Il Piemonte come Capitale Mondiale del Food

Piemonte

Nasce su change.org una petizione per sostenere Torino e il Piemonte come Capitale mondiale del food. 


Nasce su change.org una petizione per sostenere Torino come Capitale mondiale del food, all’insegna della valorizzazione delle eccellenze del territorio. L’iniziativa mira a trasformare il Piemonte in una vera e propria Food Valley, creando nuove opportunità di business. La regione è infatti in prima linea a tema cibo, ospitando alcuni tra i più importanti brand alimentari del Paese, oltre che reti collaborative di rilevanza internazionale come Slow Food. Anche a livello di numeri, l’economia del cibo genera solo in Piemonte, ogni anno, 8 miliardi di euro, impiegando più di 242 mila addetti. Vediamo quindi quali sono i 10 principali motivi per sostenere la causa e trasformare la regione in Capitale Mondiale del Food. 

1. Langhe Roero e Monferrato Patrimoni dell’Unesco

I paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato, patrimonio Unesco dal 2014, sono sei aree di eccellenza. Quasi 11 mila ettari che si estondono lungo colline coperte da vigneti, inframmezzati da piccoli villaggi di altura e castelli medievali. Qui, all’interno dei confini delle province di Alessandria, Asti e Cuneo, da secoli la viticoltura costituisce il fulcro della vita economica e sociale. Sul territorio si trovano infatti cascine, aziende vitivinicole, industrie enologiche, cantine sociali, enoteche pubbliche e private, che in alcuni casi costituiscono luoghi simbolo per la storia e lo sviluppo della viticoltura e dell’enologia nazionale e internazionale.

 

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2. 58 vini DOP e 25 prodotti food DOP, IGP, STG

Secondo il Rapporto Ismea-Qualivita 2020, il Piemonte conta 25 prodotti Food di cui 14 DOP, 9 IGP e 2 STG, e 58 vini DOP ai quali si è aggiunto, nel 2019, il Nizza DOP.  A livello nazionale e in termini quantitativi, quindi, il Piemonte è sul podio, terza regione in classifica dopo il Veneto e la Toscana che ne hanno in totale 92. L’impatto economico dei prodotti DOP, IGP e STG (Food e Wine) è di grande rilievo per l’intera regione: nel 2019 sono valsi all’economia locale 1,31 miliardi di euro, portando il Piemonte al quarto posto della classifica nazionale dopo Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, con un aumento di 90 milioni rispetto all’anno precedente. Di particolare rilievo il formaggio, su cui il Piemonte vanta 10 certificazioni (di cui 7 esclusive regionali), la frutta (33) e le carni (3).

3. I mercati alimentari di Torino

I mercati dei contadini e quelli di alimenti freschi sono presenti in ogni provincia del Piemonte. In particolare, a Torino sono 42 i mercati alimentari organizzati ogni giorno. Di questi, 38 ospitano i banchi di vendita diretta di agricoltori e allevatori, la maggior parte dei quali è riunita nell’associazione Coldiretti. Nella Città Metropolitana di Torino, i produttori Coldiretti che effettuano vendita diretta sono 405, di cui 300 nei mercati ordinari. A questi numeri si aggiungono quelli dei produttori non inseriti in circuiti associativi e che effettuano vendita diretta con i propri banchi.

4. Enoteche regionali e botteghe del vino 

Il Piemonte ha istituito con la legge regionale n. 37/1980 14 Enoteche Regionali e 34 Botteghe del Vino o Cantine Comunali, che hanno sede presso castelli e dimore storiche nei principali territori viticoli piemontesi, dove si può trovare la migliore selezione dei vini DOC e DOCG del territorio di riferimento e che accolgono circa un milione di visitatori e turisti ogni anno. 

