Assisi: fino al 4 novembre in mostra il Realismo Magico


Assisi. Nel centralissimo Palazzo Bonacquisti è possibile visitare fino al 4 novembre la mostra “Una profondissima quiete. Francalancia e il ritorno alla figura tra de Chirico e Donghi”.

 

Un universo incantato che si rivela attraverso una selezione di capolavori provenienti da musei, fondazioni, istituzioni bancarie e collezioni private per riportare all’attenzione del pubblico una delle correnti più poetiche e suggestive dell’arte del Novecento, il Realismo Magico. All’interno di tale movimento trova la sua dimensione più autentica l’opera di Riccardo Francalancia, artista nato in Umbria, ad Assi

A cura di Vittorio Sgarbi, Michele Dantini e Beatrice Avanzi il percorso espositivo porta per la prima volta in Umbria un progetto articolato che si sofferma sulle tappe artistiche, ma anche umane, degli autori che hanno caratterizzato la pittura italiana degli anni Venti e Trenta e che va, appunto, sotto il nome di “Realismo Magico” .

È il periodo in cui, dopo il dinamismo futurista e delle avanguardie, emerge l’esigenza del ritorno all’ordine che ha attraversato l’Europa dopo gli anni delle Prima guerra mondiale e, parallelamente, si sente il bisogno di soffermarsi sulle nuove istanze metafisiche e sul valore mitico con cui si guardava alla realtà.

Non poteva mancare Giorgio De Chirico, “grande metafisico” che ha introdotto valori come quello del ritorno agli antichi maestri e alla figurazione, innestando un profondo senso di magia di cui una delle opere in mostra, Cavalli in riva al mare, è una significativa espressione.

Tale sentimento è presente anche in Felice Casorati, ricercatore del valore lirico delle “cose immobili”, tra cui il soggetto prediletto sono le nature morte con uova che dipinge lungo tutto l’arco della sua carriera. Ecco poi Cagnaccio di San Pietro con i suoi personaggi assorti e le sue Madonne addolorate, Antonio Donghi con il suo accento del tutto originale nell’interpretazione – ricca di incanto e magia – di situazioni quotidiane, ambienti popolari, vedute cittadine.

Ritroviamo, poi, artisti quali Francesco Trombadori, Mario ed Edita Broglio e il giovane Mario Mafai, tutti in mostra insieme ad altri autori come Scipione, con i suoi disegni e con i suoi verdi scoscesi massicci appenninici, Corrado Cagli, Mario Tozzi, Gisberto Ceracchini, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Renato Paresce, Fausto Pirandello, Giuseppe Capogrossi, Gianfilippo Usellini e, tra molti altri ancora, l’artista umbro Riccardo Francalancia, a cui è dedicata una ampia sezione della mostra dove si possono vedere opere mai prima esposte concesse in prestito dagli eredi.

Francalancia da Assisi giunse a Roma nel 1913, portando con sé i silenzi e le suggestioni della natura umbra nel momento in cui la poetica del Realismo Magico è in pieno sviluppo. Fa subito sua questa lezione per tradurla in un’opera personalissima, spesso solitaria ma non isolata perché comunica con il resto dell’ambiente romano. Nelle sue opere ritroviamo tutto l’incanto e la magia che attraversa l’arte italiana in quel periodo.

Usando le parole di Vittorio Sgarbi “Francalancia, umbro nato ad Assisi, riproduce nei paesaggi ciò che ha sentito negli affreschi di Giotto, è un Beato Angelico che torna a guardare un paesaggio in cui c’è il sentimento di Dio con una figurazione essenziale e una forza formidabile”.

Fonte: Fondazione CariPerugia

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