Carnevale in Umbria: le maschere della tradizione


Il Carnevale in Umbria. Viaggio tra le antiche maschere di Carnevale della regione tra storia, tradizioni e festeggiamenti da non perdere.


I festeggiamenti del Carnevale, dove il quotidiano lascia il posto al divertimento e alla trasgressione dei ruoli, hanno origini antichissime, forse collegati ai Saturnali Latini che si tenevano più di 2.000 anni fa. Il nome invece sembra sia stato adottato nel Medioevo da carnem levare (levare la carne) per segnare al suo ultimo giorno l’inizio della Quaresima. Le maschere ed i costumi appaiono molto più tardi, tra Quattrocento e Cinquecento, ad enfatizzare il carattere festoso e frizzante del periodo.

In Umbria si organizzano in vare città e borghi sfilate di carri allegorici e feste, probabilmente il più antico è il Carnevale di Sant’Eraclio, Foligno, iniziato nel 1542 ad opera dei Frati Olivetani di Mormonzone. Una festa del popolo che si contrapponeva a quelle organizzate dai nobili della zona.

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Sempre nel Cinquecento compaiono alcune maschere:

Bartoccio

La maschera più famosa del territorio umbro ha il nome di Bartoccio. Comparsa per la prima volta in un testo del 1521, è un’icona della città di Perugia e rappresenta il classico villano burlesco, benestante ma rozzo, molto conviviale e con uno spiccato accento dialettale. Vestito con un gilet porpora sotto ad una giacca verde, pantaloni di velluto neri o marroni, scarpe eleganti e cappello, si contraddistingue per le sue bartocciate: satire irriverenti contro tutto ciò che non funziona nella città. Ogni anno a Carnevale entra trionfalmente a Perugia, da Porta San Pietro, insieme a sua moglie Rosa, a bordo di un carro addobbato trainato da buoi e sfila lungo Corso Vannucci: suona, balla e canta osservando quello che accade nel mondo cittadino e gettando in mezzo alla folla fogli con le sue graffianti lamentele.

“Chi è morto? Nasotorto! E chi lo ha accompagnato? Nasoacciaccato! E chi suona la campanella? Chicchirichella !”

Da questa filastrocca, sono nate quattro maschere della Commedia dell’Arte grazie all’iniziativa e alla creatività dell’artista Oliverio Piacenti di Avigliano Umbro, che ascoltava fin da bambino questi versi ripetuti da sua madre.

Nasoacciaccato

Nasoacciaccato è la maschera del Rione Sant’Egidio: un eroe azzeccagarbugli, nullatenente, nullafacente ma anche tuttofare. Talvolta litigioso, è sicuramente uno spirito libero, furbetto e affabulatore. Lo si riconosce perché non si separa mai dal suo bastone, dove tiene appeso il suo fagotto, tipico grande fazzoletto da contadino a quadri scuri, dove racchiude tutti i suoi averi. E’ sempre alla ricerca di qualcuno da imbrogliare o magari a vagabondare con il suo amico e rivale in amore Chicchirichella.

Chicchirichella

In rappresentanza del Rione Castelluzzo di Avigliano Umbro, si presenta Chicchirichella, un vagabondo esuberante, creativo e divertente, ma talmente pigro che non riesce a sfruttare appieno le sue qualità e il suo potenziale. Vive di libere emozioni, incapace di prendersi responsabilità fino in fondo. Il tratto distintivo di questa eccentrico personaggio è una piuma infilata nel cappello pronta per scrivere la sua musica proprio quando l’ispirazione lo sorprende, ammaliando ogni passante con il suo liuto e canto mattutino.

Rosalinda

A dividere i due amici e rivali, Nasoacciacato e Chicchiarella, c’è Rosalinda, archetipo delle principesse e ispirata a una persona realmente esistita ad Avigliano, nel rione di Pian dell’Ara. Chiunque la incontri per la strada, si potrebbe innamorare perdutamente di lei. Scaltra, libera, sensibile, nei suoi abiti azzurri è ammaliante e fascinosa con il suo ventaglio che porta sempre con sé. E’ perennemente indecisa tra i suoi pretendenti, Chicchirichella e Nasoacciaccato, mentre aspetta l’eredità di Nasotorto, suo lontano parente.

Nasostorto

Dal Rione della Madonna delle Grazie ha origine Nasostorto: un uomo ricchissimo, ma talmente avaro da rinunciare perfino a riscaldarsi, ritrovandosi sempre in giro raffreddato. senza separarsi mai dal suo cappello di lana nero con nappa e dal suo gran fazzoletto di pizzo bianco. Ipocondriaco, talvolta machiavellico e pure un po’ asociale, Nasotorto di certo non è uno di grande compagnia: se siete ingenui, se ne approfitta; se siete bugiardi, non vi si fila; se si avvicina, c’entrano i soldi. Denari che amministra così bene, da custodirli gelosamente nella borsetta che porta sempre con sé.

Fonte: Sito Ufficiale del Turismo Umbria
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