“Warhol. Pop Society”, il divo dell’arte in mostra al Palazzo ducale di Genova

La bellezza? Che cos’è? La bellezza in se stessa non è nulla

Andy Warhol


A trent’anni esatti dalla sua scomparsa il Palazzo Ducale di Genova dedica ad Andy Warhol, dal 21 ottobre al 26 febbraio 2017, una grande mostra che ripercorre l’intera carriera del re della pop-art attraverso 170 opere tra:

tele, prints, disegni, polaroid, sculture, oggetti, provenienti da collezioni private, musei e fondazioni pubbliche e private italiane e straniere.

Andy Wahrol già in vita fu una leggenda, pochi infatti furono gli artisti sui quali si è scritto e spettegolato tanto quanto su di lui.

Quando appariva in pubblico dava l’impressione di provenire da un altro pianeta:

timido, gentile, sorridente e dall’aria spesso assente.

Sebbene fosse presente a quasi tutti gli appuntamenti mondani e avvenimenti pubblici, si faceva spesso sostituire da sosia.

Incarnava perfettamente quello che era il culto del divo a quel tempo:

figura presente e assente allo stesso tempo, eterea, lontana dalla realtà.

Il suo aspetto di “dumb blond” spinse ben presto l’opinione pubblica ad associarlo alla corrente pop.

Figlio di cecoslovacchi immigrati negli Stati Uniti, Andrew Warhola rappresenta l’incarnazione del sogno americano,

di una carriera che va dal “lavapiatti” al milionario, sebbene non fece mai il lavapiatti visse una vita piena di stenti.

Da questo punto di vista fu facile per lui, da osservatore esterno, sviluppare una certa sensibilità nei confronti dell’americanismo primordiale che abbracciava il culto dell’estetica e del consumismo.

 

“Business-art è il passo che viene dopo l’arte. Io ho iniziato come artista commerciale e voglio finire come artista business”


Fervido ammiratore delle stelle del cinema cominciò a disegnare scarpe, ma non scarpe qualunque, scarpe dedicate a divi e dive di cui erano di volta in volta personificazioni.

Stimato nel mondo della pubblicità e del jet-set, fece molta fatica a farsi riconoscere come “vero” artista.

Illustrava oggetti e marchi commerciali facilmente reperibili nei supermarkets, divertendosi ad elevare a forma artistica le icone del consumismo americano:

minestre in scatola Campbell, ketchup Heinz, bottiglie di Coca-Cola, ecc..

 

Provò anche a disegnare fumetti, ma quando si trovò di fronte al talento di Roy Lichtenstein lasciò perdere, voleva trovare la sua vera strada nell’originalità.

Apprezzò la fotografia, volle riprodurla, lo fece, e immortalò la realtà utilizzando successivamente anche la tecnica della serigrafia.

“La bellezza di questo Paese consiste nel fatto che l’America ha creato una tradizione per cui i consumatori ricchi comprano in sostanze le stesse cose di poveri. Sediamo davanti al televisore e beviamo la Coca-Cola, sapendo che il presidente beve Coca-Cola, Liz Taylor beve Coca-Cola: perciò pensiamo che anche noi possiamo bere Coca-Cola”


Tanti i ritratti dei divi di Hollywood.

L’attenzione per soggetti come Elizabeth Taylor, Marilyn Monroe, Elvis Presley e Marlon Brando era essenzialmente per il valore simbolico che questi avevano nella coscienza collettiva della società americana.

Rappresentavano l’incarnazione dell’idea di bellezza e successo di cui non era possibile immaginare pregnanza maggiore.

 

Numerose anche le rappresentazione di tragedie aeree, auto-crash, avvelenamenti e sedie elettriche, che fanno parte di un ciclo dedicato alla morte con cui l’artista sembrava avere una strana affinità.

“Riconobbi che tutto ciò che faccio ha a che vedere con la morte”


Andy Warhol non fu soltanto un grande artista, ebbe anche una grande carriera dal punto di vista cinematografico.

Nella 47th Street nasceva la Factory, quella che divenne un simbolo e un punto di riferimento underground, luogo di ritrovo per giovani provenienti da ogni classe sociale che avevano in comune il rifiuto delle convenzioni e dell’establishment.

Omosessuali, artisti, registi, studenti, attori e poeti anticonformisti, persone creative e curiose, dedite a qualsivoglia tipo di sperimentazione da cui Warhol, direttore di scena, succhiava idee e ispirazione.

 

Qui Warhol girò i suoi film, che capovolsero i postulati del cinema narrativo hollywoodiano.

“Assistendo alla proiezione dei miei film si poteva fare di più che non vedendo altri film: si poteva magiare e bere, fumare, tossire e vagare con lo sguardo per ritornare poi a fissare lo schermo e constatare che non era cambiato nulla”

 

Warhol aveva raggiunto ormai lo stadio di superstar nel mondo della comunicazione e prendendone atto, eseguì non meno di sei cicli diversi di autoritratti annoverandosi addirittura tra i miti americani come Topolino, lo Zio Sam e Superman.

 

Sulla scia della sua carriera il percorso tematico della mostra di Genova si sviluppa intorno a sei linee conduttrici:

il disegno, le icone, le polaroid, i ritratti, Andy Warhol e l’Italia e infine il cinema.

In mostra troviamo alcuni disegni preparatori di dipinti famosi come:

  • il Dollaro
  • il Mao
  • Marilyn (qui presente sia nella serigrafia del 1967 sia nella tela Four Marilyn)
  • la Campbell Soup
  • le Brillo Boxes

Ritratti dei volti di:

  • Man Ray
  • Liza Minnelli
  • Mick Jagger
  • Miguel Bosè

e di alcuni importanti personaggi italiani:

  • Gianni Agnelli
  • Giorgio Armani
  • Sandro Chia

Un’intera sezione dedicata alle polaroid tanto utilizzate dall’artista per immortalare celebrities, amici, star e starlettes e di cui si presentano oltre 90 pezzi.


Completa la mostra un video
in cui il curatore Luca Beatrice racconta al pubblico la vita e le opere di Andy Warhol.

 

Andy Warhol tendeva ad elevare qualsiasi cosa gli cadesse tra le mani, e voleva dilatare il tempo all’infinito.

La morte lo raggiunse quando era ormai già un mito.

 

Credits

La mostra è curata da Luca Beatrice e prodotta e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore.

 

INFORMAZIONI

“Warhol. Pop Society”
Palazzo Ducale – Appartamento del Doge, Piazza Matteotti, 9, 16123 Genova


Dal 21 ottobre al 26 febbraio 2017

 

Orari:
Lunedì 14.30 – 19.00
Martedì, mercoledì, giovedì, sabato, domenica 9.00 – 19.00
Venerdì 9.00 – 22.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)

 

Per info e prenotazioni:
010/9868057

 

Biglietti:
Intero € 13
Ridotto € 11

 

Fonti:
www.palazzoducale.genova.it

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