Nuove rivelazioni intorno alla Gioconda di Leonardo

gioconda

Le questioni sono due e ruotano entrambe intorno a uno dei ritratti più celebri nella storia dell’arte: la Gioconda di Leonardo da Vinci.

Il Sosia?

Sembrerebbe che il quadro, realizzato dal genio vinciano tra il 1503 e il 1506 ed esposto al Louvre di Parigi, abbia un sosia in Russia. Una Gioconda con le Colonne, proveniente da una collezione privata di San Pietroburgo, per l’esattezza. A queste conclusioni sarebbe giunto Silvano Vinceti, Presidente del Comitato Nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali, già noto per le ricerche sui resti di Monna Lisa nell’ex convento di Sant’Orsola di Firenze.

Al momento si tratterebbe solo di un’ipotesi, ma diversi sono gli indicatori che rinviano a Leonardo, secondo Vinceti.

Tra le analisi effettuate, gli esami a raggi infrarossi e raggi X dei componenti dei colori presenti sul dipinto evidenzierebbero la “piena compatibilità di quest’opera con il periodo in cui Leonardo realizzava i suoi capolavori“. La tecnica del “photoshop avanzato”, ossia la comparazione di un dipinto e dei suoi particolari con altri simili, e, nel caso specifico, con lo studio preparatorio della Gioconda (che lo studioso Pedretti attribuisce a Leonardo) sembrerebbe ulteriormente evidenziare la sovrapposizione di alcuni elementi tra la Gioconda dello studio preparatorio e il suo alter ego russo. Perfetta la coincidenza tra le colonne presenti nel dipinto russo e quelle dello studio preparatorio e tra la sagoma del labbro superiore della Gioconda di San Pietroburgo e quella dello studio identificato da Pedretti.

4 dipinti in uno

Un’altra rivelazione è quella avanzata da Pascal Cotte, fondatore della società di ingegneria elettronica Lumiere Technology di Parigi.
Secondo lo studioso francese, che per dieci anni ha analizzato il quadro esposto al Louvre avvalendosi di tecnologie di ultima generazione, l’enigmatico sorriso della Monna Lisa sarebbe il risultato di quattro dipinti e il ritratto finale non coinciderebbe con quello di Lisa Gherardini, come vuole l’ipotesi più accreditata fino ad oggi del pittore e storico dell’arte Giorgio Vasari.

A queste conclusioni Cotte sarebbe giunto grazie a una tecnica non invasiva, la Layer Amplification Method, che consente di sfogliare il dipinto come fosse una cipolla e di scoprire una serie di elementi nascosti sotto la superficie e invisibili a occhio nudo. In tal modo consente anche di ricostruire le diverse fasi che hanno portato alla realizzazione del quadro.

Sono quattro le versioni identificate da Cotte, a partire da un primo ritratto in cui alcuni particolari (la mano e la manica destra e le dita della mano sinistra) sono più grandi rispetto al risultato finale. Nel secondo sono emersi elementi cancellati e modificati nella terza stesura: spilloni per capelli, un pendente a perla, elementi decorativi a stella, tutti accessori che fanno pensare a una donna facoltosa come Lisa Gherardini. Nella terza versione del dipinto scompaiono spilloni e perle, mentre cambiano la cuffia, l’acconciatura, il vestito e i lineamenti di volto e naso.
La quarta stesura sarebbe quella che il mondo intero può ammirare al Louvre. Quel che più divide la critica riguarda però l’ipotesi secondo cui la Gioconda finale non sarebbe Lisa Gherardini. La donna risultante dalla stesura ultima sarebbe, infatti, totalmente diversa da quella delle prime tre versioni (ossia Lisa Gherardini).

Dove si nasconda la verità spetterà agli studiosi e alle future ricerche e verifiche dircelo. Quel che è certo è che quel sorriso enigmatico continuerà ancora a lungo a incuriosire e affascinare milioni di ricercatori e visitatori da tutto il mondo.

 

Se vuoi scoprire dove Leonardo visse gli ultimi anni della sua vita leggi In viaggio tra i Castelli della Loira

 

Fonte: ANSA

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