5. Il riso di Vercelli

Nel vercellese vengono coltivate più di 100 varietà di riso, tra cui il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese, l’unica DOP italiana dal 2007. Presente nella zona di Vercelli a partire dal Rinascimento, la coltivazione del riso ha contribuito alla bonifica del territorio e alla creazione di quelle che oggi vengono definite le Piane del Riso, diventando in poco tempo «coltivazione tipica». Nel 2019 le esportazioni del Riso di Vercelli sono aumentate del 7,8%, per un totale di 18 milioni di euro, che ha portato il distretto a conseguire un nuovo massimo storico di export pari a 243 milioni di euro.

6. Aziende agrituristiche

In Piemonte sono presenti 1.316 aziende agrituristiche autorizzate, di cui i due terzi localizzate in zone collinari, poco meno di un quinto in montagna e la restante parte in pianura. Oltre la metà, circa 793, si occupano anche di somministrazione di alimenti e ristorazione. Si tratta di una cifra importante, superiore a quasi tutte le altre regioni. Cuneo, in particolare, è la provincia che conta il maggior numero di agriturismo coprendo circa un terzo del totale.

7. 25 ecomusei e 6 musei dedicati al cibo

Il territorio piemontese presenta una ricca rete di musei che contribuisce alla valorizzazione e diffusione della conoscenza legata alla cultura del cibo, permettendo inoltre al sistema scolastico di attivare laboratori e percorsi didattici. Tra questi, sono 6 i musei tematici dedicati al food e 25 gli ecomusei. Questi ultimi, che il Piemonte ha istituito e riconosciuto attraverso la prima legge regionale sul tema in Italia, sono strumenti importanti per la cura e la gestione del patrimonio culturale locale perché contribuiscono a favorire uno sviluppo sociale, ambientale ed economico sostenibile.

8. Quasi 1.000 sagre e fiere agroalimentari nazionali e internazionali

Degna di nota sul suolo piemontese è anche la rete di sagre e fiere agroalimentari promosse dalla Regione. Esse costituiscono un’importante vetrina di promozione del territorio e delle sue risorse: prodotti, territori e paesaggi, enogastronomia, agricoltura, storia, tradizione e cultura. Nel 2019 nella Regione Piemonte si sono svolte 8 manifestazioni fieristiche internazionali, 34 nazionali, 57 regionali e 246 locali, a testimonianza della vivacità di un comparto che occupa un significativo ruolo nel mantenimento e nello sviluppo del sistema economico regionale. 

 

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9. 36 presìdi slow food in Piemonte

Dall’aglio storico di Caraglio al Cappone di Morozzo, dal Moscato passito della Valle Bagnario di Strevi alla tinca di Ceresole d’Alba: sono 36 i Presìdi Slow Food, riguardanti i prodotti, le lavorazioni tradizionali e le razze autoctone che rischiano di scomparire in Piemonte. Attorno a questi sapori si sono istituite comunità di contadini, artigiani, pastori, pescatori, ristoratori che si prendono cura delle tradizioni alimentari del proprio territorio, preservando la biodiversità, tramandando tecniche di produzione e mestieri in via di estinzione.

10. Istruzione e formazione: dalle scuole superiori a università e master

Nella regione si contano 55 istituti professionali e alberghieri dedicati ad agricoltura ed enogastronomia e 1 Liceo Linguistico con curvatura artistica ed enogastronomica. L’Università degli Studi di Torino offre 12 corsi di laurea di I livello, e altrettanti di II livello, che vanno dalle biotecnologie e alle scienze chimiche, agrarie e ambientali, fino alle tecnologie alimentari, alle scienze veterinarie e dell’alimentazione. Ha, inoltre, 3 corsi di dottorato e 5 Master sul tema. Il Politecnico offre, invece, un percorso di studio di ingegneria chimica e alimentare, l’UPO eroga il corso di Laurea Magistrale in “Food, Health and Environment”, mentre la ESCP Business School mette a disposizione il Master in International Food & Beverage Management. Il Piemonte ospita poi l’Università di Scienze Gastronomiche. Nata nel 2004 da Slow Food in collaborazione con Regione Piemonte e Regione Emilia Romagna, essa intende formare la nuova figura professionale del gastronomo.

 

Fonte: Ufficio Stampa Torino-Piemonte World Food Capital 

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