte vennero sterminati nella brutale aggressione. Nelle notti di luna piena, nei pressi del Poggio delle Forche, si aggirerebbero i soldati, dai volti scheletrici e dagli occhi cavi e inquietanti, nel tentativo di difenderlo in eterno.

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