New York, il paese italiano della Luzzara in mostra negli scatti di Stephen Shore


New York. La Luzzara di Stephen Shore approda al MoMA: immagini mai ritoccate o illuminate artificialmente, che vanno sempre al di là del semplice scatto.


Gli scatti del 71enne maestro della fotografia contemporanea della Luzzara, paesino della valle del Po’ che diede i natali a Cesare Zavattini, sono parte della maxi retrospettiva che il museo della Grande Mela dedica in questi giorni all’artista che per decenni ha ritratto panorami e autostrade, stanze di motel e colazioni ai diner di un’America “on the road”.

Si parte dall’infanzia: il fotografo, nato nel 1947 in una famiglia newyorchese benestante, aveva ricevuto in regalo l’attrezzatura per la camera oscura a sei anni, e, a soli 14, era entrato nelle collezione del MoMA convincendo il curatore Edward Steichen a comprare tre sue stampe.

Ancora teen-ager, abbandonato il liceo, Shore frequentò la Factory di Andy Warhol fotografando musicisti come Lou Reed e John Cale o visitatori come Michel Duchamp, prima di partire per il primo dei grandi viaggi “on the road”, verso Amarillo, Texas.

Nel 1971, a 24 anni, il Metropolitan Museum of Art gli dedicò la prima retrospettiva e fu il secondo fotografo vivente ad avere una personale nel museo dopo Alfred Stieglitz. Oggi Shore ha centomila seguaci su Instagram.

Era andato a Luzzara nel 1993 a fotografare gli abitanti di una tradizionale comunità contadina che lentamente abbracciavano da contrappunto ai campi immacolatamente curati, le cancellate in ferro battuto, i muri dall’intonaco sbrecciato.

Quaranta anni prima Luzzara era stata fotografata da Paul Strand, un altro mostro sacro della fotografia americana, che pubblicò l’opera in “Un paese: Portrait of an Italian Village”, realizzato in collaborazione con Zavattini.

All’inizio degli anni Novanta la provincia di Reggio Emilia aveva lanciato il progetto “Linea di Confine” commissionando a grandi fotografi la documentazione del territorio. Fu cosi’ che Shore approdo’ a Luzzara.

“Una semplice coincidenza che capitò 40 anni dopo Strand. Scelsero me perchè’ ero americano e usavo, come lui, una macchina di grande formato”.

Il fotografo ha raccontato di esser arrivato a Luzzara senza aspettative. “Non c’ero mai stato, non ero mai stato nella zona, né ero interessato a ripetere quel che avevo fatto negli Usa venti anni prima, o rendere direttamente omaggio a Strand” che nel paesino della Bassa Padana cercava i segni di “un villaggio agrario idealizzato”.

Nel 1993 Luzzara era “come poteva essere 40 anni prima. Niente auto,né pali del telefono. Io volevo fotografare Luzzara com’era”, i contrasti tra il vecchio e il nuovo. Ad esempio: una fattoria del Cinquecento usata come ufficio attrezzato coi Mac. 

 

Fonte: Ansa

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