Area megalitica di Aosta: un tuffo nella storia


Ad Aosta, oltre un ettaro di storia. L’Area megalitica di Aosta ti aspetta con un nuovo look e un ricco programma di eventi!


La visita dell’Area megalitica di Aosta è un invito a scoprire le pieghe più nascoste della città, la sua anima e la sua storia plurimillenaria raggiungendo il quartiere periferico di Saint-Martin-de-Corléans. Sorge qui, infatti, l’Area Megalitica coperta più vasta d’Europa: un luogo speciale dove il sito si fa museo e il museo si fa sito in un continuo dialogo visivo che accompagna il visitatore.

Un’area dove storialeggenda e credenze popolari si mescolano e si sovrappongono tra sacro e profano, a cavallo tra mondo pagano e mondo cristiano.
Un luogo dove incontrare il mito e sentirsi Argonauti del futuro.

L’Area Megalitica si rivela un prezioso scrigno di testimonianze archeologiche che, dalla tarda epoca neolitica a oggi, restituiscono alla città un patrimonio di oltre 6000 anni di storia. Dalla Preistoria al Medioevo, passando attraverso le Età del Rame, del Bronzo, del Ferro fino a tutta l’epoca romana, l’età tardoantica e altomedievale, questo sito offre ai visitatori uno straordinario viaggio nel tempo in una cornice affascinante che lega passato e futuro. La definizione di “area megalitica” di fatto sintetizza la molteplice identità di questo sito aostano che testimonia l’esistenza di un’area sacra destinata a diverse e ripetute manifestazioni legate al culto e alla sepoltura.

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Protagonisti

Franco Mezzena

@valledaostaheritage

Nato a Verona nel 1940. Diploma di maturità scientifica. Assistente al Museo di Storia Naturale di Verona dal 1957 al 1967. Ha integrato la sua formazione nelle scienze naturali presso le università di Padova e Modena. Per un cinquantennio ha eseguito ricerche e scavi nel Veronese, nel Gargano e in Sicilia, con speciale riguardo all’arte preistorica. Nel 1969 ha individuato ad Aosta le prime testimonianze riferibili all’Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, da lui scavate poi per oltre un ventennio. Contemporaneamente agli scavi promosse e coordinò un’esplorazione sistematica del territorio valdostano che portò ad individuare una serie di notevoli insediamenti protostorici dei Salassi, dal fondovalle all’alta montagna. Tutela ed opportuni scavi sarebbero indispensabili per tutti i siti della preistoria e in particolare della protostoria della Valle d’Aosta.

La scoperta

@valledaostaheritage

L’estate del 1969 non sarebbe stata un’estate qualunque. Se nel mese di luglio, infatti, tutto il mondo sarebbe rimasto a bocca aperta davanti ai primi passi dell’uomo sulla Luna, a giugno la periferia occidentale di Aosta avrebbe permesso agli archeologi di mettere piede nella remota dimensione della Preistoria. Dagli scavi avviati per la costruzione di condomini, presto emersero pietre molto particolari le cui dimensioni, taglio, messa in opera e decorazione fecero immediatamente capire l’importanza archeologica del sito.

In breve tempo iniziarono le ricerche sistematiche con annuali campagne di scavo proseguite per oltre un ventennio e poi riprese con recenti sondaggi di microscavo. La necessità di proteggere tali testimonianze lasciandole sul posto per tutelare e valorizzare l’intero contesto territoriale ha portato, attraverso una complessa progettazione, a realizzare un avveniristico parco archeologico coperto in grado di rispettare, esaltandole, le peculiarità di quest’area straordinaria.

I reperti ossei umani della tomba 

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Questo grandioso dolmen ospitava sepolture multiple costituite da 39 individui: uomini adulti in particolare, ma anche donne e bambini, alcuni neonati. La prevalenza di individui di sesso maschile è forse connessa a una selezione intenzionale. Prevale il rito dell’inumazione, sebbene sia attestata la cremazione nei livelli più bassi della tomba. Decisamente complesso lo studio di tali resti in quanto dislocati e mescolati già in antico. Degni di nota 3 crani recanti evidenti tracce di trapanazione: un intervento praticato presso popolazioni preistoriche come tentativo di cura di patologie sia fisiche che psichiche. Si ricorreva alla tecnica del raschiamento consistente in una progressiva erosione della scatola cranica per mezzo di uno strumento molto affilato e appuntito. La rimarginazione dei profili ossei dimostra che, di questi 3 individui, 2 sopravvissero a lungo all’intervento.

Fonte: Sito Ufficiale del Turismo Valle d’Aosta

 

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