Non solo Colosseo e Vaticano, 5 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita

Chi è nato a Roma la ama, ma chi non ci è nato e l’ha incontrata, a volte, come nel mio caso, la ama ancor di più

Giovanni Canestri


Non solo Colosseo e Vaticano, a Roma ci sono tantissime cose da fare e luoghi nascosti da scoprire.

L’eternità della Capitale offre esperienze uniche da fare lasciando da parte le classiche guide turistiche e i suoi highlights.

Ecco 5 cose diverse da fare a Roma almeno una volta nella vita:

 

  • Innamorarsi davanti al sarcofago degli Sposi nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

La visita al sarcogafo degli Sposi, rinvenuto nella Necropoli della Banditaccia di Cerveteri, conduce davanti ad una testimonianza unica di amore eterno, un amore talmente puro da essere sopravvissuto alla morte.

Innamorarsi allora diventa semplice di fronte ad un esempio di unione indissolubile così forte.

Lei, sdraiata sul triclinio si appoggia dolcemente sul petto del suo compagno e sorride.

Lui sdraiato dietro di lei la cinge con un braccio e sorride anche lui, con le mani protese verso il visitatore come a mostrarci il loro amore, che non teme nemmeno la morte.

Il Sarcofago degli Sposi è uno dei simboli del Museo Etrusco di Villa Giulia, e il suo cimelio più ricercato durante tutte le visite.

Un grande esempio di arte funeraria etrusca senza pretesa di alcun tipo di verismo, che mostra come all’epoca si affrontava con serenità il viaggio verso il mondo ultraterreno, sorridendo alla morte.

 

  • Appassionarsi alla pittura davanti a Giuditta e Oloferne e la Fornarina

Entrando nella Galleria Nazionale d’Arte Antica anche il più freddo dei visitatori si sentirà travolto e proiettato in un universo silenzioso e regale.

Tra i tanti capolavori d’arte presenti qui nella sede del Palazzo Barberini l’occhio è immediatamente rivolto alle opere di Raffaello e Caravaggio, le due star della collezione.

La Fornarina di Raffaello mostra come dall’incarnato della ragazza ritratta, probabilmente una delle sue amanti, emerga l’unione della tradizione classica con una nuova sensibilità cinquecentesca.

Qualche sala più giù troviamo il dramma riprodotto dal Caravaggio.

Giuditta che taglia la testa a Oloferne, una tragedia che si consuma da secoli con immutata forza espressiva.

Un fascio luminoso che squarcia la scena come un lampo, facendo emergere i personaggi della vicenda altrimenti immersi nell’oscurità.

Ed è proprio ammirando tesori artistici come quelli di Raffaello e Caravaggio che si comprende l’evoluzione artistica di un’epoca.

 

  • Scoprire il valore della lentezza davanti alla Fontana delle Tartarughe a Piazza Mattei

Sotto la guida della famiglia Mattei, Giacomo della Porta si cimentò in uno dei monumenti d’acqua più riusciti di tutta la sua carriera, la Fontana delle Tartarughe.

Un piccolo gioiello minore di Roma che si può ammirare uscendo dal paesaggio del Ghetto.

Qui il suono dell’acqua induce alla meditazione, un invito alla lentezza in contrasto con il caos della Città.

Quattro buffe tartarughine bronzee cercano un appiglio per raggiungere la prima vasca, allungandosi per colmare il vuoto fra la mano dei fanciulli e il bordo troppo lontano per loro.

Una presenza che va assaporata con calma ammirando la caduta dell’acqua da una vasca all’altra, dove le quattro tartarughine si stanno dando da fare per fermare il tempo.

 

  • Leggere poesie ai gatti

Ciuffi di cipressi a segnalare uno spazio cittadino dedicato all’eterno riposo.

Un cimitero, ma non un cimitero classico.

Un cimitero tra i più belli in assoluto, dedicato agli stranieri, ai non credenti, ai protestanti, a qualche uomo illustre di religione ebraica, il Cimitero Acattolico.

Qui i gatti presidiano le tombe, le vigilano, stiracchiati e appoggiati ad un angelo piangente su una stele celtica.

Qui ci si trova soli, circondati da quei felini estroversi che strusciandosi accompagnano chi vi fa visita tra le lapidi ascoltando chi, preso dal fascino del luogo, si cimenta nella recitazione degli epitaffi più belli.

Qui, nella quiete umida di un luogo magico lontano dal caos di Roma si viene cullati dalle fusa birbanti di un gatto randagio.

 

  • Ammirare il Mosè a San Pietro in Vincoli

Questa è una delle cose che si deve assolutamente vedere, ma d’altronde, come dire di no a Michelangelo?

Lo spettacolo del Mosè, la splendida statua cornuta che è il pezzo principale del mausoleo di Giulio II, è il modo migliore di vivere un’esperienza storica completa.

Una statua tanto imponente e maestosa che ritrae un Mosè colto nell’atto di disprezzare gli ebrei idolatri con occhi fiammeggianti di sdegno, in uno sguardo così profondo che non lascerebbe impassibile neanche l’avventore più temerario.


LA CHICCA

Dopo aver seguito l’itinerario delle 5 cose da fare almeno una volta nella vita a Roma ci si deve sentire stanchi, ma soprattutto affamati.

E quale posto migliore per assaporare degli ottimi filetti di baccalà pastellati come da buona tradizione romana, se non Dar Filettaro?

Il celebre locale a largo de’ Librari 88, testimonianza che il fast-food alla romana non ha niente a che vedere con hamburger e patatine, dove resiste una tradizione gastronomica nobilissima.

Non importa rovinarsi il fegato o uscire dal locale con i vestiti impregnati di fritto, la tappa Dar Filettaro per gustare una delle specialità della cucina romana di altissima qualità ne varrà decisamente la pena!

 

Ilaria Beltramme, 101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita, Roma, Newton Compton, 2014, pp. 325

 

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