I consumi culturali al tempo del Covid: ruolo chiave del digitale


Due indagini di Intesa Sanpaolo sui consumi culturali al tempo del Covid rivelano il ruolo chiave svolto dal digitale, ma le formule “ibride” resteranno.


Il digitale come salvagente per i consumi culturali durante questi mesi difficili segnati dalla pandemia. Intesa Sanpaolo ha commissionato due ricerche per indagare l’impatto del lockdown sulla cultura italiana: “I consumi culturali degli italiani ai tempi del Covid-19: vecchie e nuove abitudini” ed “Effettofestival 2020: i festival di approfondimento culturale ai tempi del Covid-19”.

La ricerca sui consumi culturali, condotta da Ipsos, ha evidenziato l’importanza del digitale nella fruizione della cultura durante il periodo di confinamento, sia per i ‘neofiti’, cioè coloro “che si sono avvicinati al mondo della cultura a partire dal lockdown”, sia per i fruitori abituali (“almeno 4 attività culturali al mese”). Il lockdown – è emerso dallo studio – ha inizialmente disorientato, soprattutto i fruitori abituali. La fruizione dal vivo degli eventi/attività culturali è mancata molto all’86% del campione e al 94% dei fruitori abituali.

Ma la situazione contingente ha poi stimolato e imposto delle scelte, delle strategie per sopperire alla mancanza della fruizione dal vivo, che si sono rilevate “tutto sommato soddisfacenti”. Benchè il 24% abbia risposto ‘non ho fatto nulla’ alla domanda “Come ha sopperito all’impossibilità di usufruire dal vivo dei suoi eventi/attività culturali preferiti?”, il 53% ha cercato nuove modalità di fruizione culturale a distanza.

Il digitale ha quindi ricoperto un ruolo chiave nella fruizione culturale durante il confinamento: ha aggiunto nuove modalità colmando un vuoto e allargando la platea a nuovi fruitori. Per i neofiti il lockdown è stato un momento di sperimentazione e scoperta, un’opportunità che ha semplificato e reso più accessibile la fruizione della cultura in qualunque momento (per il 68%) e in qualunque luogo (53%), nonché una condivisione familiare, capace di avvicinare i figli alla cultura per il 30%. Olrte naturalmente al vantaggio economico riconosciuto dal 50% degli interpellati.

Quando l’emergenza sanitaria finirà – hanno aggiunto i relatori della ricerca – si vorrà tornare a una fruizione dal vivo: il pubblico più assiduo e appassionato non ha alcun dubbio a tal proposito. Sarà però necessario un ripensamento nell’organizzazione degli eventi culturali: la fruizione da vivo e da remoto dovranno integrarsi sempre più, ampliando e valorizzando ulteriormente i contenuti e le modalità di offerta culturale. Anche in quest’ottica il digitale può diventare un elemento di integrazione della fruizione in presenza, valorizzato il prima, il durante e il dopo dell’evento dal vivo, completandolo e arricchendolo con contenuti extra, digitali.

La seconda ricerca commissionata da Intesa Sanpaolo, sui festival, realizzata da Giulia Cogoli e Guido Guerzoni, è stata condotta su un campione di 87 festival nazionali per indagare come le rassegne culturali hanno reagito di fronte all’emergenza sanitaria, che ha negato l’aggregazione e la presenza fisica, due degli elementi principali. La ricerca ha evidenziato che il 17% delle rassegne ha annullato l’edizione 2020, il 7% ha proposto una doppia edizione, online e in presenza (a lockdown finito), il 17% ha optato per una formula completamente online. Solo il 35% è riuscito a realizzare una edizione in presenza, grazie alle date non impattate dal lockdown.

Anche per le rassegne culturali il digitale sarà un elemento irrinunciabile per il futuro: il 46% delle manifestazioni culturali proporranno nel 2021 la formula ibrida tra online e live, con format nuovi e contenuti che andranno ad integrare l’esperienza dal vivo.

Entrambe le ricerche saranno presentate domani in streaming nell’ambito di Bookcity Milano.

Fonte: askanews

 

 

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