Marche in tavola: 5 prodotti tipici da provare


5 prodotti tipici delle Marche da mangiare e bere durante li tuo viaggio in questa regione: Lenticchia di Castelluccio di Norcia, Mistrà, vino cotto, vino di visciola e Moretta di Fano


Le Marche vantano una tradizione gastronomica fatta di ingredienti semplici e genuini, di sapori unici, di tempi peculiari. Il patrimonio enogastronomico regionale è senza dubbio l’emblema delle Marche al plurale e così lo sono i suoi prodotti tradizionali.

Si tratta di prodotti diversissimi tra loro per storia e dimensione produttiva. Dai sapori di mare del pesce dell’Adriatico, alle pietanze ricche di gusto tipiche delle zone di collina e di montagna. Le Marche offrono un’incredibile varietà di piatti, preparati rispettando i ricettari originali e le antiche tradizioni di una volta. 21 vini, tra DOC e DOCG e IGT ben accompagnano le creazioni della cucina locale: in questa terra ogni piatto ha il suo vino e ad ogni cambiamento nel paesaggio corrispondono aromi inconfondibili.

  • Lenticchia di Castelluccio di Norcia

La Lenticchia di Castelluccio di Norcia si presenta al consumo con colore variegato che va dal verde screziato al marroncino chiaro, con presenza di semi tigrati. La zona di coltivazione della Lenticchia di Castelluccio di Norcia è l’altopiano di Castelluccio per una superficie complessiva di circa 20 Kmq. Ricadente per la parte del Pian Grande e del Pian piccolo nel comune di Norcia e per la parte del Pian Perduto nel comune di Castelsantangelo su Nera (Macerata) con altitudine media di 1400 m. s.l.m. . La zona di produzione ricade integralmente nel Parco nazionale dei Monti Sibillini.

Chiamata dagli abitanti di Castelluccio di Norcia “Lénta”, è il prodotto rappresentativo del paese per eccellenza. L’uso di questo legume è antichissimo come dimostra il ritrovamento di semi in tombe neolitiche datate 3000 A.C.  La lenticchia è una pianta annuale, che fiorisce tra maggio e agosto, appartenente alla famiglia delle leguminose. L’inconfondibile sapore, le dimensioni molto piccole, la resistenza ai parassiti e la coltivazione esclusivamente biologica, oggi ne fanno un prodotto ricercatissimo. Viene seminata, non appena il manto nevoso è completamente disciolto.

Tra fine maggio e la metà di luglio, l’altopiano di Castelluccio è testimone di un evento di particolare importanza, la Fioritura. Per diverse settimane la monotonia cromatica del pascolo, viene spezzata da un mosaico di colori, con variazioni di toni che vanno dal giallo ocra al rosso. Anche se la festa della Fioritura ricade, solitamente, nella terza e nell’ ultima domenica di Giugno, non esiste un preciso giorno per ammirare questo incantevole spettacolo. Ogni anno tutto è affidato all’andamento climatico della stagione.

Il vino cotto è un prodotto tipico del territorio, si può consumare sia come un normale vino da tavola ma è più spesso utilizzato come vino da dessert e presenta una gradazione alcolica elevata. 
Si distinguono un tipo secco ed uno dolce per la presenza di residuo zuccherino.
Colore variabile, dal rosso al rosso ambrato, odore intenso e caratteristico, al gusto si presenta di corpo, con percezione di caramello nella versione dolce. Retrogusto sapido.
  • Vino di visciola

Ivino di visciola è una bevanda alcolica (circa 14°) a base di visciole, una varietà di amarena selvatica ma più dolce (prunus cerasus).

Il prodotto, tipicamente marchigiano, è un vino dolce da degustazione o da dessert dalla fragranza di visciola. Sono due le zone di produzione più importanti. L’entroterra della provincia di Pesaro e Urbino, in particolare nei comuni di Cantiano, Pergola, Sant’Angelo in Vado e Sassocorvaro, e la Vallesina e altre zone della provincia di Ancona, in particolare San Paolo di Jesi dove si svolge una sagra paesana dedicata a questa bevanda.

Le due aree di produzione si distinguono anche per il metodo di preparazione del Vino di Visciole.

Nella Vallesina le visciole ben mature vengono poste a macerare in un recipiente di vetro con l’aggiunta di zucchero, le visciole restano a macerare per tutto il periodo estivo fino all’epoca di vendemmia. Al prodotto così ottenuto viene aggiunto del mosto pulito di uve rosse e si procede quindi con la fermentazione, che si protrae in maniera lenta fino a 12 mesi.

Nel pesarese, al contrario, le visciole fresche, raccolte a fine giugno – inizio luglio, vengono poste a macerare, in parte intere e in parte schiacciate, con vino rosso ottenuto nella vendemmia precedente. Dopo un periodo variabile da 1 a 4 mesi, il composto viene filtrato e dolcificato e lasciato affinare in cisterne di acciaio inox, prima di essere imbottigliato.

 
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